Google si difende dalle accuse. Il gruppo di Mountain View, che nei giorni scorsi ha ricevuto dalla Ue due comunicazioni di addebiti sull’eAdvertising, che vanno ad aggiungersi a quella su Android e a quella sulla ricerca online, è da tempo sotto la lente di Bruxelles anche per quando riguarda il fisco.
Google sembra ormai all’angolo al punto che anche il governo americano è sceso in campo (Il Segretario americano al Tesoro, Jacob Lew, ha incontrato nei giorni scorsi il Commissario Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager) e ha accusato la Commissione Ue di avere un atteggiamento troppo duro nei confronti delle compagnie hi-tech americane.
Google ha, quindi, deciso di prendere direttamente la parola e per voce del Ceo Sundar Pichai è passata all’attacco, respingendo con forza le accuse secondo le quali l’azienda non pagherebbe sufficienti imposte in Europa.
In un’intervista uscita sull’edizione domenicale del Die Welt, Pichai ha ricordato che il gruppo ‘investe in modo molto importante’ in Europa.
“Siamo un’azienda globale e in quanto tale siamo soggetti al diritto tributario internazionale“, ha sottolineato Pichai, aggiungendo: “Paghiamole nostre imposte in linea con il tasso medio di imposizione dell’OCSE”.
“Secondo il diritto fiscale vigente – ha ricordato Pichai – la maggior parte delle aziende pagano quasi tutte le tasse nel loro paese d’origine”.
La compagnia è sotto la lente della giustizia in diversi Paesi europei. A fine gennaio Google ha concluso un controverso accordo col fisco britannico da 172 milioni di euro mentre la Francia ha detto a chiare lettere che non farà sconti al gruppo, quindi nessuna intesa sulle tasse dovute.
Diverso è il caso dell’Italia dove a febbraio la Guardia di Finanza ha notificato a Google un verbale di accertamento per una presunta evasione da 227 milioni di euro e a marzo la Procura di Milano ha chiuso le indagini sulla compagnia americana con il possibile rinvio a giudizio dei manager indagati per frode fiscale.
A fine giugno, le autorità di polizia hanno perquisito la sede di Madrid di Google nell’ambito di un’indagine fiscale mentre a maggio era toccato agli uffici parigini.
Per il Ceo di Google, “solo la riforma del sistema fiscale globale da parte della politica può portare risultati migliori”.
“Se queste leggi passeranno – ha assicurato il top manager – noi ci atterremo”.
“Google – ha ricordato – impiega più di 14 mila persone in Europa” e “investe già in modo molto importante. Tutto questo porta entrate fiscali aggiuntive in questi Paesi”.
Google e altre multinazionali americane come Amazon o Facebook sono state accusate di volersi sottrarre alle imposte sia negli USA che in Europa, scegliendo di stabilirsi nei Paesi in cui le tasse sono più favorevoli.
Pratiche che le web company definiscono di ‘ottimizzazione fiscale’.
Il quartier generale di Google in Europa si trova in Irlanda, uno dei Paesi con imposte sugli utili aziendali (12,5%) tra i più bassi d’Europa.