La scorsa settimana un decreto del Governo ha obbligato i canali televisivi ad accrescere la quota di film e fiction italiani in prima serata includendo in tale obbligo anche streaming tv come Netflix e Amazon: è evidente quanto la richiesta risulti bizzarra per piattaforme come queste ultime che invitano gli spettatori a fruire di contenuti on-demand anzichè secondo un palinsesto predefinito.
Il provvedimento appare inoltre antistorico in un contesto dove aumenta la libertà dalla programmazione per tutte le fasce d’età ed in particolare per i Millennials che nel 55% dei casi non si lasciano più guidare dalla programmazione tradizionale (fonte Doxa 2017);
La digital transformation nel mondo della TV agisce pertanto a più livelli e sta intervenendo profondamente nelle abitudini degli spettatori del nostro Paese:
- aumenta l’uso di streaming tv digitali come Netflix, Now.tv, Infinity che, secondo il Censis, sono viste dal 11,1% degli italiani e dal 20,6% di coloro che hanno fra i 14 e 29 anni: tali canali stanno competendo fortemente nell’ampliamento dell’offerta e nella differenziazione dei modelli di abbonamento anche attraverso soluzioni pay-per-view. Negli Stati Uniti del resto, le TV in streaming sono già oggi il modo principale con cui la fascia 18-24 guarda la TV (fonte Pew Research Center, agosto 2017);
- diventa più continua la fruizione di contenuti televisivi grazie alla diffusione di app (come Sky Kids) che permettono di salvare i programmi e vederli nel momento in cui non si è connessi in wi-fi;
- in virtù della diffusione di smartphone e tablet e del loro utilizzo in “second-screen” ovvero in combinazione con altri mezzi, cresce la propensione a commentare sui social i programmi televisivi in diretta;
- aumenta l’offerta di programmi televisivi fruibili online gratuitamente con pubblicità sia da parte degli operatori incumbent – Rai.tv ha di recente rilanciato la propria app – che da parte delle grandi piattaforme digitali come Facebook e Youtube.
A questo proposito, durante l’estate Facebook ha lanciato negli Stati Uniti la sua piattaforma di streaming tv online grazie all’accordo con alcuni produttori di contenuti non tradizionali (es. Humans of New York) e con una qualità video HD che si incrocia con tutte le funzionalità social di Facebook. Da non dimenticare la corsa a cui la stessa Facebook sta partecipando per avere sempre più diritti di trasmissione di competizione sportive in diretta.
La competizione con Youtube si espande quindi dopo che entrambe i network hanno migliorato i servizi offerti ai produttori di video on demand e in diretta e dopo che Google ha deciso di entrare nel campo televisivo con il lancio di Youtube TV, la streaming TV a pagamento con contenuti realizzati da canali tv e nuovi content provider.
Nel nostro Paese il 2018 sarà segnato dall’introduzione della connettività 5G, un investimento che renderà ancor più interessante quindi osservare la competizione fra tutti i soggetti che abbiamo nominato senza dimenticare chi, come Apple ed Amazon, pur partendo in Italia da una posizione di late mover, può però fare leva su una base di potenziali clienti particolarmente interessante grazie alla diffusione degli ecosistemi su cui i loro video verranno riprodotti come iTunes e Amazon Prime.
Se tale competizione migliorerà l’offerta e la renderà ancora più competitiva, allora avrà avuto ragione Reed Hastings, il fondatore di Netflix, a pensare che il vero nemico di tutto questo è il sonno.