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Wind-3 Italia: via libera anche dal Mise. Closing entro fine 2016

Dopo l’Ok della Commissione europea e quello dell’Agcom (non vincolante ma obbligatorio) arriva anche da Ministero dello Sviluppo economico il via libera alla fusione tra 3 Italia e Wind.

Dall’unione, annunciata lo scorso agosto e che dovrebbe essere completata entro la fine del 2016, nascerà il principale operatore mobile italiano per quota di mercato con oltre 31 milioni di clienti mobili e 2,8 milioni nel fisso (di cui 2,2 milioni broadband).

La nuova società, hanno sottolineato i due gruppi dopo aver ricevuto dal Mise il disco verde sul passaggio dei diritti d’uso delle frequenze a una nuova entità, “porterà grandi investimenti in infrastrutture digitale in Italia, benefici a consumatori e aziende in tutta Italia e sbloccherà un valore significativo attraverso le sinergie”.

La joint venture, che sarà guidata dall’attuale amministratore delegato di Wind, Maximo Ibarra, permetterà infatti di realizzare efficienze per un valore di oltre 5 miliardi di euro al netto dei costi di integrazione e beneficerà di significative economie di scala e di sinergie che permetteranno di sbloccare investimenti per 7 miliardi di euro in infrastrutture digitali in Italia.

La joint venture dovrà certo affrontare non poche questioni, dalla scelta del brand da utilizzare alla gestione del personale e dei punti vendita ma secondo gli analisti sarà in grado di aumentare la dimensione assoluta dei suoi investimenti in infrastrutture colmando così più velocemente l’attuale divario in termini di copertura LTE e migliorando la qualità della sua rete. Sarà inoltre meglio posizionata per competere nel segmento corporate, territorio finora quasi inesplorato sia per Wind che per 3.

La composizione di un mercato a 3 operatori non durerà comunque a lungo.

Conseguenza del ‘matrimonio’ – uno dei pochi a ricevere il placet della Commissione europea – sarà l’arrivo in Italia di Iliad. Il gruppo francese di Xavier Niel potrebbe lanciare le sue prime offerte già entro la metà del prossimo anno. anche se difficilmente si registrerà nel nostro paese lo stesso effetto dirompente avuto in Francia, dove l’arrivo di Free con le sue offerte low cost ha creato un vero e proprio tsunami, anto da spingere l’allora ministro delle finanze, Arnaud Montebourg, a prendere posizione contro una guerra dei prezzi che avrebbe finito, a suo dire, per provocare effetti nefasti sull’intero settore mettendo a rischio la realizzazione della fibra ottica.

In Italia, la situazione del mercato è sostanzialmente diversa da quella che era in Francia nel 2012, quando l’Arpu – il ricavo medio per utente – degli operatori mobili si attestava intorno ai 40 euro. Il nostro paese esce infatti da diversi anni di intensa guerra dei prezzi che ha ridotto l’Arpu al lumicino limitando la possibilità di ulteriori pressioni sui prezzi”. Iliad dovrà poi scontare la scarsa notorietà del marchio e la mancanza di una propria piattaforma di distribuzione.

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