Doppio appuntamento oggi per Tim, con il cda per la nomina del nuovo Ad e la riunione del comitato sull’esercizio del golden power a Palazzo Chigi. Secondo quanto anticipato da Reuters e Radiocor, il ruolo di amministratore delegato lasciato vacante da Flavio Cattaneo sarà affidato ad Amos Genish, entrato in Tim a fine luglio con il ruolo di direttore operativo. Genish, ex ufficiale dell’esercito israeliano, ha ricoperto in passato il ruolo di Ceo di Vivo, la filiale brasiliana di Telefonica, e proviene da Vivendi, dove ricopriva il ruolo di Chief convergence officer.
Arnaud De Puyfontaine, che ricopre ad interim il ruolo di Ad di Tim, dovrebbe essere confermato alla presidenza, mentre Giuseppe Recchi dovrebbe mantenere la carica di vice presidente esecutivo con deleghe sulla sicurezza e su Sparkle. Proprio sulla società che gestisce i cavi sottomarini del gruppo sono puntati i fari del comitato che a Palazzo Chigi sta valutando l’esercizio dei poteri speciali (golden power). Questo asset è considerato strategico per la sicurezza nazionale al pari di Telsy, la società del gruppo che fra le altre cose gestisce le comunicazioni criptate del Governo.
Dopo l’incontro bilaterale di ieri a Lione fra Gentiloni e Macron sui cantieri navali Stx, chiuso con un accordo che prevede la maggioranza del 51% a Fincantieri nell’impresa navale (giudicato positivamente dal ministro Calenda), il Governo sembrerebbe orientato ad un esercizio “morbido” del golden power, che si limiterebbe ad una sanzione per la mancata notifica da parte di Vivendi dell’assunzione di “direzione e coordinamento” di Tim, questione della quale non si è parlato nel bilaterale di ieri.
Nessuna decisione sull’esercizio dei poteri di veto da parte del governo è attesa per oggi, ma non è escluso che il Cdm che si terrà nel pomeriggio affronti la questione alla luce dei risultati dell’istruttoria del comitato di Palazzo Chigi.
Secondo alcuni analisti, la nomina di Genish ad amministratore delegato sarebbe una conferma ulteriore del “controllo di fatto” di Vivendi su Tim, posizione sostenuta dalla recente pronuncia Consob, contro la quale sia Vivendi sia Tim hanno fatto ricorso.
Insomma, la situazione è alquanto ingarbugliata e il Governo starebbe inoltre vagliando il perimetro su cui applicare il golden power (soltanto su Sparkle e Telsey? Su tutta la rete? E, in questo secondo caso, ne potrebbe prescrivere la separazione societaria?).
Intanto ieri i sindacati (Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil) hanno diramato una nota congiunta sulla vicenda golden power, di fatto bocciando “l’operazione Open Fiber” e l’idea di puntare alla realizzazione di due reti nel nostro paese. “Le risorse impegnate nell’operazione ‘Open Fiber’ –si legge nella nota – possono essere più utilmente destinate alla ricapitalizzazione di TIM, con conseguente costituzione di un nucleo stabile di controllo che indirizzi l’azienda a garantire gli investimenti necessari allo sviluppo del Paese anche nell’ottica del piano industria 4.0”.
Sempre ieri, l’intervento dei piccoli azionisti di Asati, che per uscire dall’impasse propongono scorporare la rete per farla confluire in una nuova società posseduta e controllata interamente da Tim, procedendo successivamente con la sua collocazione in Borsa.
In una lettera inviata a tutti gli azionisti, ai principali fondi di investimento e al Cda di Tim, Asati indica che “potrebbe essere ricalcato a questo scopo il modello adottato per costituire Inwit (la società delle torri mobili ndr) con una operazione che, ricordiamo, è poi stata una soluzione di successo. Questa nuova società dovrebbe comprendere, a nostro avviso, la rete fissa, quella mobile e anche Sparkle (viste le sinergie/interdipendenze che ci sono e chi si possono creare tra questa divisione di cavi sottomarini e le altre reti) ed è un errore pensare che la strategicità e la sicurezza degli asset è questione che riguarda solo questa, se pure rilevante, porzione di rete”.