Key4biz

Vivendi, la strategia di Bolloré tra Italia, Francia, Africa e America Latina

Vincent Bollorè

Vincent Bollorè

Continuano a rincorrersi le voci di un accordo tra Vivendi e Mediaset per la pay tv del Biscione Premium. Anche se le due aziende smentiscono, il mercato continua a crederci.

Il punto è che Premium rientra appieno nella strategia del presidente di Vivendi, Vincent Bolloré, che nel giro di pochi anni ha stravolto la media company francese, ridisegnandone gli equilibri per farne un campione europeo in grado di competere con il gigante della pay tv, Sky Europe.

Tutte le recenti mosse di Bolloré, che può contare su un tesoretto da 6,4 miliardi di euro, ci indicano chiaramente la strada: puntare su contenuti, pregiati e di qualità, per garantire la migliore offerta agli utenti, incrociando i settori in cui Vivendi è attiva come musica, videogiochi, pay tv e, perché no, asset tlc per poter sfruttare anche le reti ultrabroadband.

Questo spiegherebbe tante cose. Intanto perché, dopo aver dismesso le proprietà nelle telecomunicazioni, adesso rientra per rafforzarsi in Telecom Italia, chiarirebbe anche la scalata al mercato dei videogame attraverso Gameloft e Ubisoft, l’interesse per Premium, l’acquisto di Dailymotion.

Vivendi continua a crescere anche dentro Telecom Italia. Negli ultimi giorni ha acquistato circa l’1,4% del capitale, salendo dal 21,4% al 22,8% dell’operatore tlc e, secondo gli analisti, potrebbe adesso puntare al 24,9%, fermandosi cioè poco sotto la soglia del 25% che farebbe scattare l’Opa obbligatoria.

Bolloré, pezzetto per pezzetto, sta ramificando le attività di Vivendi ed estendendo la propria presenza oltre i confini della Francia, creando potenti avamposti in Italia, Spagna e Africa mentre Sky è presente oltre che nel nostro Paese in Gran Bretagna, Germania e Austria.

 

Bolloré parte da pay tv e videogame

Il dominus del gruppo francese è partito dal rilancio di Canal+, la pay tv d’oltralpe che ha recentemente chiuso un accordo commerciale molto strategico con la qatariota BeIN Sport, per frenare l’emorragia di abbonati: un milione dal 2012 e ben 316 mila lo scorso anno, scendendo sotto la soglia dei 5,7 milioni.

In due anni la perdita operativa di Canal+ in Francia ha raggiunto i 600 milioni e se riesce ancora a stare in piedi è grazie alla presenza in Africa, Vietnam e Polonia dove i conti restano buoni. E’ di oggi la notizia del lancio di un servizio di video on-demand a pagamento per l’Africa francofona in accordo con iRoko che permetterà agli abbonati l’accesso a 1500 ore di contenuti, gratuito fino al 1° giugno e poi offerti a un prezzo molto vantaggioso.

Sullo scacchiere si posizionano anche i videogiochi. Anche in questo caso come per le tlc per Vivendi è stato un rientro dopo esserne uscita nel 2013 vendendo Activision per ridurre il pesante indebitamento.

Ora ha lanciato un’OPA su Gameloft, posseduta dalla famiglia Guillemot, della quale controlla già il 30%.

“Vivendi vuole diventare un gruppo industriale integrato nei media, e i videogiochi portano contenuti forti. Ognuna delle attività del gruppo – la Tv e i suoi programmi la musica e i videogiochi – è un pezzo dello stesso puzzle. La strategia è piuttosto coerente“, ha detto Claire Barbaret, analista di Invest Securities.

A differenza di Patrick Drahi, proprietario di Numericable che ha rilevato SFR e diversi media (BFM, L’Express, Libération …), Vincent Bolloré non crede nell’integrazione verticale, anche se le mosse su Telecom Italia ci dicono il contrario.

 

I nodi dell’ingresso in Premium

In Italia appare chiara la voglia di convergenza tra tlc e media. Dopo Telecom, il passo successivo potrebbe essere Premium che segnerebbe il rientro Vivendi nella pay tv italiana. A metà degni anni ’90 controllava infatti Tele+, confluita poi in Stream e diventata successivamente Sky Italia.

La fusione fu la conseguenza delle difficoltà delle due pay tv di sopravvivere in un mercato dove c’era spazio per un solo broadcaster.

Siamo sicuri che adesso funzionerebbe vista la presenza di un competitor molto forte, come Sky, e la concorrenza sempre più agguerrita delle web company, Netflix in primis, che offrono contenuti in streaming?

Secondo gli analisti sì. Mediobanca sostiene da tempo un’aggregazione per le pay-tv in Italia.

A Mediaset farebbe anche comodo. Da tempo cerca un partner strategico per la propria tv a pagamento, ha bisogno di rifarsi dei 700 milioni di euro investiti per i diritti tv della Champions League, e potrebbe in questo senso accontentarsi anche di un’offerta minore rispetto all’enterprise value di Premium che è di 900 milioni di euro.

Ma cosa ne penserebbe Telefonica che è presente in Premium con una quota del 10%?

Vivendi controlla lo 0,95% dell’operatore tlc spagnolo con il quale sta anche trattando per un servizio di contenuti per smartphone in America Latina.

Exit mobile version