Vincent Bolloré rilancia dopo aver incassato il no dell’Antitrust all’accordo commerciale tra la pay tv Canal+ e BeIN Sport.
Si tratta di un’intesa cruciale per il futuro di Vivendi, tanto che il presidente Bolloré era arrivato a minacciare la chiusura della tv a pagamento se fosse saltato.
In molti avevano pensato che le dichiarazioni dell’abile finanziere bretone volessero far pressing sull’Autorità francese della Concorrenza.
Difficile, infatti, credere che Bolloré volesse davvero vendere la pay tv dopo circa un anno di trattative con Mediaset per rilevare Premium e dopo aver parlato della trasformazione di Vivendi in una media company con vocazione paneuropea.
E’ vero Bolloré ci sperava e anche tanto nell’accordo con BeIN per far risalire gli abbonamenti di Canal+ dopo che in 5 anni ne sono stati persi 500 mila.
Ma così non è stato.
Dopo il rifiuto dell’Antitrust, Bolloré si è subito detto pronto a rilanciare con un piano B.
Prima di tutto, come ha già anticipato, bisogna ridurre le ore in chiaro che generano solo 60 milioni di euro di entrate pubblicitarie all’anno contro 1,5 miliardi di revenue che arrivano dagli abbonamenti.
Ridurre quindi le 6-7 ore trasmesse finora free-to-air a 1 o 2 ore massimo al giorno.
Piano B
Intanto il rilancio della pay tv passerà attraverso una drastica riduzione dei costi. Canal+, ha ricordato Bolloré, “è già a dieta da dove mesi” visto che si stima che nel 2016 perderà 400 milioni di euro.
Bolloré sta anche pensando a segmentare l’offerta di abbonamento in più fasce. Nei prossimi mesi saranno svelati i nuovi prezzi.
Il gruppo investirà anche di più sulla tv gratuita come D8, D17 o iTélé che diventeranno C8, Cstar e CNews grazie all’accordo con il Consiglio Superiore dell’audiovisivo del 9 giugno.
Raddoppiare i numeri
Per D8, Bolloré vuole raddoppiare le cifre già ottenute per raggiungere l’8% circa dell’audience, e puntare a lanciare Watch, una piattaforma di video on-demand con abbonamento che per fine anno sbarcherà in Germania, Italia, Spagna e America Latina.
Per rilanciarsi, Vivendi conta molto anche sulla sinergia tra differenti servizi, come la musica, i film, le serie tv, i videogame, lo streaming…
Per questa mission, Vivendi ha già avviato una serie di trattative con gli operatori tlc e in particolare con quelli di cui è già azionista, Telecom Italia (24,7%) e Telefonica (0,95%).
Il gruppo, ha indicato Bolloré a Le Monde, sta ‘discutendo’ anche nei Paesi Bassi con Vimpelcom e ovviamente in Francia dove è già attivo il servizio OTT CanalPlay.
“Orange e Free sarebbero dei partner naturali visto che SFR è già un gruppo integrato e Bouygues Telecom si sta integrando“, ha sottolineato ancora Bolloré.
Questa ‘integrazione’ è la chiave di volta della strategia della ‘nuova Vivendi’. Bolloré, scrive ancora Le Monde, la tira fuori quando ci si mostra scettici sulle virtù della convergenza tra contenuti e fibra.
Per stringere accordi di distribuzione, è necessario ricorrere a costose partecipazioni nel capitale delle telco?
Vivendi, ha detto Bolloré senza mezzi termini, non ha alcun dogma.