#vorticidigitali è una rubrica settimanale a cura di @andrea_boscaro promossa da Key4biz e www.thevortex.it.
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Una delle caratteristiche meno considerate e più foriere di sviluppi nel mondo del marketing digitale e del commercio elettronico è data da tutte quelle tecniche tese a consentire l’automazione degli investimenti online e della variazione dei prezzi – il cosiddetto “dynamic pricing” al fine non solo di avere una previsione delle vendite, ma di poter ottimizzare le attività online in funzione del raggiungimento degli obiettivi desiderati.
Occorre infatti considerare che esistono servizi – uno per esempio si chiama Trendscout ed è stato presentato allo scorso E-commerce Forum – che consentono di importare all’interno di un pannello di controllo i concorrenti che debbono essere monitorati e i comparatori di prezzo che devono essere osservati al fine di avere in un’unica interfaccia l’evoluzione dei prezzi che i concorrenti praticano per specifici prodotti nonché l’evoluzione delle richieste così da poter avere evidenza dell’andamento del mercato e dell’opportunità che possono essere colte nonchè delle variazioni di prezzo. Tutto questo è possibile in contesto così trasparente come quello del commercio elettronico e permette di da aumentare la competitività all’interno dei merchant online.
La trasparenza delle informazioni consente poi di avvalersi della web analytics e dei big data che quesa consente di leggere – dati provenienti dal comportamento degli utenti sul sito sia in aggregato sia soprattutto disaggregandoli a seconda delle attività di marketing digitale sui social media, sui motori di ricerca e delle diverse forme di advertising online con cui possono essere portati sul sito – ed avere una visibilità dei diversi rendimenti così da poter non solo prendere delle decisioni su base manuale, ma anche avere un’indicazione predittiva dei ricavi e quindi dei margini che possono essere prodotti a seguito di maggiori o minori investimenti nelle diverse forme di marketing digitale.
Ovviamente questi algoritmi predittivi che si fondano sulle tecniche di machine learning e che quindi possono prevedere un ampio raggio di leve, dalla variazione dei prezzi all’attivazione di campagne pubblicitarie fino alla personalizzazione della raccomandazione dei prodotti all’interno del sito, si fondano sulla trasparente ammissione che alcuni strumenti di marketing digitale sono fatti per raccogliere – tra questi sicuramente le newsletter e il traffico organico – ed altri sono invece tesi a seminare come per esempio i social media e la pubblicità.
La continua evoluzione di questi algoritmi e soprattutto la loro diffusione all’interno del mondo del commercio elettronico consentirà pertanto di poter lasciar fare alle macchine il lavoro di ottimizzazione in corsa della nostra presenza online per potersi concentrare su ciò che effettivamente fa la differenza e che non può essere demandata agli algoritmi: l’attenzione al customer care, la valorizzazione del brand ed il racconto di una storia. Probabilmente i prossimi anni saranno tutti tesi a sviluppare questi ultimi concetti e a consolidare le attività di automazione che oggi sono solo agli albori.