Il Governo italiano vuole il prima possibile la web tax. “Se la proposta della Commissione Ue non trova l’accordo di tutti i 28 Paesi l’Italia è pronta a varare la legge per tassare i giganti del web insieme ad un gruppo di Stati come prevede la cooperazione rafforzata”, ha dichiarato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni arrivando all’Eu Digital Summit che si sta svolgendo a Tallinn in Estonia. La cooperazione rafforzata è una procedura, prevista dai Trattati dell’Ue, che consente ad almeno nove Paesi di applicare la tassazione ai giganti del web, che supera quindi l’obbligo di raggiungere una posizione unanime. La procedura è stata progettata proprio per superare la paralisi che si verifica quando una proposta è bloccata da un singolo Stato o da un piccolo gruppo di Paesi che non vogliono far parte dell’iniziativa. Tra questi ci sono, nel caso specifico, Irlanda, Lussemburgo, Olanda: gli Stati con regimi da paradiso fiscale per i giganti della Rete, che non sembrano affatto intenzionati a dare l’ok.
“Non possiamo accettare l’idea che il diritto di stabilimento delle imprese, per quanto riguarda i giganti e le piattaforme del web sia concepito come nell’era delle imprese che avevano fabbriche e lavoratori”, ha detto il premier ai cronisti. “Dobbiamo andare avanti sulla proposta della Commissione, ma intanto i singoli Paesi non solo possono ma devono lavorare in coordinamento tra loro anche nel senso di una cooperazione rafforzata e se è possibile in tempi rapidi”, ha concluso Gentiloni.
L’Italia, insieme alla Francia, Germania e Spagna, ha sottoscritto la dichiarazione politica congiunta per dar vita a “un’equiparazione fiscale” sul fatturato generato dai Big della Rete e non più sui ricavi in Ue. Inoltre gli stessi quattro Stati hanno trovato l’intesa anche per equiparare il versamento dell’Iva dell’economia digitale a quello delle aziende tradizionali. Garantendo che l’imposta sul valore aggiunto sia versata nel Paese dove si fattura.
Web tax in Italia anche senza il ‘permesso’ dell’Ue
C’è da dire che l’Italia potrebbe introdurre la web tax anche senza il permesso della Ue. E infatti l’esecutivo si sta muovendo anche individualmente. Nella prossima legge di Bilancio sarà affrontato il tema della tassazione dell’economia digitale. “Esistono alcune ipotesi, tra cui una tassazione molto flat sui ricavi nei confronti delle aziende che non hanno una stabile organizzazione in Italia” ha fatto sapere ieri Luigi Casero, viceministro dell’Economia durante il convegno in cui Lef ha comunicato l’elusione fiscale nel nostro Paese di Google e Facebook (è pari a 1 miliardo dal 2013 al 2015).
“Ritengo”, ha concluso Casero, “si debba intervenire in questo campo tenendo però presente che si stabilisca come procedere a livello europeo”.
E il Digital Summit a Tallinn, a cui partecipano i capi di Stato e di Governo dell’Ue, è l’occasione perfetta per individuare la strada comune che porti presto all’applicazione di una web tax uguale per ogni Paese. In caso di mancata unanimità è possibile procedere sia singolarmente sia con un gruppo di almeno 9 Stati.
La ghigliottina per gli OTT è sempre più vicina.
Francesco Boccia (PD): ‘Necessario partire con la web tax, anche se non ci fosse l’unanimità della Ue’
“In Italia abbiamo anticipato i tempi nel 2013, come è noto. Bastava vivere nel mondo reale e non tra i selfie per capire che attraverso il digitale i dati avrebbero avuto più valore del cemento e che sarebbe cambiato per sempre il modo di produrre valore con beni e servizi. Mettere sulla stessa linea la vita on line a quella off line è un imperativo e tocca alla politica dimostrarsi all’altezza. Spesso, invece, inseguendo scorciatoie o slogan si è mostrata inadeguata. Oggi al tempo della blockchain e dell’intelligenza artificiale abbiamo il dovere di chiudere immediatamente la partita dell’equità fiscale attraverso la web tax per poi concentrarci sugli effetti di questa rivoluzione, dalla portabilità dei dati alla necessità di avere cloud pubblici per i dati sensibili. Davanti abbiamo straordinarie opportunità e parallele distorsioni economiche e sociali tipiche di ogni rivoluzione capitalistica. Da Tallinn l’Italia inciderà senz’altro sul nuovo inevitabile corso. Come ha già ribadito il Presidente Gentiloni sarà necessario partire, anche se non ci fosse l’unanimità”. Così Francesco Boccia (PD), presidente della commissione Bilancio della Camera, dal palco del Festival del Lavoro in corso a Torino.