#vorticidigitali è una rubrica settimanale a cura di @andrea_boscaro promossa da Key4biz e www.thevortex.it.
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Gli utenti di Chrome, e più in generale tutti coloro che avessero scaricato le app di Google per smartphone e tablet, avranno notato l’icona di un microfono all’interno del box di ricerca: invitandovi a non fare questo test in presenza di altri, ma al riparo di occhi indiscreti, è possibile rivolgere a Google una domanda sotto forma vocale tipo “Quanto è alta la Torre Eiffel?” ed attendere l’immediata risposta del software.
Questo quesito fa parte dei quindici milioni di lemmi per i quali il motore di ricerca tende a restituire in prima persona – per così dire – la risposta andando la ad attingere soprattutto da Wikipedia: si tratta della combinazione fra la “conversational search” e il Knowledge Graph.
La conversational search è alla base di Google Now e punta, come Siri per il mondo Apple a interrogare la Rete con il riconoscimento vocale e a restituire risultati attingendoli a informazioni presenti nell’indice di Mountain View o dati personali legati al comportamento dell’utente come Calendar. L’intento evidente è di slegare nel futuro l’uso del digitale dall’hardware come oggi lo conosciamo e distribuirlo su più dispositivi, totem e pannelli che saranno ospitato in uffici, luoghi pubblici, città. Personalizzazione dei risultati e ricerca locale faranno il resto per rendere Google sempre più a disposizione delle nostre vite.
Il fatto che il software abbia poi inteso dare il risultato dell’altezza della Torre Eiffel senza rimandare a siti esterni è poi frutto del Knowledge Graph, la tecnologia che mira a comprendere l’intento della ricerca e a presentare l’informazione più pertinente ed accreditata presente sul Web: in ballo qui non vi è solo l’intelligenza artificiale che mira ad essere il vero obiettivo strategico che si pongono gli ingegneri californiani, ma anche la capacità di Google di essere non più solo una tecnologia ponte, ma anche una tecnologia destinazione così da trattenere il più possibile le persone dentro ambienti proprietari e così massimizzare la conoscenza che si ha di loro e l’erogazione di più e di più pertinenti messaggi pubblicitari.
L’Interest Graph che Google persegue attraverso le ricerche fatte, i siti visitati, le informazioni condivise è infatti il grande terreno di confronto con Facebook, Amazon e Twitter e si pone come la frontiera più avanzata con la quale le piattaforme digitali conosceranno sempre più noi per guadagnarsi il nostro tempo, la nostra attenzione e il valore che tutti noi produrremo online.