Le web company americane sono finite sotto la lente delle autorità del fisco britanniche. Dopo l’annunciato accordo con Google, che verserà 172 milioni di euro nelle casse dello Stato, le altre multinazionali tremano.
A chi toccherà adesso?
Lo scontro è forte anche a livello politico e al Ministro Osborne si chiede di più e lo si accusa di avere avuto la mano troppo morbida con la compagnia Mountain View al punto che viene da domandarsi se l’intesa raggiunta alla fine sia stata una vittoria più per Google che per il fisco considerata la cifra irrisoria.
Ma un dato è certo, dopo l’Italia, che con il caso Apple ha fatto da apripista in Europa, si sono creati degli importanti precedenti.
Difficile d’ora in poi non tenerne conto.
Le prossime multinazionali che potrebbero essere colpite in UK sono Facebook, Amazon, Apple e Microsoft che al momento non commentano.
Il social network in particolare resiste con un atteggiamento che rischia di far lievitare la rabbia dell’opinione pubblica britannica specie dopo la decisione del governo di avviare una politica di forte austerity.
Al momento non si conosce l’entità della cifra che Facebook avrebbe eluso ed il gruppo è stato sentito dalla HM Revenue & Customs relativamente ai bilanci 2010-2014.
La Commissione sta intensificando i propri sforzi per fare in modo che le multinazionali americani versino all’erario la grossa parte dei profitti realizzati con le vendite in UK.
Facebook difende il proprio operato e avanza dei dubbi sull’obbligo a versare nel Regno Unito.
Nel 2004 il social ha pagato 4.327 sterline di tasse sulle società.
Le autorità fiscali di tutta Europa stanno procedendo su questo fronte con l’obiettivo di recuperare le tasse non versate dalle multinazionali. Parliamo di milioni e milioni di imposte eluse grazie alle pratiche di ottimizzazione fiscale e il traghettamento dei profitti verso Paesi compiacenti.
L’Irlanda è nel mirino ed entro febbraio l’Antitrust Ue deciderà se sanzionare pesantemente Apple per aver goduto di un regime fiscale agevolate grazie all’accordo con il governo di Dublino.
Ma ce ne sono tanti altri, come il Lussemburgo, al punto da spingere la Ue ad accusare alcuni Paesi membri di concorrenza fiscale ‘sleale’.
Da quattro anni a questa parte, grazie a nuovi poteri assegnatigli, l’autorità fiscale del Regno Unito ha aumentato la pressione sulle multinazionali.
Facebook sostiene d’aver accantonato dei soldi per un’eventuale accertamento fiscale ma non ne ha rivelato l’entità perché ritiene di aver agito correttamente quindi spera di spuntarla.
La HMRC sta lavorando con le autorità fiscali di altri cinque Paesi sulla sospetta evasione di altre tech company. Al momento due terzi delle grandi società che operano in UK sono oggetto di indagine.
I conti di Apple e Amazon, anche loro nel mirino, non rivelano accantonamenti per potenziali dispute fiscali nel Regno Unito.
Facebook dovrà dimostrare di non avere una stabile organizzazione in UK e che i profitti non vengono generati dalle attività economiche realizzate in questo Paese.
Un portavoce di Facebook ha riferito che il gruppo ‘è in linea con le norme fiscali del Regno Unito’.
Dalla HMRC bocche cucite, fedeli alla linea di non commentare le indagini sulle singole società.
Ma qualche commento è uscito. Jim Harra ha detto alla BBC che “le multinazionali cominciano a muoversi con la consapevolezza che le cose stanno cambiando e che non potranno ancora per molto continuare come hanno fatto in passato”.