#vorticidigitali è una rubrica settimanale a cura di @andrea_boscaro promossa da Key4biz e www.thevortex.it.
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Uno dei termini di cui si parla più di frequente in questi ultimi mesi nel mondo del marketing digitale riguarda il concetto e le strategie “mobile-first”.
L’applicazione di questo termine proviene soprattutto dal mondo editoriale che aveva appena superato le difficoltà legate allo sviluppare processi digital-first che non vedessero nel sito un by-product del prodotto cartaceo tradizionale, ma che valorizzassero appieno le proprie competenze anche sul Web. In realtà ancora c’è molto da fare sul digital-first laddove si consideri come l’esperienza digital viva di funzionalità radicalmente diverse da quelle che si traggono alla lettura di un giornale o di un libro ed includano caratteristiche di interattività, liquidità dei contenuti e loro organizzazione granulare è distribuita ben diverse.
Il successivo mantra “mobile-first” ne è il degno erede tanto in termini di priorità che, ancora di aspetti da migliorare, e parte dalla comprensione di come la navigazione di news e contenuti è sempre più mediata da smartphone e tablet e dagli ambienti che da quei dispositivi si navigano.
Il New York Times ha di recente inibito per qualche ora ai propri redattori la navigazione desktop per sensibilizzarli al tema e aiutarli a riflettere sulle seguenti scelte:
– l’ottimizzazione dei siti per il mobile non solo su un piano tecnologico, ma anche di usabilita (organizzazione dei contenuti e dei menù, velocità di caricamento, aspetto tecnici del codice);
– il ripensamento delle strategie editoriali alla luce della diffusione di contenuti audio, foto, video con il giusto accento su piattaforme come Instagram e Twitter. Di qui iniziative come #bbcgofigure su Instagram o Eye Witness del Guardian;
– la “cardification” con la quale si domano i social media da parte di editori come Il Post;
– i primi esperimenti di informazione su Whatsapp come il servizio di assistenza della Bbc sull’Ebola e le app basate sul riconoscimento vocale come Luka.
Il mobile-first deve poi considerare, tanto in termini di contenuto quanto di modello di business, il giusto approccio nei confronti di Facebook soprattutto in chiave mobile dove il tasso di rimbalzo e il valore della navigazione sul sito è fisiologicamente più basso. A quel punto il giusto ragionamento non va tanto sull’adattamento al dispositivo quanto sulla focalizzazione rispetto all’utente.