Apple è da tempo nel mirino della Commissione Ue che dall’estate scorsa indaga sulle sue pratiche di ottimizzazione fiscale, messe in campo per eludere le tasse, e sugli accordi stretti in questo senso con il governo irlandese.
Se la Ue dovesse confermare l’esistenza di aiuti di Stato, la compagnia americana sarebbe chiamata a un lauto rimborso.
A lanciare l’allarme è la stessa Apple che in Italia rischia il rinvio a giudizio per una possibile evasione di 879 milioni di euro.
La società che finora si era rifiutata di commentare l’ammontare delle possibili sanzioni, adesso ammette che potrebbe subire un grosso ‘danno finanziario’.
La Ue ha, infatti, dato una svolta alla condotta ‘soft’ tenuta finora nei confronti delle web company. Non a caso qualche settimana Google, dopo una lunga indagine dei servizi Antitrust di Bruxelles, ha ricevuto la Comunicazione di addebiti.
E Francia e Germania non mollano la presa. La scorsa settimana i due Ministri dell’Economia hanno, infatti, scritto alla Commissione Ue chiedendo drastici interventi sulle multinazionali di internet, pena il rischio di danneggiare la concorrenza sul Mercato Unico Digitale.
Secondo il Financial Times, che cita fonti Ue, la sanzione per Apple potrebbe superare il miliardo di euro.
Sarebbe un nuovo record in materia di indagini sugli aiuti pubblici illegali.
Nel rapporto finanziario trasmesso martedì scorso all’Autorità statunitense di Borsa, la Sec (Securities and Exchange Commission), Apple avverte: “Se la Commissione europea si pronuncerà contro l’Irlanda, il Paese potrebbe chiedere il rimborso delle imposte dovute negli ultimi dieci anni e l’importo potrebbe essere sostanziale“.
L’Irlanda ha già cambiato rotta e, dopo le indagini avviate dalla Ue, dal primo gennaio 2015 ha deciso di cancellare il famoso ‘Double Irish’ che permetteva a tante multinazionali, spesso operanti sul web, di pagare tasse irrisorie.
Considerata l’ampiezza del fatturato, i profitti e le imposte versate da Apple, l’impatto potrebbe quantificarsi in un miliardo di dollari o anche più. Resta difficile quantificarlo in dettaglio.
Secondo le stime del Financial Times, potrebbe costare all’azienda fino al 5% della media dei profitti pre-tasse degli ultimi tre anni, parliamo quindi di una cifra pari a più di 2,5 miliardi di dollari.
Oltreoceano Apple è finita nel mirino anche di una commissione parlamentare di inchiesta nel 2013 con l’accusa di evitare di pagare le tasse negli Stati Uniti grazie al passaggio dei profitti attraverso la filiale irlandese.
Un portavoce della compagnia ha detto chiaramente: “Apple è sottoposta alle stesse leggi fiscali di numerose altre aziende internazionali che esercitano un’attività commerciale in Irlanda”.
Quanto all’Irlanda, il governo difende la propria politica fiscale e ha già fatto sapere che ricorrerà alla Corte di Giustizia Ue in caso di decisione sfavorevole.
Nella decisione preliminare pubblicata a settembre, la Commissione ha sottolineato che le autorità irlandesi hanno concesso un vantaggio ‘selettivo’ ad Apple.
Bruxelles sospetta che ci sia un accordo fiscale dal 1991, con alcune modifiche apportate nel 2007, che prevede di concedere ad Apple un tasso di imposizione del 2% contro il 12,5% riservato alle altre multinazionali che operano nel Paese.
La Commissione deciderà entro giugno dopo aver ascoltato tutte le parti di questo possibile accordo.
Alla stessa stregua, il nuovo Commissario alla Concorrenza Margrethe Vestager si pronuncerà anche sui casi di Starbuck’s, Fiat e Amazon.