Il Geomarketing, disciplina nata ben prima di Internet e da sempre al servizio delle scelte strategiche ed operative delle aziende, consiste nell’utilizzo di informazioni georeferenziate (prodotte, a vario titolo, dal comportamento degli utenti o rese disponibili da parte di fonti sia pubbliche che private) per condurre attività di business intelligence, di marketing ed anche di narrazione di un territorio.
È evidente che, grazie ad un utilizzo sempre più pervasivo degli smartphone e della connettività in mobilità, le grandi piattaforme digitali abbiano sempre più a disposizione informazioni locali e restituiscano a loro volta sempre più dati alle aziende sul territorio perché questo incentiva iniziative di comunicazione e campagne pubblicitarie geotargetizzate.
Per fare un esempio, Google My Business rendono disponibile l’indicazione del luogo da dove vengono più visualizzate le indicazioni stradali dell’impresa e Facebook Insights restituiscono l’ora di massima densità di utenti – e le loro caratteristiche demografiche – in prossimità dell’esercizio commerciale. Allo stesso modo, tool come Geosearchtool restituiscono video YouTube a partire da luoghi e keyword o le Snap Maps posizionano su una mappa interattiva le Stories creata sul social network.
Tutti questi dati georeferenziati hanno però bisogno di strumenti di rappresentazione grafica così da favorirne la lettura e l’interpretazione: Google My Maps e Google Drive Fusion Tables sono perfetti sia per questo che per realizzare social objects da condividere online.
Se il digitale accresce e perfeziona dunque i dati a disposizione della location intelligence, il geomarketing se ne avvale per consegnare i messaggi al momento giusto e nel luogo giusto ed è una potente arma di tutti gli attori della filiera.