La scorsa settimana il Legislatore ha normato la modalità con la quale influencer ed editori online debbono indicare chiaramente i contenuti che rappresentano una forma di comunicazione pubblicitaria: anche se in realtà il codice di autodisciplina già determinava di farlo con tag “adv” o simili, tale provvedimento alza ulteriormente l’asticella per fornire indicazioni chiare a vantaggio dei lettori, dei consumatori e del mercato.
Questo cambiamento, coniugato al bisogno di produrre, da parte di influencer ed editori, contenuti sempre più adeguati a minimizzare il tasso di rimbalzo derivante dal traffico mobile e social e sempre più efficaci in termini di distribuzione sui social media così da essere «shareable» e quindi produrre accessi qualificati ai partner commerciali, rende ancor più interessante l’ascesa del cosiddetto “shoppable content“.
Di cosa si tratta?
Un contenuto “shoppable” può essere:
- un’immagine, presente su un blog, che contiene tag linkati a schede prodotto che consentono l’acquisto online;
- un contenuto editoriale che contiene tali immagini descrivendone le caratteristiche così da risultare esplicativo, curatoriale o ispirazionale;
- un video che, nel rappresentare una storia, favorisca l’approfondimento ai prodotti presenti e ne agevoli la scoperta attraverso i relativi tag inseriti nel filmato;
- un post, su Facebook, su Instagram e su Pinterest con tali tag.
È evidente che la maturità del commercio elettronico, anche nei settori legati alla moda e al lusso, sta favorendo lo sviluppo di questo format così come l’ascesa di forme narrative che su Internet lo valorizzano come il branded content e il native advertising.
Se nuovi tool favoriscono la realizzazione tecnica di “shoppable content” (es. Thinglink), le stesse piattaforme social oggi stanno mettendo a disposizione nuovi strumenti per veicolarlo al meglio:
- Pinterest ha da tempo rilasciato le funzionalità “buyable pin” e “shop the look”;
- Facebook ha introdotto per tutte le Pagine le Vetrine in cui caricare vere e proprie schede prodotto taggabili all’interno di post testuali e video;
- da qualche mese, è possibile non solo taggare prodotti, ma anche taggare i partner commerciali attraverso i co-branded post su Facebook;
- anche sul piano pubblicitario, sono oggi presenti le Collezioni ovvero i formati creativi con i quali il prodotto taggato può essere promosso attraverso una visualizzazione mobile full-screen;
- Instagram sta sperimentando i co-branded post negli Stati Uniti.
Di fronte ad una navigazione sempre più social e mobile, è pertanto evidente che scelte di contenuto “shoppable” possono pertanto essere nuove frecce nella faretra di chi ha interesse, per ragioni di target, a stimolare in tale modo un acquisto immediato o a usare la leva emozionale per fare scoprire un nuovo bene.