Giro di vite per le multinazionali del web in Gran Bretagna. Lo ha assicurato il Cancelliere George Osborne, informando che le novità saranno annunciate nel suo Autumn Statement di mercoledì.
Un altro colpo in arrivo per Google, dopo il voto del Parlamento Ue sullo spacchettamento della web company?
Vedremo.
Intanto Osborne sostiene di voler porre fine ai sistemi di profit shifting usati da molte multinazionali, tante di internet, che sfruttano le differenze tra le norme fiscali esistenti nei diversi Paesi europei per evitare di pagare miliardi di tasse.
L’argomento era stato rilanciato anche in occasione della Conferenza di settembre del Partito Conservatore quando Osborne aveva attaccato le tech company che eludono il fisco, promettendo il recupero di centinaia di milioni di sterline di tasse da Google.
Nel mirino di Osborne le scappatoie fiscali indicate anche nei piani internazionali che suggeriscono di cambiare le regole sulle imposte alle società. Ancora però c’è molto da fare e bisogna andare oltre le promesse visto anche che un recente sondaggio in Gran Bretagna rileva che solo una persona su cinque è convinta che i partiti si stiano già muovendo contro l’evasione.
Osborne in particolare è sotto pressione perché sta lavorando alla pianificazione fiscale delle società del web.
Lo scorso anno la Commissione parlamentare sui conti ha attaccato duramente Google, accusandola d’aver elaborato un sistema che gli permette di evitare le tasse, passando attraverso la filiale irlandese. Ma anche in Irlanda le cose stanno cambiando, dopo le indagini aperte dalla Ue.
Dal 1° gennaio entrerà, infatti, in vigore una nuova norma che cancella il famoso Double Irish, usato dalle multinazionali per sottrarsi al pagamento delle tasse nei Paesi dove offrono i loro servizi.
Secondo alcuni esperti, Osborne può fare ben poco fin quando i governi di tutto il mondo non raggiungeranno l’intesa sulla riforma delle tasse per le web company.
Per Bill Dodwell di Deloitte, una modifica come quella annunciata dal Cancelliere ha bisogno della cooperazione di altri Paesi: “La sfida è come intervenire sulla doppia imposizione…è più facile farlo attraverso un accordo internazionale”.
Altri lanciano l’allarme, convinti che il giro di vite promesso da Osborne possa ritorcersi contro, incoraggiando altri governi a ospitare le aziende che hanno una stabile organizzazione nei loro Paesi.
Un’indagine del Financial Times su sette multinazionali americane del web evidenzia che nel 2012 queste hanno pagato nel Regno Unito solo 54 milioni di sterline di tasse.
Molte tech company abbattono ulteriormente le loro aliquote fiscali – spesso al di sotto del 5% – spostando la proprietà intellettuale nei Paesi con regimi più vantaggiosi. Spesso si ricorre al cosiddetto Double Irish with a Dutch Sandwich che consiste nel trasferire i denari verso le sussidiarie irlandesi e olandesi, per poi traghettare il tutto in un paradiso fiscale, di solito i Caraibi, le Bermuda o le Cayman, dove agli utili d’impresa viene applicata un’aliquota pari a zero. Un escamotage che consente alle aziende di spostare ogni anno, legalmente, miliardi di euro di profitti in queste mete esotiche.
L’Irlanda è già intervenuta. Ora tocca agli altri.