Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato ieri alla stampa del vertice del G7 che è stato raggiunto con gli Stati Uniti un nuovo accordo per la Web Tax, tassa recentemente entrata in vigore in Francia lo scorso 12 luglio.
La Web Tax è un’imposta che impone un prelievo del 3% dei ricavi alle imprese che ‘creano valore aggiunto grazie agli internauti francesi’ e generino un giro d’affari per più di 750 milioni di euro in totale e più di 25 milioni in Francia. Nel mirino quindi ci sarebbero tutte le grandi tech company americane come Google, Amazon, Apple e Facebook.
Dopo gli incontri dei due Capi di Stato a Biarritz in Francia, lo Stato francese ha promesso agli Usa che si impegnerà a eliminare la tassa non appena l’OCSE troverà un accordo globale. Inoltre, nel caso che l’Organizzazione Internazionale dovesse stabilire imposte inferiori al 3%, la Francia si farà carico di riconoscere alle aziende tecnologiche la differenza.
Le pressioni Usa alla Francia
All’inizio di quest’anno, il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire aveva subito forti pressioni da parte dell’amministrazione americana, che da allora ha ordinato un’indagine per valutare se l’imposta digitale abbia ingiustamente preso di mira le società statunitensi. Parlando al G7, Le Maire ha descritto il nuovo accordo di sgravio fiscale come “un buon compromesso” per entrambi i paesi.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva minacciato ritorsioni contro la Francia in difesa delle società statunitensi, avvertendo che le rappresaglie commerciali avrebbero colpito i produttori di vino francesi.
France just put a digital tax on our great American technology companies. If anybody taxes them, it should be their home Country, the USA. We will announce a substantial reciprocal action on Macron’s foolishness shortly. I’ve always said American wine is better than French wine!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) July 26, 2019
E l’Italia?
La Web Tax nel nostro Paese è ancora in fase di stallo. Il Parlamento l’ha votata con la legge di Bilancio 2019 con l’obiettivo di colpire ‘i grandissimi del web’ con un prelievo del 3% alle imprese con ricavi ovunque realizzati non inferiori a 750 milioni e ricavi derivanti da servizi digitali non inferiori a 5,5 milioni.
Ma la tassa non è entrata ancora in vigore perché manca il decreto attuativo del Mef, di concerto con Mise–Agcom-Garante Privacy e AgID. Il Governo italiano, come ci ha confermato Carla Ruocco (M5S), in questa intervista del 26 giugno scorso, non ha ancora approvato il decreto attuativo “per evitare un effetto isolamento in Europa e anche un effetto negativo sulle imprese italiane”.