Solamente il 12% degli acquisti online europei sono stati fatti al di fuori del proprio mercato nazionale ed è evidente che questo limite testimonia l’inefficacia del commercio elettronico non solo come leva per un vero mercato unico comunitario, ma anche come strumento di crescita per le aziende.
Quali sono i limiti e quali sono le aree che occorre affrontare per superare questo limite?
– l’analisi della domanda porterà a definire correttamente i Paesi target ed in questo sono utili tool come Facebook Audience Insights, Google Market Finder, Consumer Barometer e, per i marketplace, Terapeak;
– la molteplicità delle normative sui diritti dei consumatori (data protection, comunicazioni commerciali, recessi, …) determina una complessità non facile da superare;
– la mancata trasparenza delle condizioni e dei costi delle spedizioni è tale da aver richiesto alla Commissione Europea la proposta di azioni sulla “Parcel delivery”;
– l’uso tattico dei marketplace – e in qualche caso dei loro servizi di fullfillment – per ridurre la complessità di fronte a nuovi mercati che si intende affrontare.
– il marketing digitale, anche di fronte a orizzonti comuni come i motori di ricerca, richiede un’attenzione particolare nel caso di attività estere: un corretto uso dei tag href_lang e un’appropriata mappatura dei contenuti rispetto alle url e ai suffissi dei domini aiuterà Google a indicizzare correttamente il sito, anche grazie a Google Search Console.
Solo un lavoro di coordinamento e di controllo svolto dall’Unione Europea potrà veramente aiutate le imprese a cogliere le opportunità del commercio elettronico internazionale, ma è responsabilità delle associazioni di categoria nazionali creare terreno fertile perché il cambiamento avvenga.