Il mercato dell’audiovisivo è in continua e profonda evoluzione. I nuovi servizi offerti dalle piattaforme di streaming permettono di poter accedere ai contenuti da ogni dispositivo, da ogni luogo e quando lo si desidera. La diffusione di internet e dei web based device ci ha reso tutti più liberi, ma anche più esposti ai pericoli della rete.
I minori possono ‘pescare’ ciò che vogliono da internet e spesso lo fanno da soli, senza essere guidati. Di questo e di molto altro si è sempre occupato il Comitato Media e Minori, presieduto da Maurizio Mensi, giurista, professore di Diritto dell’informazione e della comunicazione alla Luiss e alla SNA, il cui mandato è da poco scaduto.
Abbiamo parlato con Mensi, per fare il punto della situazione di questi tre anni di lavoro e ragionare sulle problematiche ancora aperte che necessitano di soluzione e ai possibili punti deboli del Codice di autoregolamentazione.
Key4biz. Presidente Mensi potrebbe fare ai nostri lettori un breve bilancio generale dell’attività di questi anni?
Maurizio Mensi. Vorrei ricordare che il Comitato ha ripreso a funzionare nel 2013 dopo quasi due anni di inattività, trovandosi quindi a dover far fronte a un ingente arretrato, ma soprattutto ad applicare a casi concreti regole inadeguate in quanto contenute in un Codice che risale al 2002 e si è rivelato fin da subito inadatto a garantire una tutela efficace e in linea con i tempi, ormai dominati da Internet e dai contenuti multimediali.
Un po’ come trovarsi a correre i 100 metri appesantiti da una zavorra. Partecipare ad una gara è importante, ma essere nelle condizioni di farlo con strumenti efficaci lo è ancora di più, soprattutto quando è in gioco – come in questo caso – la protezione dei minori.
Ecco perché la soddisfazione per aver svolto – ritengo in modo diligente e corretto – il compito che la legge affida al Comitato, soprattutto grazie all’impegno encomiabile dei colleghi che con me hanno condiviso il lavoro svolto in questi tre anni (senza beneficiare di alcun compenso o rimborso spese), è attenuata dal rammarico per non aver potuto assistere durante il mandato di questo Comitato all’adozione di un Codice rinnovato, nonostante mi sia personalmente impegnato per promuoverne la revisione, avviando il processo di riforma, non senza qualche polemica di troppo.
A questo si aggiungono altri due elementi che hanno reso difficile il lavoro del Comitato, vale a dire il venire meno, ad appena qualche settimana dal suo insediamento, del contributo finanziario e organizzativo fino a quel momento assicurato dall’Associazione Tv e Minori – costituita dalle Emittenti sottoscrittrici del Codice – e la circostanza che non siano stati sostituiti i membri decaduti (alcuni dei quali non hanno presenziato ad alcuna seduta), con la conseguenza di non riuscire talora a raggiungere il numero legale necessario per la validità delle riunioni plenarie.
Key4biz. Che tipo di sanzioni adotta il Comitato?
Maurizio Mensi. Le violazioni del Codice sono sanzionate mediante l’obbligo, da parte dell’Emittente interessata, di dare notizia del provvedimento con le modalità deliberate dal Comitato, l’ingiunzione di modificare o sospendere o trasferire il programma in altra fascia oraria, l’ingiunzione di adeguare il proprio comportamento alle prescrizioni del Codice. Nel corso di 40 riunioni plenarie, su 401 casi esaminati sono state formulate 51 raccomandazioni e 25 risoluzioni.
Tutte le delibere del Comitato vengono trasmesse per conoscenza all’AGCom: se è stata accertata una violazione del Codice, il Comitato inoltra una denuncia circostanziata, accompagnandola con una dettagliata documentazione. A differenza del Comitato, che adotta sanzioni di carattere ripristinatorio e inibitorio, l’Autorità – ove ne ravvisi i presupposti – può per legge irrogare sanzioni che prevedono il pagamento di una somma di denaro e possono giungere fino alla sospensione o alla revoca della licenza o autorizzazione a trasmettere.
Si tratta, pertanto, di due distinti procedimenti, nell’ambito di un sistema “a doppio binario”, che possono anche giungere a differenti risultati.
Alla luce dell’esperienza maturata, una più chiara ripartizione di competenze fra Comitato e AGCom, mediante una puntuale modifica normativa, appare auspicabile, a beneficio di una maggiore efficacia e rapidità dell’azione sanzionatoria.
Key4biz. Non ritiene che sia giunto il tempo di pensare a tutelare i minori anche su Internet da dove oggi arrivano la maggior parte dei pericoli?
Maurizio Mensi. Senza dubbio. I ragazzi sono oggi in grado di costruire il proprio palinsesto in maniera del tutto autonoma e indipendente dalla programmazione “pre-confezionata” proposta dalle grandi reti generaliste e tematiche. Il consumo di televisione, in senso stretto, scorre parallelo ad un consumo di video esteso e multipiattaforma, intersecato ad una rilevante attività di social networking, variamente composta da chat, sms, Facebook, Twitter etc. I minori, meno legati alle tradizionali abitudini di consumo e più aperti, per loro natura, all’innovazione, sono tra i soggetti più direttamente coinvolti da queste trasformazioni.
Le regole normative vigenti, con riferimento specifico al rapporto tra servizi audiovisivi e minori, sono state adeguate soltanto in parte a queste trasformazioni: la direttiva 2010/13/CE – le cui previsioni sono in corso di riesame da parte della Commissione europea – ha introdotto principi importanti come la neutralità di piattaforma, ma, al tempo stesso, è imperniata sul concetto di “fornitore di servizi di media audiovisivi” e sulla distinzione tra servizi “lineari” e “non lineari”, che già hanno evidenziato grossi limiti.
Key4biz. Ci spieghi meglio…
Maurizio Mensi. L’effettività di tali regole, previste per i soli fornitori di servizi di media audiovisivi, è messa in crisi dalle strategie di soggetti che di per sé sfuggono a responsabilità di natura editoriale nonché dallo sviluppo di modelli di fruizione dell’audiovisivo rimasti ab origine fuori dal perimetro della direttiva, ma oggi di sempre maggiore importanza sociale, come lo scambio o la condivisione su social network.
A questi limiti strutturali della disciplina europea si aggiunge poi la problematica relativa all’applicazione delle regole giuridiche ad attività “globali”, come quelle svolte sulla Rete, e in generale la scarsa effettività delle sanzioni, che deriva dalla difficoltà di individuare e raggiungere il destinatario.
Ecco perché non è tanto la televisione, i cui editori sono ben consapevoli del proprio ruolo e delle responsabilità giuridiche e sociali, quanto piuttosto Internet, per le sue caratteristiche intrinseche, a non essere un luogo completamente sicuro per i minori, come peraltro dimostrano l’abnorme livello di diffusione di contenuti pornografici o di violenza – anche reale ed efferata- e l’estrema facilità di accesso ai medesimi.
Di qui la necessità di regole e responsabilità valide per tutti gli attori di un sistema ormai multipiattaforma, che assume per la tutela dei minori una particolare importanza. In tal senso si orientano anche le varie iniziative europee, come la Better Internet for Kids Initiative o la neonata Alliance to Better Protect Minors online, volte sostanzialmente ad accrescere la consapevolezza e a promuovere l’autoregolamentazione per elaborare, tra l’altro, sistemi di classificazione dei programmi basati su criteri condivisi, quale che sia lo strumento di trasmissione.
Key4biz. Il Codice di autoregolamentazione potrebbe essere ulteriormente migliorato, magari estendendo le competenze di controllo anche ai new media?
Maurizio Mensi. Il Codice di autoregolamentazione Tv e Minori è stato firmato il 29 novembre 2002 presso l’allora Ministero delle Comunicazioni dai rappresentanti delle imprese televisive nazionali (Rai, Mediaset, La7 e Mtv Italia) e delle Associazioni che raggruppano centinaia di emittenti operanti in Italia ed è entrato in vigore l’anno successivo.
Il suo rispetto è assicurato da un Comitato di applicazione, che nel 2007 ha mutato la propria denominazione da “Tv e Minori” a “Media e Minori”, di cui fanno parte quindici membri effettivi e quindici supplenti, in rappresentanza delle Emittenti radiotelevisive firmatarie del Codice, le Istituzioni (AGCom e Ministero dello Sviluppo economico) e gli Utenti (su indicazione del CNU-Consiglio Nazionale degli Utenti).
Il Codice ha rappresentato il modello cui si è ispirato lo stesso legislatore che ne ha reso vincolante l’osservanza per tutte le emittenti; è considerato una best practice a livello europeo: l’autoregolamentazione che diventa co-regolamentazione e assume forza di legge. La legge Gasparri n.112/04, trasfusa nel Testo Unico del 2005, ha infatti conferito forza di legge alle sue previsioni, che sono obbligatorie e vincolanti per tutte le imprese televisive diffuse su qualsiasi piattaforma di trasmissione, anche qualora non abbiano sottoscritto il Codice stesso.
Key4biz. Ma da allora molte cose sono cambiate…
Maurizio Mensi. Infatti. Sono trascorsi quindici anni fatti di innovazioni tecnologiche e profonde mutazioni sociali e culturali che hanno riguardato profondamente proprio i più giovani. Il Comitato Media e Minori ne è stato attento testimone e, per certi aspetti, anche protagonista.
Quando il Codice è stato sottoscritto, la televisione era ancora analogica, generalista e fortemente posizionata al centro del panorama mediatico. Sono poi sopraggiunte rilevanti disposizioni normative, nazionali ed europee; abbiamo assistito ad una complessiva evoluzione del sistema dei servizi di media audiovisivi, con un consumo televisivo da parte dei minori che si è modificato anche quanto a fasce orarie, alla luce dell’ampliamento e della diversificazione dell’offerta televisiva (free tv,pay tv, canali tematici), la molteplicità di piattaforme utilizzate (digitale terrestre, tv satellitare, web tv, Iptv, mobile tv), il crescente consumo differito dei contenuti tv (tv on demand, catch up tv).
E’ pertanto evidente come le previsioni autoregolamentari debbano essere adeguate ad uno scenario così complesso. Insomma, serve con urgenza un nuovo Codice.
Key4biz. Al riguardo quali iniziative ha assunto il Comitato per aggiornare il Codice?
Maurizio Mensi. Fin dal suo insediamento il Comitato ha rilevato la necessità che la protezione dei minori, finora declinata secondo le previsioni del Codice del 2002, dovesse fondarsi su regole adeguate e attuali, in linea con le fonti di rango primario e le indicazioni normative europee in corso di elaborazione.
Di qui la necessità di procedere subito alla sua revisione e aggiornamento, al fine di conformare il suo contenuto ai mutamenti normativi e tecnologici nel frattempo intervenuti, allargando così il suo raggio d’azione anche alla cosiddetta televisione “non lineare”.
Ecco, quindi, l’iniziativa di promuovere la costituzione, nel febbraio 2014, di un tavolo tecnico, composto dai rappresentanti delle Emittenti che a suo tempo avevano sottoscritto il Codice e da altre realtà nate nel frattempo, con il compito di procedere in tempi rapidi alla revisione delle regole.
Il risultato, dopo circa un anno di lavoro, grazie all’impegno e alla determinazione di tutti i partecipanti al tavolo (ad esclusione di Sky) è stato di grande significato: uno schema di Codice che risulta aver puntualmente anticipato, nei suoi contenuti, le indicazioni di cui alla proposta di revisione della Direttiva Servizi Media Audiovisivi presentata il 25 maggio 2016.
Key4biz. Quali i cambiamenti?
Maurizio Mensi. Diverse le innovazioni previste, fra cui l’inclusione, nell’ambito di applicazione del Codice, dei servizi audiovisivi “non lineari” offerti dalle emittenti televisive, compresi quelli distribuiti via web; l’impegno da parte delle emittenti ad adottare criteri comuni condivisi per la classificazione dei contenuti potenzialmente nocivi, di cui all’art. 34, comma 2 del Testo Unico, che necessitano – per essere trasmessi in fascia diurna – di essere accompagnati dal parental control. L’adozione di criteri condivisi consentirà di promuovere una maggiore uniformità di settore in tema di classificazione dei contenuti, a maggiore garanzia e tutela dei telespettatori.
Poi, il mantenimento della fascia oraria protetta (ore 16-19) per i canali nazionali generalisti, con l’esclusione della possibilità di trasmettere programmi sconsigliati ai minori benché non nocivi. A ciò si aggiunge la proposta di aggiornare la composizione del Comitato che consenta di allargarne la rappresentanza, anche in ragione del maggior numero di emittenti televisive operanti sul mercato, e una più chiara definizione dei suoi ambiti di competenza e dei suoi rapporti con Agcom.
Dopo aver raccolto anche le osservazioni dei rappresentanti degli Utenti e delle Istituzioni e averle allegate allo schema, nel maggio 2015 il testo è stato trasmesso al Ministero e attende ora di essere sottoposto alle valutazioni della competente Commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza, per venire successivamente recepito con decreto del Ministro, secondo la procedura prevista all’art. 34, comma 6, d.lgs.n. 177/2015.
In ogni caso ritengo che il processo di revisione debba ripartire con urgenza da dove si è interrotto, con la necessità di giungere ad un testo condiviso e coerente con le indicazioni europee, così da dotare il prossimo Comitato di uno strumento di intervento efficace e incisivo.
Key4biz. Quali sono gli elementi più rilevanti emersi dal lavoro del Comitato?
Maurizio Mensi. Colpiscono e feriscono la sensibilità di un minore, la banalizzazione degli affetti e dell’espressività sessuale, l’assuefazione alla violenza, il venire meno della privacy, la spettacolarizzazione del male, la confusione tra reale e virtuale, il relativismo nichilista per cui tutto è indistinto e viene meno il rispetto per gli altri e per i valori fondanti della nostra convivenza. Il che induce nei giovani un atteggiamento “adultizzato”, senza la consapevolezza del significato di certe azioni, l’importanza di comportamenti responsabili e le conseguenze che ogni scelta comporta. Così i minori vengono catapultati in un mondo adulto, talora rappresentato in modo irreale e paradossale, senza aver la capacità di elaborare le tappe necessarie per una crescita graduale, equilibrata e consapevole. Per questo orientare i più giovani all’utilizzo corretto dei media risulta indispensabile. La “libertà” – di manifestazione del pensiero, di espressione, di impresa – deve sempre essere accompagnata e coniugata con la “responsabilità”.
Key4biz. Più sanzioni quindi?
Maurizio Mensi. Il solo ricorso allo strumento sanzionatorio difficilmente riesce a sortire gli effetti desiderati, soprattutto in seguito all’avvento di Internet. Rischierebbe addirittura di accentuare la differenza fra chi ne è assoggettato e chi invece riesce ad evitarne l’applicazione. E’ il tema del common level playing field, sul quale la proposta di revisione della Direttiva risulta purtroppo ancora troppo ‘prudente’.
Nell’attuale contesto multimediale, insieme a regole e sanzioni efficaci a tutela dei minori, sono pertanto fondamentali la formazione e l’educazione al consumo dei media.
Al riguardo il Comitato auspica che possa realizzarsi un’alleanza educativa comune e si possa avviare una vasta, coordinata e supportata azione di Media Education, cogliendo l’occasione offerta dal processo di revisione della Direttiva SME. A questo compito, affascinante ma al tempo stesso difficile e impegnativo, sono chiamati, insieme ad AGCom e al Comitato, tutti i soggetti coinvolti nella crescita dei minori. La loro formazione all’uso critico e consapevole dei media non può, infatti, prescindere dalla sensibilizzazione degli insegnanti e dei genitori ai nuovi linguaggi della televisione e della comunicazione digitale.
Ovviamente, alle imprese televisive è affidata la responsabilità principale di dare piena attuazione agli impegni previsti dal Codice, così da aiutare gli adulti, le famiglie e i minori stessi a una corretta fruizione delle trasmissioni televisive, secondo le esigenze del bambino e dell’adolescente.