Wish, la startup americana di mCommerce valorizzata in 3 miliardi di dollari, punta su Facebook per riuscire a scalzare Amazon e Alibaba sul mercato delle app mobili dedicate allo shopping.
La piattaforma, che tenta di farsi strada grazie all’abbigliamento e a prodotti hi-tech realizzati per la maggior parte in Cina, ha deciso di aumentare gli investimenti in pubblicità sul social di Zuckerberg.
Per le feste di fine anno il gruppo, stando a quanto riporta il sito specializzato Re/code, avrebbe speso oltre 100 milioni di dollari per far apparire i propri spot su Facebook e Instagram.
Dal suo lancio nel 2011, Wish ha raccolto fondi per 579 milioni di dollari. In particolare nel 2015, grazie all’ultima iniezione di fondi, al quale ha partecipato il miliardario russo Yuri Milner – noto anche per aver investito in Facebook e Twitter -, ha raggiunto un valore di mercato di 3 miliardi.
Questo gli ha permesso di reinvestire in pubblicità.
“Se vogliamo raggiungere i mille miliardi di dollari di vendite lorde, dobbiamo essere aggressivi”, ha dichiarato Peter Szulczewski, ex dirigente di Google e ora Ceo e cofondatore del gruppo insieme a Danny Zhang, che punta a raggiungere questo obiettivo entro i prossimi 8-10 anni.
A titolo di confronto, Amazon e Alibaba hanno realizzato rispettivamente un volume lordo di vendite di beni tra i 180 e i 400 miliardi di dollari nel 2014.
Per il 2016, la società non pianifica che 2 miliardi (almeno per il momento) di volume lordo di vendite che dovrebbero generare 240 milioni di fatturato.
L’interfaccia di Wish è molto simile a quella di Pinterest, stimata in 11 miliardi di dollari, perché permette agli utenti di salvare e pinnare sul loro profilo le foto dei prodotti considerati interessanti.
Secondo Business Insider, Amazon e Alibaba stanno guardando da vicino l’ascesa di questa piccola startup e nei mesi scorsi avrebbero avvicinato i vertici dell’azienda per discutere un eventuale acquisto.
Ma Peter Szulczewski non sarebbe interessato a vendere la sua app, che rivendica 31 milioni di utenti attivi al mese e almeno 10 mila venditori, specie se si parla di un’offerta inferiore ai 10 miliardi di dollari. Troppo? Il tempo ce lo dirà.