La comunicazione online è una delle attività più complesse per un’azienda sia per la versatilità dello strumento che per le molteplicità aree di protagonismo che tale strumento offre rispetto ai media tradizionali: ecco pertanto perché merita di partire da alcuni principi che consentono di declinarla al meglio in un percorso di costante sperimentazione e crescente maturazione nella padronanza di strategie, tecniche e strumenti.
- partire dai bisogni del lettore: sia che si tratti della comunicazione sui social media che dei contenuti con cui far trovare un sito su Google, vale la regola per la quale più muoviamo dagli interessi e dai bisogni delle diverse “buyer personas” a cui ci rivolgiamo, più il nostro intervento sarà efficace;
- rispettare le caratteristiche delle piattaforme: le tecnologie che le presidiamo, i linguaggi che vi sono adottati e le aspettative dei lettori che le regolano creando la necessità di adeguare i nostri piani editoriali;
- giocare sul binomio «tempo reale» vs. «tempo di Internet» creando contenuti che sappiano adeguarsi ad entrambe le dimensioni rispettivamente per i motori di ricerca e i social media;
- partire dalla fine ed usare il metodo della «piramide rovesciata» per non far perdere tempo al lettore e, nello stesso tempo, permettere un approfondimento all’utente più esigente;
- prestare attenzione ai dati e servirsene per migliorare il design rispetto alla concreta user experience letta attraverso strumenti come la web analytics e le mappe di colore;
- avvalersi delle tecniche dell’usabilità, consapevoli che la lettura su un dispositivo retro-illuminato richiede “ancore visive” e quindi link interni, elenchi puntati; grassetti ed una organizzazione dove ogni paragrafo deve limitarsi a trasmettere un concetto, anche grazie a titoli specifici e formati grafici che ne agevolino la lettura;
- concentrarsi sull’esigenza di riscuotere fiducia grazie alla cura adeguata delle aree del “Chi siamo” e delle storie della azienda e delle persone che la rappresentano;
- avere un atteggiamento inclusivo e aperto, l’unico capace davvero di presidiare l’obiettivo del presidio della reputazione del marchio.
Come si può vedere, tali principi richiedono di investire sulla definizione di un “tono di voce” distintivo e coerente con i valori della marca, capace di sfruttare le peculiarità del contesto senza generare distorsioni e tradimenti. Come si dice, “be consistant, not uniform“.