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Web e tasse, il maggiore ostacolo resta la concorrenza fiscale nell’Ue

Web e fisco, un problema centrale per l’Unione europea che ha accelerato sui propri impegni in vista della realizzazione del Mercato Unico Digitale.

E mentre l’Italia attende che sia proprio Bruxelles a intervenire, altrimenti ha detto il premier Renzi ‘lo faremo noi nel 2017’, un Rapporto del parlamento francese denuncia che il nodo è la concorrenza fiscale tra Stati membri che oltralpe è costata 15 miliardi di euro in meno di imposte sulle società per le casse pubbliche.

Il documento adottato la scorsa settimana dalla Commissione Affari europei dell’Assemblea nazionale indica che il fenomeno rappresenta il 2-3% del PIL che per la Francia significa una cifra di circa 40-60 miliardi di euro di base imponibile.

Nonostante i grandi progressi che la Ue sta facendo su questo fronte, la strada per risolvere la questione è ancora lunga, anzi, la concorrenza fiscale tra Stati europei, si legge ancora nel Rapporto, si è aggravata negli ultimi anni.

I Paesi Bassi, per esempio, hanno un sistema ‘madre-figlia’ vantaggioso che determina che i flussi finanziari in entrata siano quattro volte il PIL nazionale e quelli in uscita 5 volte.

In Gran Bretagna, la recente riduzione delle imposte sulle società ha attirato un gran numero di società che hanno spostato lì la loro sede.

Anche se ci sono altri Paesi europei dove le tasse sono ancora minori.

 

Facebook, solo 5 mln di tasse in UK

Un dato particolare è quello che riguarda Facebook proprio in Gran Bretagna dove il gruppo nel 2014 ha pagato meno di 5 milioni di sterline di imposte sulla società mentre al personale ha versato 35 milioni di bonus. Inoltre secondo gli ultimi dati, ha registrato una perdita in UK di 28,5 milioni di sterline.

Sempre lo scorso anno, la società di Mark Zuckerberg ha fatto profitti per 2,9 miliardi di sterline a livello globale su 12,5 miliardi di entrate. Nel Regno Unito le revenue sono state pari a 105 milioni di sterline.

Secondo i parlamentari britannici, sicuramente la società sta usando i consueti sistemi di profit shifting per bypassare il fisco.

Dal gruppo hanno subito fare di essere in regola con le norme fiscali del Regno Unito come in tutti i Paesi dove hanno uffici e operano.

La Ue da questo punto di vista sta insistendo molto sul principio che le tasse devono essere pagate dove si producono i profitti.

Questa è la nuova linea.

Ma contrastare la concorrenza fiscale sarà davvero dura.

 

La proposta francese

Per avviare l’armonizzazione fiscale in Europa è richiesta l’unanimità dei Paesi membri. Questo è stato sempre il maggiore ostacolo.

I funzionari del Lussemburgo replicano che hanno avuto una crisi trentennale del settore siderurgico e l’unico modo per venirne fuori è stato ‘rendersi attraenti’ dal punto di vista fiscale.

Stesso discorso per l’Irlanda.

Ma la Francia spera che i nuovi impegni dell’OCSE contro i sistemi di ottimizzazione fiscale e la consapevolezza dell’opinione pubblica possano aprire nuove opportunità d’azione a livello Ue.

Tra le proposte francesi, c’era anche quella di tassare la banda passante, opzione però accantonata perché considerata troppo complicata dall’Autorità per le tlc Arcep.

Tra le azioni chiave figurano una strategia per rilanciare la base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società (CCCTB) e un quadro che garantisca una tassazione efficace nel luogo in cui sono generati gli utili.

Misure già in fase elaborazione a livello internazionale nell’ambito dell’OCSE che si è già attivata su questo fronte, siglando lo scorso settembre un accordo con il G20 contro l’elusione fiscale.

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