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Washington annuncia nuovi dazi, saliranno al 100% sulle auto elettriche e al 50% sui semiconduttori ‘made in China’

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Gli effetti delle presidenziali USA del prossimo novembre sull’economia e i mercati di tutto il mondo non tardano a farsi sentire e lo scontro con Pechino si fa più forte, soprattutto in termini di nuove tariffe sulle importazioni di tecnologie chiave: dalle batterie per la mobilità elettrica ai semiconduttori, passando per le celle solari e i minerali essenziali. Attesi però risultati limitati.

Biden pronto a colpire Pechino nei settori più strategici

Non manca molto alle elezion presidenziali americane, che si svolgeranno il prossimo novembre, e il Presidente in carica, Joe Biden, ha bene in mente quali sono le sue priorità per il Paese: crescita economica e posti di lavoro in settori considerati strategici per gli interessi nazionali.

Attorno a questi settori, che hanno certamente una rilevanza globale, da qualche anno è in corso una guerra commerciale tra Washington e Pechino, soprattutto sui veicoli elettrici e le batterie, i pannelli solari e i semiconduttori, compresi i minerali e i metalli essenziali per le industrie tecnologicamente avanzate.

Nel comunicato a firma del Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, diffuso nelle ultime ore si legge: “Le pratiche commerciali sleali della Cina riguardanti il ​​trasferimento di tecnologia, la proprietà intellettuale e l’innovazione stanno minacciando le imprese e i lavoratori americani. La Cina sta inoltre inondando i mercati globali con esportazioni artificialmente tenute a basso prezzo. In risposta alle pratiche commerciali sleali della Cina e per contrastare i danni che ne derivano, oggi il presidente ha ordinato al suo rappresentante commerciale di aumentare le tariffe ai sensi della sezione 301 del Trade Act del 1974 su 18 miliardi di dollari di importazioni dalla Cina per proteggere i lavoratori e le imprese americane”.

Un trasferimento “forzato” di tecnologie, competenze e capacità che ha determinato con successo la supremazia cinese in diversi settori chiave, anche per l’economia americana, secondo la Casa Bianca.

Nuovi piani tariffari

Diversamente dalla presidenza USA di Donald Trump, intenta a colpire le importazioni cinesi a tutto tondo (tassazione al 10% su 300 miliardi di dollari di beni e prodotti provenienti dalla Cina), l’attuale guidata da Biden punta più a singoli dazi per specifici settori, con l’obiettivo di favorire l’industria energetica nazionale e quella delle tecnologie a basso impatto ambientale.

i nuovi piani tariffari decisi da Biden in queste ore sono relativi ai seguenti settori chiave: acciaio e alluminio, semiconduttori, veicoli elettrici, batterie, minerali critici, celle solari, gru da terra e prodotti medicali.

I dazi su auto elettriche, batterie, semiconduttori e solare fotovoltaico

Per quel che riguarda le auto elettriche, con il fine di difendere imprese e lavoratori degli Stati Uniti, si legge nel comunicato presidenziale, “ai sensi della Sezione 301, l’aliquota tariffaria aumenterà dal 25% al ​​100% nel 2024”.

Passando alle batterie gli ioni di litio per veicoli elettrici, l’aliquota tariffaria aumenterà dal 7,5% al ​​25% nel 2024, mentre l’aliquota tariffaria sulle batterie agli ioni di litio per veicoli non elettrici aumenterà dal 7,5% al ​​25% nel 2026. L’aliquota tariffaria sui componenti delle batterie aumenterà dal 7,5% al ​​25% già nel 2024.

Per i semiconduttori, invece, l’aliquota sarà aumentata dal 25 al 50% entro il 2025. Stesso discorso per le celle del fotovoltaico solare, che vedranno applicati dazi sulle importazioni cinesi fino al 50% entro quest’anno.

Le proteste di Pechino

Come lecito attendersi, la Cina ha messo in guardia gli Stati Uniti sul fatto che i nuovi dazi americani su 18 miliardi di dollari di importazioni ‘made in China’ sono destinati ad avere un pesante impatto sulle relazioni tra i due Paesi.

Tutto questo“, si legge in una nota del ministero del Commercio, “influenzerà gravemente l’atmosfera della cooperazione bilaterale“.

L’invito di Pechino, pertanto, è quello di “rettificare immediatamente le azioni sbagliate e di annullare le misure tariffarie aggiuntive contro la Cina“.

Presidenziali, dazi ed effetti ‘spuntati’

L’annuncio di Biden non è solo finalizzato alla protezione dell’economia americana e dei relativi posti di lavoro, ma ha anche motivazioni politiche ben precise, che affondano nelle prossime Presidenziali di novembre.

Trump ha già detto di voler imporre dazi del 60% o più alti su tutte le importazioni cinesi, in una mossa destinata a esacerbare la guerra commerciale con Pechino. L’ex presidente ha inoltre messo in guardia l’industria automobilistica americana su un possibile “bagno di sangue” nel caso in cui dovesse perdere in novembre.

Proprio per spuntare la armi a Trump, Biden punta a muoversi in anticipo, come aveva lasciato capire nelle scorse settimane, promettendo di voler proteggere l’industria della quattro ruote americana e i suoi lavoratori dalla concorrenza straniera. 

Secondo gli analisti, le mosse delle ultime ore però, potrebbero avere effetti piuttosto limitati sulle imprese cinesi: “i produttori di auto elettriche infatti già evitano il mercato americano per i dazi al 25%, mentre le aziende attive nei prodotti legati all’energia solari esportano negli Stati Uniti tramite paesi terzi“, si legge sull’Ansa. 

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