Giornata mondiale del backup: l’indagine Aruba per l’Italia
Oggi il dato è il fuel di ogni impresa. Senza non si può far business, ma bisogna essere bravi a gestirlo, trattarlo, valorizzarlo, trasformarlo in informazione preziosa, quindi va protetto, archiviato e immagazzinato. Per questo l’industria software offre oggi efficaci soluzioni per ognuno di questi passaggi, che necessita sempre di un backup, cioè di una copia di sicurezza di tutti i dati che processiamo in un determinato periodo di tempo.
I dati possono essere persi, rubati o rovinati, sia per il furto di smartphone o tablet, sia per i diffusi incidenti informatici o per un cyberattacco, per questo è fondamentale procedere con una copiatura sistematica di ogni record di dati a nostra disposizione. La Giornata mondiale del backup 2022 (World Backup Day) è finalizzata proprio a ricordarci ogni anno quanto sia importante per la sicurezza personale del cittadino e per quella di un’organizzazione pubblica o privata, effettuare sempre il backup dei dati.
Nel nostro Paese il problema della copia sistematica dei dati è affrontato diversamente dalle aziende a seconda della grandezza e della capacità di integrare sempre nuove soluzioni tecnologiche.
In occasione del World Backup Day, Aruba ha pubblicato un nuovo studio, condotto da BVA Doxa, per indagare la percezione del rischio e l’effettiva adozione di soluzioni di backup e cloud backup, coinvolgendo i responsabili dell’infrastruttura IT e della sicurezza di 300 piccole e medie imprese, nei settori servizi e terziario, commercio, esercizi pubblici, sanità & istruzione, produzione & vendita, trasporto e costruzioni.
“Provvedere ad una strategia di governance dei dati è oggi più che mai prioritario – ha commentato Lorenzo Giuntini, CTO di Aruba – i più recenti trend testimoniano come il cloud ed in generale le nuove tecnologie dell’era dell’orchestrazione e dello sviluppo agile mettano fortemente in crisi i sistemi di backup più tradizionali. Nuove esigenze nascono in poche ore così come nuovi dati da salvaguardare”.
“Pensare ai meccanismi di approvvigionamento e di utilizzo di piattaforme di backup tradizionali è a tutti gli effetti incompatibile con le nuove sfide del business e con la rapidità con cui l’IT è in grado di creare valore, valore che deve essere affidabile, sempre disponibile e resiliente. Ad oggi – ha aggiunto Giuntini – solo i sistemi di backup cloud riescono a rispondere ad una tale sfida, garantendo tempi di approvvigionamento ultra rapidi, facilità d’uso e possibilità di ridurre o aumentare le risorse in tempo reale”.
Backup non per tutti
Ad esempio, il 27% delle piccole e medie imprese italiane non possiede un backup e tra le piccole imprese il dato che sale fino al 43%.
Di contro, il 73% delle aziende intervistate ha dichiarato di disporre di una soluzione di backup, ma il dato peggiora scendendo al 57% quando si parla di piccole imprese, mentre sale ad un più incoraggiante 87% quando ci si interfaccia con le medie imprese.
Il 57% delle aziende intervistate dispone di un backup in cloud, ossia la soluzione grazie alla quale i file vengono criptati e sincronizzati in tempo reale sui server del data center che ospita il servizio, rendendo il backup pienamente sicuro.
Riguardo al cloud backup, le piccole imprese risultano a sorpresa più virtuose: è il 60% ad esserne dotato a fronte del 54% delle medie imprese.
La ricerca ha permesso anche di stabilire che se la pandemia ha consentito alla transizione digitale di accelerare sul piano della dotazione tecnologica e del potenziamento delle reti, dall’altro non pare abbia aiutato ad aumentare l’attenzione di singoli e aziende alla conservazione e protezione dei dati.
A conferma di questo, è emerso che tra quanti utilizzano soluzioni di backup in azienda, il 62% dei rispondenti ne dispone da oltre 5 anni ma è solo il 3% ad essersene dotato nel corso del 2021.
La centralità della cybersicurezza
Sorprende anche l’incidenza di incidenti e attacchi informatici sul patrimonio dati: 7 aziende su 100 hanno sperimentato una perdita di dati e per il 34% di queste la causa scatenante è riconducibile ad un sistema di backup inefficace o non adeguato.
In media, secondo lo studio, le aziende coinvolte da una perdita di dati hanno subito un downtime di quasi 2 giorni ed il 43% di queste non saprebbe quantificare economicamente i danni causati dall’incidente.
La metà degli intervistati, invece, dichiara in modo netto che la perdita di dati ha causato un rallentamento sul lavoro (52%) e delle conseguenze economiche seppur non facilmente quantificabili (43%).