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Vivendi: oltre Mediaset Premium, nel mirino anche la Tv in chiaro

Vivendi

Occhi puntati su Vivendi che presto farà il suo ufficiale ingresso in Italia, mettendo in subbuglio l’attuale stato delle cose sia per quanto riguarda le tlc, dove al momento la situazione appare complicata specie sul versante della banda ultralarga con Enel in partita, che per la pay tv dove resta sempre aperta l’opzione Mediaset Premium.

Dalle telecomunicazioni alla tv, la holding francese potrebbe riservare diverse soprese per il mercato italiano, arrivando addirittura a modificarne gli equilibri.

Intanto si parte con Telecom Italia dove a fine maggio entrerà, rilevando la quota del 5,7% di Telefonica (8,3% in diritti di voto) come parte dell’accordo per la cessione agli spagnoli della brasiliana Gvt per 4,7 miliardi.

Ieri in occasione della presentazione dei risultati trimestrali, l’amministratore delegato di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, ha assicurato che il closing dell’operazione è previsto per il 28 maggio.

L’Ad ha assicurato che l’azienda “non intende rientrare nel settore delle tlc”, ma ha precisato che la quota in Telecom Italia “è un’opportunità”, nel senso che il gruppo resta aperto a sfruttare eventuali possibilità di manovra per lo sviluppo del proprio core business, che è quello dei contenuti e dell’entertainment.

In questo senso potrebbe essere fattibile un accordo con Telecom Italia, tipo quello siglato con Sky, per la trasmissione sulla fibra ottica dei contenuti della pay tv di Vivendi, CanalPlus.

La mission resta, quindi, quella di focalizzare le attività della holding sui media, avviata a marzo dello scorso anno con la cessione di SFR a Numericable.

Il gruppo ha anche ceduto, oltre a Gvt, Maroc Telecom, l’editore di videogiochi Activision Blizzard, e si ritrova adesso con in cassa un tesoretto da 15 miliardi di euro.

 

Scalata a Telecom Italia?

L’azienda però preferisce non sbilanciarsi più di tanto. Non lo ha fatto in conference call l’Ad Puyfontaine, né tantomeno il presidente Vincent Bolloré, principale azionista di Vivendi e uomo chiave per le future strategie del gruppo, avendo dalla sua legami molto forti con Mediobanca (di cui è principale azionista), ma anche con il finanziare franco-tunisino Tarak Ben Ammar, grande conoscitore del mercato italiano, e con la famiglia Berlusconi.

 

Sulla possibilità che Vivendi punti a una quote maggiore in Telecom Italia, Puyfontaine si è limitato a dire: “E’ ancora troppo presto”. Possibili evoluzioni saranno discusse “quando sarà chiusa l’operazione Gvt”.

 

Nel mirino Mediaset Premium e la Tv in chiaro

 

Sicuramente questo ci fa capire che l’opzione viene considerata dai vertici di Vivendi ma per saperne di più bisognerà attendere la fine del mese, così come occorrerà aspettare ancora per capire cosa deciderà l’azienda francese in merito a Mediaset Premium.

Anche in questo l’Ad ha detto: “E’ troppo presto per fare commenti. Seguiamo le evoluzioni come lo facciamo in altri Paesi”. Il gruppo però guarda con attenzione alla pay tv del Biscione e ad altre possibilità in Europa. Ma nel mirino c’è soprattutto l’Italia.

“In questo momento – ha aggiunto – non chiudiamo la porta a nessuna ipotesi, a nessuno scenario”, compreso il settore della tv in chiaro.

Forse Vivendi ha intenzione di lanciare un proprio canale free-to-air in Italia come ha fatto Sky con Cielo?

Quanto ai risultati, abbastanza solidi, Vivendi ha chiuso il primo trimestre con un fatturato di 2,492 miliardi di euro, in crescita del 7,5%, oltre le stime degli analisti che prevedevano ricavi per 2,423 miliardi di euro.

467 milioni di euro per rafforzare la presa su CanalPlus

Intanto lo stato maggiore di Vivendi ha annunciato un’Opa sulla Societé d’édition de CanalPlus (SECP)

Questa, controllata al 48,5% da CanalPlus che a sua volta fa interamente capo a Vivendi, vale oggi più di 962 milioni di euro, specie per la preziosa licenza per la tv terrestre.

Sotto SECP sono riuniti tutti i canali televisivi a pagamento e il servizio ‘replay’ di CanalPlus.

L’operazione potrebbe costare all’azienda circa 467 milioni di euro per rilevare le quote che ancora non possiede.

Il progetto di Bolloré e Puyfontaine non è comunque di arrivare forzatamente al 100% di SECP ma rilevare le quote minoritarie di cui vogliono disfarsi le banche e gli investitori istituzionali.

La mossa consentirà di semplificare le relazioni tra le diverse entità del gruppo e soprattutto di rafforzare il controllo in questo collegamento-chiave di Vivendi.

Prima del 2009 la legge vietava a un operatore di possedere il 100% di un canale terrestre. Finora nessuno in Vivendi aveva ritenuto utile rafforzare la presa su SECP, adesso però le cose potrebbero cambiare visto che Bolloré ritiene molto rischioso detenere meno del 50% di questo asset.

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