Alle 20:30 del 29 ottobre 1969, utilizzando la rete Arpanet, il team del professor Leonard Kleinrock riunito allo Stanford Research Institute, a Menlo Park, in California, riusciva ad inviare il primo messaggio tra una rete di computer.
Da quell’impresa storica sono passati 50 anni e oggi si celebra l’anniversario di una delle innovazioni tecnologiche più importanti della storia contemporanea, una di quelle che ha cambiato il mondo per sempre: la rete delle reti, internet.
Cosa è accaduto dal 1969 ad oggi lo sappiamo bene, perché è stato un processo tecnologico di convergenza ed accelerazione, che ci ha letteralmente spinti fino alla soglia di un grande ecosistema digitale che sta per nascere in tutto il mondo.
Forse è più utile rivolgere la nostra attenzione al futuro, ai prossimi 50 anni di internet magari e il Pew Research Center ha provato a tracciare un percorso tra i temi principali della rete, tra servizi di nuova generazione, infrastrutture avanzate e tecnologie esponenziali.
Tra le numerose testimonianze raccolte dai ricercatori PwC, c’è ovviamente anche quella di Leonard Kleinrock, che ha affermato: “Prevedo che Internet si evolverà in un sistema nervoso globale pervasivo e capillare. Internet sarà ovunque, costantemente disponibile e soprattutto invisibile, nel senso che scomparirà nell’infrastruttura, così come l’elettricità è, sotto molti aspetti, a noi invisibile. L’Internet of Things sarà un mondo incorporato nell’Internet of Invisible Things. Saremo in grado di interagire con le sue capacità tramite interfacce avanzate a misura d’uomo, come il semplice linguaggio quotidiano e i gesti, o gli ologrammi e i display diffusi su ogni tipo di superfice. Non saremo più costretti ad interfacciarci con minuscole e scomode tastiere, icone e dispositivi portatili. Quelle nuove saranno altamente personalizzate. Gli schermi diminuiranno considerevolmente, offrendoci un’interazione uomo-macchina più ricca, grazie anche a nuovi software, avatar e dispositivi di intelligenza artificiale (robot, tecnologie indossabili, ecc.)”.
In un sondaggio condotto assieme alla Elon University, è stato chiesto a 530 innovatori di tutto il mondo come sarà internet nel 2070: per il 72% degli intervistati sarà semplicemente qualcosa di più grande e migliore dell’attuale, per il 25% sarà qualcosa di peggiore dell’attuale, per il 3% rimarrà più o meno tutto così.
Per la maggioranza degli innovatori, quindi, internet sarà comunque un posto migliore, in cui tutti ci troveremo bene e da cui potremo trarre grandi vantaggi in termini di vita sociale, lavorativa e personale, ma ad alcune condizioni.
Ne sono stati individuate nove in tutto:
la società nel suo complesso dovrà assumersi delle responsabilità (culturali, umane, economiche) nel rapporto con la tecnologia e nel suo utilizzo;
l’era dell’internet selvaggia e libertaria lascerà il posto ad un sistema maggiormente regolamentato per garantire sicurezza ed inclusione per tutti;
internet si trasformerà definitvamente nell’Internet of everything;
aumentare il numero di scenari per potenziare le tecnologie esponenziali;
l’uomo dovrà integrare nella sua quotidianità un gran numero di device internet-enabled per migliorare la qualità della vita e il nostro benessere;
al nostro posto lavorerà l’intelligenza artificiale, lasciando all’uomo più tempo libero;
ognuno di noi avrà la sua digital life personalizzata;
un mondo completamente connesso migliorerà le opportunità di collaborazione globale, cooperazione e sviluppo;
ampliando l’accesso universale a internet si abbatteranno digital divide e disuguaglianze tra gli esseri umani.
A rendere meno roseo il futuro, però, ci sono anche dei fattori negativi, delle barriere e degli ostacoli che si frappongono tra noi e questo traguardo dell’Internet of Everything. Lo studio ne individua alcuni:
il digital divide, invece di ridursi, aumenterà a causa delle disuguaglianze socio-economiche tra ricchi e poveri e dell’esclusione crescente dalle opportunità offerte dall’ecosistema digitale;
il controllo della rete delle reti finirà nelle mani di poche grandi organizzazioni globali, oligopoli digitali;
l’iperconnettività non sarà utilizzata per favorire l’inclusione, gli scambi e il trasferimento di conoscenze, esperienze e soluzioni efficaci, ma per sviluppare rapporti all’interno di gruppi chiusi, dando vita ad èlite tecnologico-scientifiche;
la privacy potrebbe essere considerata una zavorra di cui non sapremo che farsene, mettendo a repentaglio il nostro bene più grande all’interno dell’economia dei dati, i nostri dati personali;
il futuro della rete, della nostra società e di noi stessi è inestricabilmente legato a quello del pianeta, che potrebbe essere travolto nei prossimi decenni dagli effetti devastanti dei cambiamenti climatici;
il cyber crime e le sue organizzazioni.