L'annuncio

Web e fisco, la Ue prende ancora tempo su Apple e Google

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Il Commissario Vestager ha annunciato che ci vorrà più tempo perché sono emersi nuovi particolari. Passo indietro nella battaglia contro chi bypassa il fisco?

L’indagine Ue sulla situazione fiscale di Apple in Irlanda richiederà più tempo del previsto a causa della grande mole di dati da esaminare.

Lo ha dichiarato ieri il Commissario Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager, davanti al Parlamento europeo. Un passo indietro di fronte alla resa dei conti con l’azienda più ricca e potente del mondo?

Apple rischia una multa che potrebbe arrivare a 19 miliardi di euro e lo scorso gennaio il Ceo Tim Cook è volato a Bruxelles per incontrare Vestager e forse illustrarle le conseguenze pesanti che avrebbe un simile provvedimento sulle casse di Apple.

Nel 2014 l’Antitrust Ue ha accusato Dublino di aggirare le regole fiscali internazionali, consentendo ad Apple di trasferire in Irlanda decine di miliardi di euro di profitti realizzati all’estero, per avvantaggiarsi di una tassazione più favorevole in cambio della creazione di posti di lavoro nel Paese.

Vestager ha detto agli europarlamentari d’aver chiesto delle informazioni aggiuntive che hanno aperto nuovi filoni di inchiesta dopo le osservazioni giunte dall’Irlanda.

“La prima priorità è la qualità del dossier… Ed è per questo che è molto difficile fare previsioni su quando i documenti saranno pronti per prendere una decisione“, ha indicato il Commissario Ue.

L’Irlanda e Apple smentiscono che ci sia tra loro un accordo fiscale.

Vestager ha anche annunciato d’aver chiesto alle autorità fiscali britanniche ragguagli sul dossier che riguarda Google a seguito della denuncia presentata da alcuni parlamentari d’oltremanica sull’accordo molto ‘soft’ concesso alla compagnia di Mountain View per mettere a posto la propria posizione contributiva.

Si parla di 172 milioni di euro, una cifra considerata irrisoria.

“Siamo in contatto con le autorità britanniche sul dossier Google ma siamo ancora agli inizi“, ha precisato Vestager.

Alla vigilia del suo viaggio negli Stati Uniti, il Commissario Ue ha respinto al mittente le accuse di ‘protezionismo digitale’ rivolte alle Commissione da Washington.

In vista della direttiva Ue contro l’erosione della base imponibile sulla scia dell’accordo siglato a livello Ocse e G20, le indagini accelerano ma è troppo presto per sapere quando si chiuderanno.

Apple si è sempre giustificata sostenendo di essere “il più grande contribuente del mondo” con 13,2 miliardi di dollari di imposte pagate nel 2015 al tasso del 26,4%.

La multinazionale non è però disponibile a pubblicare le cifre europee. Si tratta di dati ‘riservati’ almeno fino a quando non sarà obbligatorio rendere trasparenti i rapporti Paese per Paese.

Per Google i nuovi approfondimenti riguardano in particolare l’accordo annunciato a fine gennaio col governo britannico per sistemare la posizione contributiva del gruppo degli ultimi dieci anni.

La Ue ha chiesto ulteriori dettagli di questo accordo dopo che il Partito indipendentista scozzese ha denunciato la ‘mancanza di trasparenza’ di questa intesa, asserendo che Google è stata avvantaggiata e ha accettato di buon grado evitando di passare sotto le Forche Caudine della tassa sull’evasione – Diverted Profits Tax – entrata in vigore dal 1° aprile 2015.

Secondo il Wall Street Journal, che cita fonti vicine al dossier, la Ue starebbe esaminando anche la regia pubblicitaria di AdSense per capire se Google limita i margini di manovra degli editori nella distribuzione della pubblicità gestita dai competitor.

Queste nuove indagini sono in linea con le osservazioni che la scorsa primavera ha formulato Vestager in occasione della denuncia formale contro Google per il sospetto di abuso di posizione dominante nella ricerca online e l’apertura in parallelo di una procedura d’esame sull’ecosistema Android.

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