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Web Tax, al G7 spunta accordo di ‘principio’ sull’imposta minima globale nel 2020. Meglio una tassa nazionale

Le attività delle multinazionali, in particolare quelle attive nel digitale, vanno tassate anche quando non hanno una “presenza fisica” in un Paese, con un’imposta minima globale. Questo è l’accordo di “principio” con cui i ministri finanziari di Francia, Gran Bretagna, Italia, Canada, Giappone e Usa hanno concluso, ieri, il G7 delle Finanze di Chantilly. 

Soddisfatto il ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire, che dapprima ha dato per concluso un “accordo” del G7 sulla web tax, affrettandosi poi a precisare che al momento l’intesa è soltanto appunto di “principio”. Più prudente l’omologo Usa, Steven Mnuchin, che ha sottolineato i “progressi notevoli”, aggiungendo però che “resta ancora del lavoro da fare”. Il rappresentante di Trump ha definito la bozza di accordo un “passo importante nella giusta direzione”, mentre di “svolta” ha parlato il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, dicendosi sicuro che entro il 2020 verrà raggiunto un accordo in sede Ocse sulla web tax. Ottimismo condiviso dal commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, secondo cui “ora c’è una vera dinamica che non esisteva qualche mese fa”. Sembrano così appianarsi le tensioni degli ultimi giorni fra Usa e Francia e la minaccia americana di ritorsioni in risposta all’approvazione del parlamento francese di una prima digital tax unilterale, a cui sembrano guardare con interesse anche Gran Bretagna e Spagna. 

Appare più solida l’intesa raggiunta dal G7 sull’altra priorità della presidenza di turno francese: una tassa minima globale sulle società in modo da limitare la concorrenza fiscale tra i Paesi pronti altrimenti a contendersi le sedi delle grandi multinazionali, ma il livello di questa tassa non è stato ancora fissato. Se ne riparlerà al prossimo G20. 

Così anche all’ultimo G7 non è stata presa nessuna decisione concreta. Gli Ott ringraziano. Per evitare le calende greche, meglio approvare e renderla anche operativa una web tax nazionale, come ha fatto la Francia: un prelievo del 3% dei ricavi alle imprese che ‘creano valore aggiunto grazie agli internauti francesi’ e generino un giro d’affari per più di 750 milioni di euro in totale e più di 25 milioni nel Paese.

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