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Vivendi-Mediaset, Bollorè vince anche in Olanda su MFE. Schiarita in vista?

SILVIO BERLUSCONI

In Olanda Vivendi vince di nuovo su Mediaset nella querelle sulla governance di Media For Europe (MFE), la tv paneuropea voluta dal Biscione ma osteggiata dal gruppo francese. Il progetto però è da qualche tempo in stand by, dopo che già il Tribunale d Madrid aveva già bloccato l’iniziativa il 30 luglio. Ma dopo un mese di agosto pieno di messaggi in codice e richieste di riavvicinamento da parte dei francesi, un prossimo disgelo non è da escludere anche se per ora non c’è nulla di concreto e non è stato fissato alcun appuntamento ufficiale.

Sentenza della Corte di Giustizia Ue il 3 settembre

Nel frattempo, il 3 settembre la Corte di Giustizia Europea dovrebbe esprimersi sulla conformità alle norme europee del Testo unico sul sistema radiotelevisivo (Tusmar) italiano, in base al quale l’Agcom ha congelato nella fiduciaria Simon una quota del 20% detenuta in Mediaset da Vivendi, che resta con un 9,9% in mano a causa della contemporanea partecipazione in Tim, dove il gruppo francese è il socio di riferimento con il 23,9%. Una decisione per congelare i diritti di voto di Vivendi, che arrivò nella primavera del 2017 dopo che nel 2016 Vivendi intraprese una scalata ostile al capitale di Cologno Monzese, dove Fininvest è il primo azionista con il 44%. La rottura fra le parti è figlia del dietrofront di Vivendi all’acquisizione di Premium a causa di divergenze sul prezzo del deal.

Mediaset, semestrale l’8 settembre

Sul fronte dei conti, oltre all’appuntamento del 2 settembre di Mediaset Espana, è in programma l’8 settembre il cda di Mediaset che esaminerà la semestrale e verosimilmente farà il punto sul confronto con Vivendi anche alla luce delle ultime sentenze.

Nello scambio epistolare estivo, il gruppo francese ha insistito per l’archiviazione di tutte le dispute legali pendenti e per un confronto su possibili progetti industriali condivisi, a cominciare dalla riproposizione di Mfe con modifiche alla governance e al meccanismo delle azioni speciali. Mediaset dal canto suo ritiene indispensabile un risarcimento danni (fino a 3 miliardi di euro) per lo stop a MFE e per le cause pendenti prima di sedersi al tavolo per affrontare argomenti industriali.

Il progetto MFE


Quando Mediaset acquistò nel maggio 2019, il 9,6% del gruppo televisivo tedesco ProSiebenSat.1 l’obiettivo era chiaro: creare una media holding capace di competere in Europa tramite la fusione per incorporazione con la controllata iberica, in modo da costituire Media for Europe, con sede legale in Olanda, domicilio fiscale in Italia e due sedi operative, una a Cologno e una a Madrid. Il progetto originario prevedeva che ogni attività e partecipazione sarebbe finita dentro la nuova entità sotto il diretto controllo di Fininvest. Un’idea che non soddisfa il secondo socio del gruppo, ovvero Vivendi, ovvero Bolloré che ha avuto la meglio in tribunale. Per ora. Il progetto originario prevedeva che Mediaset detenesse un pacchetto del 35% di MFE, con poco più del 50% dei diritti di voto, a fronte del 23% di Vivendi.

Vivendi-Mediaset, fine delle ostilità?

Secondo diverse voci rilanciate dalla stampa, l’ostilità di lunga data fra Bollorè e Berlusconi potrebbe davvero volgere al termine e dare il via, con quattro anni di ritardo, al progetto originario di un grande polo mediatico paneuropeo, in grado di competere con i grandi OTT americani re dello streaming come Netflix, Amazon Prime, Apple Tv, Disney Plus.

Lo stesso Bollorè ha sempre avuto il sogno nel cassetto di trasformare Vivendi in un gruppo internazionale in grado di competere con i grandi big degli studios americani. Oltre a possedere Canal+ e Studiocanal, Vivendi detiene una quota del 32.9% in Banijay, che da poco ha ampliato la sua portata globale dopo la recente acquisizione di Endemol Shine. Banijay oggi è il maggior produttore e distributore televisivo globale al di fuori degli Usa.

Broadcaster europei in crisi

A questo punto, il progetto MFE potrebbe tornare di attualità. Mediaset vuole rilanciarlo, Vivendi vorrebbe farne parte con le dovute modifiche a tutela dei soci di minoranza. La necessità di nuove alleanze fra diversi player europei – come MediaForEurope – è stata rilanciata questa settimana anche da Thomas Rabe, chief executive e chairman di Bertelsmann, uno dei principali gruppi TV, radio ed editoria europei.

Rabe ha dichiarato al Financial Times che i regolatori europei dovrebbero consentire alle media company europee di perseguire fusioni e alleanze per avere una minima possibilità di competere con i giganti Usa dello streaming. Un trend che andrebbe rafforzato alla luce dell’impatto del coronavirus sul settore media europeo. Secondo Rabe c’è una forte richiesta di consolidamento nel settore in Europa, dove i broadcaster sono stati pesantemente danneggiati a differenza delle piattaforme americane di streaming che hanno tratto vantaggio dalla pandemia.

I ricavi e il numero di abbonati a servizi come Netflix, Amazon Prime and Disney+ hanno tratto vantaggio dalla pandemia, mentre i principali broadcaster europei hanno sofferto. Ad esempio, le azioni si RTL, che è l’unico ramo d’azienda quotato in borsa che fa capo a Bertelsmann, hanno perso il 40% quest’anno. Il prezzo delle azioni ITV, nello stesso periodo, è più che dimezzato.

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