Il fisco

Web e tasse: dopo Apple, stretta dell’Italia su Google

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Si stringe il cerchio attorno a Google in Italia che presto potrebbe raggiungere un accordo con il fisco. La Ue intanto mette il Belgio all’angolo: dovrà recuperare 700 milioni dalle multinazionali ‘furbette’.

Il 2016 si preannuncia già come l’anno della resa dei conti per le multinazionali che bypassano il fisco.

Dopo la stretta della Ue e l’Italia che ha fatto da apripista in Europa con il caso Apple, che ha accettato di pagare 318 milioni di euro al fisco per definire un contenzioso inerente un’evasione contestata di circa 879 milioni di euro, arriva adesso il provvedimento della Commissione europea nei confronti del Belgio.

Le cose cominciano a muoversi e a produrre i primi risultati e ora Apple rischia anche una maximulta dalla Ue da 2,3 miliardi di euro per aver goduto di aiuti di Stato illegali in Irlanda.

 

In Italia accertamenti su Google, Facebook e Amazon

Nel nostro Paese le autorità procedono con gli accertamenti. Nel mirino anche Google, Facebook e Amazon sui quali l’Agenzia delle Entrate di Roma e la Procura di Milano stanno continuando a investigare, supportati dagli uomini della Guardia di Finanza.

Gli accertamenti vanno avanti da tempo e la prossima multinazionale del web che potrebbe chiudere un accordo col fisco dovrebbe essere Google che lo scorso anno aveva smentito la chiusura del caso.

La procura di Milano sta già indagando su una presunta maxievasione da quasi 1 miliardo.

Secondo i dati riportati oggi dal Sole24Ore, Google Italia ha registrato nel 2014 un fatturato di 54,4 milioni e un utile di 1,8 milioni.

Facebook ha archiviato ricavi per 6,3 milioni e utili per 284 mila euro.

Amazon in Italia si articola in tre società: Amazon Italia logistica (54,8 milioni di fatturato e 1,18 milioni di utili), Amazon Italia Services (19,2 milioni di ricavi e 379 mila euro di utili) Amazon Italia Customer Services (11,1 milioni di fatturato e 296 mila euro di utili).

L’altro aspetto importante dell’accordo di Apple in Italia, riguarda il tax ruling che ha permesso di indicare l’ammontare delle imposte da versare nei prossimi anni all’Agenzia delle Entrate.

In sostanza le autorità italiane hanno ottenuto che Apple riconoscesse l’esistenza di una stabile organizzazione in Italia. Il gruppo deve quindi versare le imposte là dove produce gli utili, così come chiede la Ue, sciogliendo uno degli aspetti più spinosi che in tutti questi anni ha permesso alle multinazionali di sfuggire alle tasse con un complesso sistema di profit-shifting.

 

Only in Belgium: 700 milioni da recuperare

Il Belgio è stato il primo Paese che nel 2016 è stato colpito da una misura della Commissione Ue secondo la quale i vantaggi fiscali selettivi concessi dal Paese rappresentano una forma di aiuti di Stato illegali.

Il regime, in vigore dal 2005, ha avvantaggiato almeno 35 multinazionali, prevalentemente dell’Ue, che ora devono restituire le imposte non versate al Belgio.

La Commissione ritiene che l’importo complessivo da recuperare ammonti a circa 700 milioni di euro.

Le autorità fiscali belghe devono ora stabilire quali imprese hanno effettivamente beneficiato del regime fiscale illegale e l’importo esatto delle imposte da recuperare presso ciascuna impresa.

Belgio-Ue-Tasse

Margrethe Vestager: ‘I vantaggi fiscali danneggiano la concorrenza nella Ue’

“Il Belgio ha concesso ad alcune multinazionali significativi vantaggi fiscali che violano le norme Ue sugli aiuti di Stato e alterano la concorrenza basata sui meriti, ponendo i concorrenti più piccoli che non fanno parte di un gruppo multinazionale in una situazione di disparità”, ha dichiarato il Commissario Ue all’Antitrust, Margrethe Vestager, precisando che “La prassi con cui un paese concede ad alcune multinazionali vantaggi fiscali illegali, che consentono loro di evitare il pagamento delle tasse sulla maggior parte dei propri utili effettivi, danneggia seriamente la concorrenza leale nell’Ue, in definitiva a scapito dei cittadini.”

Il regime sugli utili in eccesso era stato pubblicizzato dalle autorità fiscali con lo slogan “Only in Belgium“. Ha avvantaggiato solo alcune multinazionali mentre le società singole attive solo in Belgio non avevano diritto ad analoghi vantaggi.

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