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Voucher banda ultralarga, il 76% dei fondi a Tim. Concorrenza a rischio?

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Nei primi cinque mesi del piano voucher richiesti soltanto il 37% dei fondi disponibili, due terzi dei quali concentrati nelle mani di un solo operatore. Cosa fare per correggere il tiro in chiave pro concorrenziale in vista della fase 2.

Nella fase 1 dell’erogazione dei voucher per la banda ultralarga in Italia il 76% dei fondi sono finiti ad un solo operatore, vale a dire a Tim. Lo ha detto in audizione il ministro dell’Innovazione e della Trasformazione digitale Vittorio Colao. Il voucher è utilizzabile per la copertura dei costi di un nuovo abbonamento Internet casa con velocità di connessione da almeno 30 Mega in download e 15 Mega in upload oppure per l’upgrade del contratto esistente.

L’Antitrust ha recentemente raccomandato di riservare l’erogazione del voucher a connessioni di almeno 100 Mbps, privilegiando le tecnologie Gigabit.

Non certo un bel quadro dal punto di vista della concorrenza, con i restanti 94 operatori che si sono dovuti accontentare dei rimasugli. Il 20% ad altri tre soggetti e l’ultimo 4% agli altri. Dei primi 73 milioni di euro impegnati a cinque mesi dall’avvio del provvedimento, precisa La Stampa, oltre 55 milioni di euro sono finiti a Tim. Una cifra che potrebbe arrivare fino a 684 milioni di euro.

Tanto più che il ticket Tim-Dazn farà sicuramente leva sull’offerta del calcio per legare i clienti all’offerta di connettività, in attesa di nuovi sviluppi sulla Superlega che potrebbero in qualche modo coinvolgere Dazn nonostante la smentita.

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Evitare concentrazioni ed effetti distorsivi della concorrenza

Come evitare che i voucher per la banda ultralarga finiscano in maniera così massiccia nelle mani di un solo operatore?

Come salvaguardare la concorrenza?

E’ questa la domanda condivisa dal mercato, alla vigilia dello sblocco della Fase 2 delle misure relative ai voucher per la banda ultralarga destinati a famiglie e imprese con un Isee fino a 50mila euro. Una misura che al momento si trova al vaglio della Commissione Ue, e che riguarda lo sblocco di fondi pubblici per circa 900 milioni di euro per spingere la domanda di connettività.

Il video dell’audizione di Vittorio Colao del 13 aprile sulle linee programmatiche del suo dicastero

Al minuto 1.25.19 la dichiarazione di Vittorio Colao sui voucher.

Il flop della Fase 1

C’è da dire che nella fase 1 dei voucher, quella destinata alle famiglie a basso reddito con Isee fino a 20milia euro, sono stati attivati appena 118mila voucher in tutta Italia dedicati alle famiglie a basso reddito, per un totale di oltre 59 milioni di euro erogati. A cinque mesi dall’avvio della misura, le risorse impegnate ammontano a oltre 73 milioni di euro, pari a circa il 37% dei fondi disponibili. In altre parole, dei più di 200 milioni di euro a disposizione per le famiglie a basso reddito, in cinque mesi ne sono stati usati poco più di un terzo. E si tratta di un vero flop, vista la fame di banda larga in cui versa il paese evidenziata in maniera ancor più chiara dalle difficoltà di affrontare smart working e DAD per milioni di italiani in questi mesi di pandemia.

Cosa non ha funzionato?

Di certo, servirà una campagna di comunicazione ficcante per lanciare la fase 2 della campagna dei voucher. Inoltre, un suggerimento che arriva da Assoprovider è quello di erogare i voucher direttamente agli utenti finali e non prima agli operatori.

La fase 2

Nella fase 2, i bonus varieranno da 300 a 500 euro a seconda della velocità con una durata minima della sottoscrizione di 18 mesi, a meno di disservizi. Ma questo vuol dire che chi dovesse decidere di cambiare operatore per passare a una rete più veloce perderebbe il beneficio economico. Ed è per questo che sono prevedibili ricorsi all’Antitrust europeo.

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