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Vivendi-Mediaset: ore febbrili, si limano gli ultimi dettagli

Ore febbrili in Italia in attesa che Vivendi e Mediaset annuncino l’accordo. Oggi i legali dovrebbero incontrarsi ancora per definire alcuni dettagli ma per gli analisti francesi il più è fatto e ipotizzano uno scambio azionario tra le due aziende con passaggio dell’89% di Premium a Vivendi, per equiparare il valore delle quote, che successivamente rileverà anche l’11% in mano a Telefonica.

Se oggi gli studi legali definiscono l’accordo per il fine settimana ci potrebbe essere l’approvazione dai Cda delle due aziende.

Secondo la stampa italiana al vaglio ci sarebbe anche il possibile ingresso di Pier Silvio Berlusconi nel board della media company transalpina. In tal caso ovviamente anche Vivendi piazzerà un proprio uomo nel Cda del Biscione. Sarà Yannick Bolloré, il secondogenito del presidente di Vivendi?

Restano le riserve degli analisti d’oltralpe per via delle perdite della pay tv di Vivendi, Canal+, e di quelle di Premium che ha la metà degli abbonati del competitor Sky Italia che ne registra 4 milioni.

Perplessità anche in Italia.

Alberto Cecchinato, analista finanziario di Fidentiis, spiega a Repubblica che “Il conferimento di Mediaset Premium a Vivendi è positivo per la società italiana perché deconsolida le attività che bruciano cassa, come Mediaset Premium e i diritti del calcio, e libera risorse da reinvestire nella tv generalista che da sempre fa utili e che è il suo core business”.

“Al momento è invece difficile stimare – aggiunge – se ci siano, e di quali entità, i vantaggi di Vivendi, nel mettere insieme Mediaset Premium e Canal+”.

Ma Vincent Bolloré, a capo di Vivendi, è determinato e continua per la propria via, procedendo parallelamente con una serie di operazioni per rilanciare Canal+ e gli studios di produzione, in vista della creazione di un player di dimensioni europee, forte nello streaming quanto nei contenuti originali.

Ma non solo. In cantiere anche un servizio per device mobili, Studio+, che sarà disponibile da settembre in una ventina di Paesi europei e latinoamericani in collaborazione con degli operatori di tlc.

Vivendi è inoltre il primo azionista di Banijay, multinazionale dei format, e sta trattando anche con Cattleya.

Lo schema dell’operazione italiana permetterebbe al gruppo guidato da Bolloré di non sborsare denaro e di far entrare un partner stabile per assicurarsi una struttura forte che non permetta cambi di gestione.

L’acquisizione di Premium, tra l’altro, e la partecipazione in Telecom Italia (24,9%) fanno parte di un quadro molto più ampio.

Vivendi vuole rafforzarsi nella produzione di contenuti in Italia, acquistando società, ma vuole anche avvicinarsi a Telefonica, di cui è anche azionista, per il progetto di creare una piattaforma europea che sfidi Netflix, leader del video streaming.

Un progetto molto ambizioso secondo alcuni analisti francesi che restano scettici su questa manovra, ma che sarebbe complementare a Premium, che è forte nello sport avendo acquistato i diritti tv della Champions League mentre Canal+ ha dovuto cercare l’accordo commerciale con la qatariota BeIN Sport.

L’operazione con Mediaset avverrebbe in tre step: pay tv, contenuti e distribuzione.

Dapprima la creazione di una piattaforma OTT in cui confluirebbero i servizi streaming delle due aziende (Infinity Italia e Infinity Espana e da parte di Vivendi il servizio tedesco Watchever); lo step successivo sarebbe quello della produzione di contenuti esclusivi così come fa Netflix da distribuire su larga scala; e infine un’alleanza per la pay tv che metterebbe insieme le due controllate, la francese Canal+ e l’italiana Premium che potrebbero fondersi e far la guerra a Sky.

L’uomo chiave di questo piano sarebbe il finanziere franco-tunisino Tarak Ben Ammar, amico dei Bolloré e dei Berlusconi oltre a essere consigliere di Mediobanca di cui sono socie le due famiglie.

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