Dopo il Digital Summit in Estonia, la web tax torna nell’agenda dell’Unione europea. Il tema della tassazione dei giganti della Rete, che fanno business in Europea, sarà sul tavolo del Consiglio europeo che si svolgerà a Bruxelles domani e dopodomani. “Al vertice Ue verranno fatti passi avanti nella richiesta italiana e francese sulla web tax, verrà formalmente dato incarico al Consiglio di esaminare le proposte della Commissione per prendere una decisione europea”, ha detto questa mattina il premier Paolo Gentiloni alla Camera, “il che non esclude”, ha concluso il presidente del Consiglio dei ministri, “ma in qualche modo costituisce un ombrello europeo per valutazioni, discussioni e decisioni dei singoli Parlamenti nazionali”.
Web tax in Italia anche senza il ‘permesso’ dell’Ue
Cosa significa l’ultima frase di Gentiloni? Che l’Italia potrebbe introdurre la web tax anche senza il permesso della Ue, perché sui temi del Fisco gli Stati membri possono decidere liberamente e individualmente, anche se al momento la misura non è presente nel testo del disegno di legge relativo al Bilancio 2018. Potrebbe spuntare, però, in un emendamento quando il testo della manovra sarà discusso in Parlamento.
La seconda strada percorribile è applicare la tassazione dell’economia digitale in un gruppo di Paesi, secondo la cooperazione rafforzata, prevista dai Trattati dell’Ue, ma occorre raggiungere almeno il consenso di 9 Stati per varare la web tax con le stesse modalità.
Cosa prevede la proposta di Italia-Francia-Germania e Spagna?
- I ministri delle finanze di Italia, Francia, Germania e Spagna, in una dichiarazione congiunta, hanno proposto di iniziare a tassare i giganti del web sul fatturato generato nell’Unione europea e non più sui ricavi. Inoltre gli stessi quattro Stati hanno trovato l’intesa anche per equiparare il versamento dell’Iva dell’economia digitale a quello delle aziende tradizionali. Garantendo che l’imposta sul valore aggiunto sia versata nel Paese dove si fattura. Successivamente anche la Commissione Ue ha avanzato tre proposte:
- Un’imposta sul fatturato delle società digitali.
- Una trattenuta alla fonte sulle transazioni.
- Una tassa sui redditi generati dalla fornitura di servizi digitali o sulle attività pubblicitarie.
Ma i tre punti non hanno trovato al Digital Summit di Tallinn il consenso di tutti i capi di Stato e di Governo dei Paesi dell’Unione. Domani e dopodomani, verrà formalmente dato incarico al Consiglio di esaminare sia le proposte della Commissione sia quella italo-francese per prendere una decisione europea, si spera, in tempi brevi.
Occorre muoversi subito perché l’elusione fiscale degli Over the Top (OTT) sono uno schiaffo ai contribuenti e un importante ammanco sia nelle casse dello Stato italiano sia di quelle dei Paesi membri dell’Unione europea, come mostra la seguente infografica realizzata da Key4biz.