L’innovazione è sostantivo femminile, lo si è detto molte volte negli ultimi anni, ma sono i dati a confermare questo trend: nelle recenti iniziative dedicate alla creazione di impresa e gestiti da Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa), su 2.184 nuove imprese finanziate nel 2016, il 43% (940) è costituito da imprese femminili. Il 91% delle imprese finanziate e guidate da donne ha sede nel Mezzogiorno.
È quanto emerge, in sintesi, da “Donne al lavoro, la scelta di fare l’impresa”, il nuovo Report Censis – Confcooperative, dedicato alla crescente presenza di donne nei servizi, nelle professioni e nell’industria.
Nella sezione speciale del Registro delle imprese riservata alle startup innovative si contavano, al primo trimestre 2017, 918 imprese a prevalenza femminile su un totale di 6.880, pari al 13,3% sul totale. Produzione di software, consulenza informatica, ricerca e sviluppo e servizi ICT sono fra i principali ambiti di attività prescelti dalle imprese guidate da donne.
Nel programma “Smart & Start”, che finanzia le start up innovative, a giugno di quest’anno, il numero delle imprese finanziate ha raggiunto la quota di 761, con 242 milioni di euro in investimenti attivati e 230 milioni di agevolazioni concesse. L’occupazione generata da queste aziende supera le 3.600 unità. Fra i settori innovativi quello delle web technologies copre il 45% delle imprese, mentre gli altri settori come bioscienze, smart cities ed energia si aggirano intorno al 10%.
Le donne startupper sono il 24,5%, ma è significativo che questa quota salga al 31,4% nel segmento più giovane, mentre, fatto 100 il totale delle donne presenti nelle start up, la classe fino a 36 anni presenta una quota del 46,7%; fra gli uomini la percentuale dei più giovani si ferma al 36,4%.
Maurizio Gardini, presidente Confcooperative , si è spinto anche più oltre, affermando che “la ripresa è trainata dalle imprese femminili che crescono dell’1,5% rispetto a una media dello 0,5%”.
Nelle cooperative, poi, fanno anche meglio: 1 su 3 è a guida femminile, è donna il 58% degli occupati e la governance rosa si attesta al 26%.
L’investimento in capitale umano realizzato negli ultimi decenni dalle donne, infine, ha fatto salire al 53,5% la quota delle laureate tra le occupate, sette punti percentuali in più rispetto agli uomini (46,5%, fig. 1). L’anno del “sorpasso” risale ormai a dieci anni fa: nel 2016 la forbice si è attestata intorno alle 336mila laureate donne in più, per uno stock complessivo che nel primo trimestre di quest’anno ha raggiunto i 2milioni 766mila donne con titolo di studio terziario, contro i 2 milioni 328mila uomini laureati.