Tutto si può dire di Xavier Niel, ma non certo che sia uno sprovveduto o l’ultimo arrivato nel campo delle tlc. La deadline della Ue per decidere se concedere o meno il via libera alla fusione tra 3 Italia e Wind si avvicina (l’8 settembre) e lui vuole avere ‘mani libere’ per creare il quarto operatore mobile senza eventuali ostacoli antitrust da sormontare. Meglio quindi lasciare andare Telecom Italia, di cui aveva acquisito prodotti derivati su una quota del 15% circa del capitale, e concentrarsi sul mercato mobile. E’ stato infatti ufficializzato l’accordo con VimpelCom e CK Hutchison per l’acquisizione delle frequenze che Wind e 3 dovranno cedere per avere l’ok dalla Ue al merger.
E la Commissione europea, a cui VimpelCom e CK Hutchison hanno sottoposto una serie di impegni per ottenere il via libera al progetto di fusione e da cui attendono anche l’ok all’accordo con Iliad, “è stata molto impressionata dall’impatto di Iliad sui prezzi in Francia. Cosa che fa salire la probabilità di un accordo e di un lancio commerciale in Italia”, ha spiegato l’analista Stéphane Beyazian.
Anche secondo Fitch Ratings l’accordo con Iliad spiana la strada all’ottenimento del via libera Ue proprio perchè allenterebbe i timori legati all’impatto sui prezzi ai consumatori della riduzione da 4 a 3 operatori e allo stesso tempo manterrebbe alto il livello di concorrenzialità sul mercato mobile.
Sebbene molti analisti, come vedremo in seguito, sono concordi nel ritenere che lo sbarco in Italia per Iliad non sarebbe così semplice e dirompente come è stato in Francia – dove l’arrivo di Free ha creato un vero terremoto sul mercato mobile – i primi effetti della notizia, ufficializzata ieri, dell’accordo con Vimpelcom e Hutchison per l’acquisizione di frequenze e siti da Wind-3 cominciano a farsi sentire, soprattutto sull’andamento in Borsa di Telecom Italia.
Contestualmente all’annuncio dell’accordo, infatti, il gruppo Iliad ha reso noto che Niel, “non detiene direttamente o indirettamente alcuna partecipazione in diritto di voto o in capitale di Telecom Italia e dispone solo di un interesse economico marginale (inferiore a 25 milioni di euro) che sarà ceduto nelle prossime settimane”. Sulla scia di questo annuncio, le azioni Telecom Italia sono arrivate a perdere oltre l’11%.
Niel, che aveva acquistato la quota di Telecom Italia a titolo personale e non attraverso il gruppo tlc, “sostiene pienamente l’operazione di creazione di un nuovo operatore mobile in Italia da parte di Iliad” conclude la nota.
Adieu a Telecom, quindi, ma non al mercato italiano che – come vedremo – potrebbe comunque uscire rafforzato da queste novità che al momento sembrano tanto minacciose, ma che potrebbero invece portare benefici sia a Telecom e Vodafone che al mercato delle torri.
La strategia di Niel
Niel si concentra sulla possibilità di creare un quarto operatore mobile – sempre se la Ue approverà la fusione tra Wind e 3 Italia – e meglio nel frattempo uscire dall’incumbent per evitare eventuali problemi antitrust. Niel non è certo uno che agisce a caso e sa che i fari della Ue sono già puntati verso l’Italia, dove Wind e 3 andrebbero a conquistare, insieme, il 34% del mercato e devono quindi cedere una parte consistente delle loro frequenze per ottenere il via libera dell’antitrust europeo.
L’accordo ufficializzato ieri, secondo Les Echos dovrebbe raggiungere un valore da 1,5 miliardi di euro tenendo conto dei 450 milioni per l’acquisto delle frequenze. Oltre al trasferimento di un portfolio di frequenze 3G/4G di 2x35MHz equilibrato (2x5MHz nei 900MHz, 2x10MHz nei 1800MHz, 2x10MHz nei 2100MHz e 2x10MHz nei 2600MHz) Iliad si impegna ad acquisire diverse migliaia di siti nelle zone densamente popolate, mentre nelle aree rurali, potrà sottoscrivere accordi di condivisione della rete con la nuova società che nascerebbe dalla fusione o acquisire dei siti. L’accordo prevede infine anche un accordo di roaming 2G, 3G e 4G sulla rete della nuova per un periodo di 5 anni rinnovabile una volta per lo stesso arco di tempo, come quello siglato da Free con Orange in Francia.
Iliad, che in cassa ha liquidità per circa 2,5 miliardi di euro e si definisce uno degli operatori meno indebitati d’Europa, prevede di spalmare gli investimenti necessari alla creazione del quarto operatore mobile lungo un arco di 5-7 anni, “in linea con lo sviluppo commerciale ambizioso del progetto”.
Niel, dunque, verrebbe in Italia per restare, anche se il nostro mercato mobile non offre ampi margini, vista la guerra dei prezzi che negli ultimi anni ha ridotto al lumicino i ricavi: l’Arpu, nel 2015, si è attestato a circa 12 euro, contro i 16 della Francia, mentre i ricavi sono scesi dell’1,5% sul 2014.
Il ‘Robin Hood della banda larga’ – come è soprannominato Niel – punta a conquistare quello zoccolo duro di utenti prepagati, che in Italia rappresentano ancora l’80% del mercato e che in Francia sono letteralmente impazziti per le offerte a prezzi stracciati di Free. L’offerta in abbonamento per 19,90 euro al mese (15,90 per chi era già abbonato a Freebox) comprendeva chiamate illimitate verso numeri di rete fissa – non solo per la Francia, ma anche verso altri 40 Paesi in Europa, Stati Uniti e Canada – e verso i numeri mobili con SMS/MMS gratuiti. Inclusa nel prezzo, navigazione internet limitata a 3 GB al mese (superata tale soglia, la navigazione resta gratuita ma viene limitata la velocità). Ma c’era anche un forfait da 2 euro (gratuito per gli abbonati Freebox) che metteva a disposizione 60 minuti di chiamate verso tutti e 60 sms verso tutti.
“Ho deciso di gettarmi in un progetto di questo tipo perché mi sento del tutto truffato dalle compagnie telefoniche che operano sul territorio francese”, disse all’epoca Niel, che nel 1993 crea il primo fornitore di servizi web di Francia, World-NET, venduto per 40 milioni di euro poco prima dello scoppio della bolla nel 2000 a Kaptech (l’attuale Neuf Telecom) e per mezzo del quale cominciò la sua battaglia contro i ‘poteri forti’ del settore (nel 1998, ad esempio, lancia il boicottaggio di France Telecom per le sue tariffe troppo elevate).
Il possibile impatto sul mercato italiano
E se alcuni già scommettono che si vedranno scintille anche in Italia, molti analisti ritengono che le cose per Niel non saranno semplici come in Francia.
Gli analisti di Mediobanca Securities si mostrano scettici di fronte alla possibilità che Iliad possa mostrarsi particolarmente aggressivo sul versante dei prezzi e sottolineano che se la fusione andasse in porto, gli operatori consolidati ne trarranno vantaggio, nonostante Niel (che dalla sua, comunque, ha una notevole potenza sul fronte marketing).
“Tim e Vodafone potranno cogliere l’occasione di differenziare la loro offerta, grazie a una copertura 4G best-in-class e una ben definita strategia sulla fibra. Telecom Italia, in particolare, potrebbe accelerare sul quad-play, grazie al forte legame con Premium”, stretto grazie all’accordo tra la Pay-Tv Mediaset e Vivendi.
Anche Fitch Ratings ritiene che l’arrivo di Iliad non avrà un effetto dirompente sul mercato italiano, che ha già attraversato una significativa ‘guerra dei prezzi’ tra il 2012 e il 2015. Inoltre, spiega Fitch,“…i leader di mercato – Telecom Italia e Vodafone – stanno offrendo tariffe competitive nella fascia bassa di prezzo, il che riduce la propensione di utilizzare tattiche di prezzo dirompenti”.
Con la crescente importanza dei dati mobile, inoltre, anche Fitch sottolinea l’importanza della qualità della rete come fattore di differenziazione per i consumatori. Il fatto che Iliad avrà bisogno di tempo per creare una rete di qualità adeguata può rinviare, secondo gli analisti, l’impatto negativo sull’intensità competitiva.
Anche per Bernstein, Telecom è “ben isolata da quello che è uno scenario molto diverso e materialmente più impegnativo rispetto al lancio dei servizi di telefonia mobile in Francia”, dove Iliad era ben radicato anche prima dello sbarco nel mobile, mentre in Italia deve partire da zero. Resta inoltre da vedere “con quale rapidità e a quali costi Iliad sarà in grado di stabilire la presenza del suo marchio in Italia”.
L’ingresso di Iliad potrebbe infine portare benefici anche sul mercato delle torri: gli analisti di Mediobanca sottolineano che Iliad non avrebbe motivazione logica a gestire le infrastrutture passive, cosa che non fa neanche in Francia e quindi Inwit e Cellnex potrebbero avere l’opportunità di espandere le loro attività, “essendo i due gruppo italiani meglio piazzati alla luce della capillarità e della qualità delle loro reti”.