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Copyright e diritti connessi. Workshop Isimm, troppe regole bloccano il mercato

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Troppe regole nell’ecosistema digitale rischiano di bloccare il mercato, penalizzare l’innovazione e rallentare lo sviluppo di nuovi servizi nella formulazione del nuovo quadro normativo del Digital Single Market allo studio a Bruxelles. Questo in sintesi il messaggio che arriva dal workshop “Informazione e creatività nell’ecosistema digitale. Quale approccio regolatorio per lo sviluppo dell’ecosistema?” organizzato ieri a Roma dall’Isimm (Istituto per lo Studio dell’Innovazione Media Economia Società e Istituzioni) al quale hanno partecipato il padrone di casa professor Vincenzo Zeno-Zencovich, presidente Isimm, Università Roma Tre; i professori Roberto Caso, Università di Trento; Alberto Gambino; Università Europea di Roma; Eugenio Prosperetti, Luiss; Giorgio Resta, Università Roma Tre; Silvia Scalzini, collaboratrice del professor Gustavo Olivieri della Luiss; Fabrizio Carotti, Direttore Generale Fieg; Rossana Rummo, Direttore Generale Biblioteche  Istituti Culturali Mibact; Marzia Minozzi, Responsabile rapporti istituzionali e regolamentazione Asstel; Mauro Vergari, Responsabile Trasporti, telecomunicazioni e nuove tecnologie Adiconsum.

 

Regole per lo sviluppo dei servizi innovativi a beneficio di cittadini e imprese

Al centro del dibattito il ruolo dell’informazione e della creatività nell’ecosistema digitale, due temi sotto la lente della consultazione pubblica avviata dalla Commissione Europea per mettere a fuoco le nuove prospettive comunitarie sul copyright e quella tutt’ora aperta sui ‘diritti connessi’ (ancllary rights). La consultazione aperta sugli ancillary rights riguarda due aspetti, la questione dei diritti ancillari di link e snippet, e la libertà di panorama. Due aspetti che rientrano nella più complessiva revisione della normativa sul diritto d’autore, allo scopo di per introdurre nuovi diritti di esclusiva a determinati soggetti e nuovi limiti all’uso di determinate opere.

Lo scorso marzo, la Commissione Ue nell’ambito delle azioni per il Mercato Unico Digitale ha annunciato una consultazione sull’opportunità di introdurre diritti connessi per gli editori riguardanti la stampa digitale online su link e snippet (i brevi riassunti di un articolo disponibili online) e un altro aspetto, che riguarda libertà di panorama.

Il contesto

“Spesso assistiamo in Europa ad una certa schizofrenia – dice il presidente dell’Isimm Zeno Zencovich Da un lato si dovrebbe incentivare l’innovazione, dall’altro certi diritti di esclusiva rischiano di bloccare l’innovazione. Alla fine è la Corte di Giustizia che decide, ma è schizofrenica pure la Corte come dimostra la decisione adottata sulle mappe geografiche pubbliche riutilizzate come mappe cicloturistiche. Il tema è fortemente dibattuto, perché vi sono importanti interessi economici che si confrontano, ma in molti casi sarebbe meglio lasciare tutto al mercato e non alla regolazione”.

Il diritto d’autore non sembra lo strumento adatto per risolvere il problema della circolazione dei contenuti. Se si creassero de nuovi diritti connessi, esisterebbe un diritto d‘autore connesso atipico su contenuti editoriali. Per risolvere gli interessi in gioco bisognerebbe usare altri strumenti diversi dal diritto d’autore.

 

“Il tipo di intervento che propone la Commissione con la consultazione riguarda i link e i cosiddetti snippetdice Eugenio Prosperetti, professore della Luiss – L’ancillary copyrght nasce per proteggere alcuni usi particolari di fissazioni di opere di ingegno (opere dal vivo, dischi, opere fonografiche, opere cinematografiche) strettamente legati all’esistenza di un diritto primario sull’opera dell’ingegno incorporata nel supporto e che circoli in rete”.

Nel contesto della proposta della Commissione sui diritti connessi, bisogna capire se abbiamo a che fare con opere dell’ingegno, perché sarebbe un diritto d’autore nuovo (come per i software e i database). L’esempio è quello dell’aggregazione di notizie e contenuti editoriali a) link b) snippet. “Questi sono gli oggetti che circolano in rete – dice Prosperetti – il link di per sé non è un’opera creativa, di creativo non ha nulla, anche se è il modo in cui circola tutto su Internet. Il link può essere protetto se c’è una circolazione non autorizzata. Ma se il link punta ad un sito autorizzato non può andare a finire ad un pubblico non previsto a monte. L’editore ha il pieno controllo su quel link”. Quindi, finché i link ci portano al sito dell’editore non sono necessarie ulteriori tutele, lo conferma la sentenza Svensson. Il link in conclusione è un oggetto dalla circolazione lecita. Chi riceve lo snippet non accede all’articolo nella sua totalità, ma questo è pacifico.

Confusione normativa

Per capire come la pensa il professor Roberto Caso, professore dell’Università di Trento, basta leggere il titolo del suo intervento: ‘Storie di ordinaria follia: la schizofrenia del legislatore europeo tra declamazioni di apertura e minacce di nuovi disastri “ancillary rights”. “Se guardiamo a quello che fanno le istituzioni europee – il Parlamento, la Corte di Giustizia, il Consiglio – non c’è coerenza sul diritto d’autore. Si fa fatica a trovare un nuovo equilibrio – dice Caso –  La Sentenza Svensson dà legittimazione al link laddove il link rimanda a una pagina già pubblica. La Corte Ue dice che gli stati membri non possono andare oltre la direttiva 2001/29, quindi questa è una barriera invalicabile. Il Parlamento (risoluzione del luglio 2015) salvaguarda i contenuti di pubblico dominio”.

A partire dal 2009 prima in Germania e poi in Spagna sono stati riconosciuti diritti connessi agli editori. In Germania è stato introdotto il diritto di esclusiva (snippet) e in Spagna il diritto di equa remunerazione, e quindi è possibile richiamare gli snippet ma occorre remunerare gli editori.

Effetto paradossale. In Germania non è cambiato nulla, mentre in Spagna l’effetto “adios amigos” ha spinto Google a chiudere il servizio, con perdita di traffico molto più sensibile per i piccoli giornali.

Nonostante ciò, la Commissione prefigura la consultazione sui diritti connessi, anche se per fior di esperti si tratterebbe di un’inutile aggiunta di un nuovo diritto di esclusiva in un ambiente già sovraffollato.

“La Consultazione della Commissione arriva alla copertura dell’editoria scientifica (possibilità di pubblicare abstract di articoli scientifici) – aggiunge Caso – Ma la Ue stessa vuole che gli articoli scientifici siano pubblicati in modalità aperta (open access)”.

Editoria in crisi

La crisi dell’editoria è diffusa, è un problema serio, in questo contesto ingresso di motori di ricerca, aggregatori e social network che diffondono contenuti aumenta le difficoltà. “Secondo gli editori questi soggetti non condividono i costi di produzione dell’informazione – dice Silvia Scalzini, collaboratrice del professor Gustavo Olivieri della Luiss – e puntano il dito sulla liceità delle condotte di indicizzazione (link e snippet)”.

L’Agcm ha avviato procedimento nel 2010 nei confronti di Google News (chiuso con impegni); nel 2011 e 2013 pareri (modello francese e modello tedesco). Modello francese (ripreso in Italia) non è pienamente compatibile con principi concorrenziali (compensazione con 60 milioni di euro da parte di Google una tantum). Serve monitoraggio su eventuali distorsioni.

Modello tedesco: editore di stampa ha diritto esclusivo. E’ un diritto annuale e trasferibile. La legge non ha funzionato per far negoziare con gli editori l’uso degli snippet.

Modello spagnolo: specifica limitazione di messa a disposizione al pubblico; equo compenso (irrinunciabile diritto all’equo compenso).

Ma secondo la Corte di Giustizia editori e aggregatori non operano sullo stesso mercato. Questi snippet potrebbero portare maggior traffico agli editori.

“Google news in Spagna ha chiuso. E il declino del traffico online ha penalizzato soprattutto i piccoli player e l’offerta è diminuita come la concorrenza – aggiunge Scalzini – Consultazione: news e articoli hanno da sempre ricevuto trattamenti particolari. Cosa può giovare al Digital Single Market? Non di certo la frammentazione, ma non è chiaro quale sia la posizione giusta”.

Secondo Zeno Zencovich, non è chiaro nella consultazione cosa si intenda per informazione. “Per me informazione è anche quella meteo – dice – Forse ho interesse a consultare diversi siti per sapere come sarà il tempo (la soluzione migliore sarebbe andare su un motore di ricerca). Idem per la comparazione di prezzi. La visione secondo cui l’informazione sia solo sul giornale di carta è superata, perché anche il display per strada che ci dice che domani c’è uno sciopero è un’informazione”.

 

Ma chi è il proprietario delle piramidi?

Ma la consultazione Ue non riguarda solo link e snippet, ma anche il diritto di panorama. Ne parla il professor Giorgio Resta, dell’Università Roma Tre: “La riproduzione dell’immagine dei beni culturali c’entra eccome – dice Resta – basti pensare all’esempio del Colosseo Quadrato, in concessione fino al 2023 a Fendi, usato per fare pubblicità del Gay Pride. Fendi ha diffidato il Gay Pride”. In realtà non si tratta certo di un caso isolato, i conflitti dell’uso dei beni si sono moltiplicati ultimamente e il tema di libertà di panorama ha bisogno duna disciplina vincolante, perché al momento è lasciata agli stati membri. Opere di architettura, opere di scultura, opere di pittura (ad esempio street art) servono regole chiare per la loro riproduzione. Legge tedesca, danese e altre sono tutte diverse.

In Italia la situazione è confusa.

Inserire la libertà di panorama nel diritto d’autore è sufficiente? “La risposta è no perché restano ad esempio diritto dei marchi e beni culturali che sono più complessi – dice Resta – L’eventuale eccezione deve riguardare solo scopi commerciali o non commerciali? Ma ci sono casi al confine, come ad esempio il consumer generated conctent come YouTube. Ragionando in ottica di open data sarebbe meglio ampliare la disciplina ai beni commerciali. Servirebbe una royalty come quello per le piramidi? Ma allora lo stato diventerebbe solo dominus e monopolista in maniera ingiustificata del diritto d’autore”.

Condizioni per lo sviluppo dei servizi innvativi a beneficio di cittadini e imprese

Informazione e creatività non sono la stessa cosa. “Diritto d’informazione e diritto di panorama non sono la stessa cosa. Servono fattispecie diverse – dice Alberto Gambino; Università Europea di Roma – In rete c’è buona e cattiva informazione. Le imprese editoriali tradizionali sono in contrasto con i siti fai da te. Purtroppo capita che i siti che non hanno dietro un editore un po’ le copiano queste news”.

Non è immaginabile, secondo Gambino, trovare un meccanismo remunerativo dentro a Google News per un bene che si trova accessibile per lo più a tutti. Ma il problema è che la qualità peggiora, ma il diritto d’autore c’entra poco.

Dobbiamo riequilibrare un mercato con un approccio regolatorio che crei le condizioni per cui chi crea cultura venga remunerato – dice Rossana Rummo, Direttore Generale Biblioteche  Istituti Culturali Mibact – E’ vero che la cultura è creatività ma anche economia. Circa 40 miliardi di euro l’anno è il vlore dell’industria creativa in Italia. Tutte queste consultazioni (ecommerce, geoblocking, portbilità) sarà il caso di fare un punto unitario alla fine”.

 

Accordo Fieg-Google

Fabrizio Carotti, direttore generale della Fieg, espone i capisaldi del recente accordo siglato dopo un anno e mezzo di negoziati con Google. “Credo che serva una nuova forma di partnership commerciale perché il digitale diventi un’occasione commerciale – dice Carotti – L’informazione è fondamentale per il paese pensiamo noi della carta stampata”.

Servono investimenti e quindi cosa hanno fatto Fieg e Google?

Primo punto: importanza del diritto d’autore.

Contrasto di pirateria e sfruttamento illegale di contenuti. Valorizzazione dei contenuti con la formula del revenue sharing che coinvolge Google e Youtube.

Secondo punto: il riconoscimento per gli editori dei percorsi degli utenti attraverso Google analytics, condivisione delle info di navigazione degli utenti che Fieg vuole usare per creare valore.

Terzo punto la Formazione: necessità di condividere formazione con editori più piccoli. Investimento di Google. 12 milioni di euro di Google nel triennio. “Creeremo un Digital Lab Fieg per trasferimento di know how”, aggiunge Carotti.

Aziende e consumatori

Dal canto suo Marzia Minozzi, Responsabile rapporti istituzionali e regolamentazione Asstel, è convinta che “serva sistematicità sul Dsm. Per noi questa sistematizzazione c’è. L’obiettivo è il recupero di competitività dell’intero sistema economico. Tutte le leve dell’ecosistema digitale sono complesse. L’obiettivo è valorizzare l’ottica del mercato. Servono soluzioni comuni, l’imposizione di nuovi diritti non è positiva e siamo convergenti noi. Noi non vediamo l’esigenza di un intervento regolamentare su questi temi al momento. E’ il mercato che trova i modelli di business”. “Dobbiamo superare dimensioni nazionali – prosegue Minozzi – Piattaforme, contenuti e dati e monitoraggio sull’eCommerce sono i settori dove noi siamo presenti insieme al tema della tassazione e di Level lay Field”.

Il punto di vista dei consumatori nelle parole conclusive di Mauro Vergari, Responsabile Trasporti, telecomunicazioni e nuove tecnologie Adiconsum: “Questo digitale sembra aver creato problemi – dice Vergari – Si mette sempre qualcuno che regoli il traffico. Ma il digitale è più rapido della regolazione. Ci sono però dei punti fermi. Due diritti fondamentali: diritto dell’autore che fa qualcosa e di chi lo riceve (diritto del consumatore). La Commissione Ue deve avere una normativa unitaria. No ai diritti accessori nella filiera di mezzo, in questo deve lavorare il libero mercato. Il consumatore paga eccome. Il mio essere online produce comunque ricavi a qualcuno, questo significa che Google su di me ci guadagna e che io sto pagando con la mia presenza.   Sull’informazione, che è un diritto costituzionale, c’è il diritto del cittadino ad essere informato e ad avere accesso a quei contenuti. E’ il mercato che mi deve aiutare. No ai diritti ausiliari, servono nuovi modelli di business. Vanno aiutate le imprese”.

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