Vivendi ha incassato l’ok dagli azionisti per lo spin-off di Universal Music Group (Umg), per la distribuzione del suo capitale e per la quotazione ad Amsterdam della major. Ma alcuni commentatori in Francia temono ora per il futuro del gruppo guidato da Vincent Bollorè: cosa farà adesso, dopo che ha ceduto la sua gallina dalle uova d’oro? Questa la tesi di Les Echos, che in un approfondimento dopo la cessione di Universal squaderna tutti i dubbi sulle mosse future del gruppo che sono tutte da inventare.
Leggi anche: Vivendi, quale progetto industriale dopo lo spin off di Universal Music?
Martedì scorso è arrivato il via libera dall’assemblea alla distribuzione ai soci del 60% di Universal Music Group, che produce fra gli altri anche Lady Gaga. Vincent Bolloré, socio al 27% di Vivendi, ne ha appena concluso la vendita del 10% alla Spac di Bill Ackman, Pershing Square Tontine, sulla base di un valore complessivo della società di 35 miliardi di euro. Un altro 20% era stato venduto al colosso cinese Tencent in due tranches.
Leggi anche: Tim ‘scarica’ Huawei. Ma Vivendi incassa miliardi dalla cinese Tencent
Nessun dettaglio sul futuro post-UMG
Il gruppo non ha dato dettagli sulla sua strategia post-UMG. La nuova Vivendi è valorizzata 12 miliardi di euro, secondo Les Echos che cita come fonte Bank of America.
Una somma che comprende i 3,3 miliardi che provengono dal 10% che mantiene in UMG e circa 4,5 miliardi dalle partecipazioni in Telecom Italia, Lagardère, Banijay, Mediaset e Prisa. Cui si dovrà aggiungere circa un miliardo dalla vendita del 10% di UMG a Bill Ackman.
C’è da dire che la IPO di Universal Music porterà un dividendo di circa 20 miliardi di euro nelle casse degli azionisti.
Ma senza la sua gallina dalle uova d’oro, quale sarà il prossimo motore finanziario del gruppo? Forse l’editoria? Vivendi è proprietaria di Editis, un gigante però su scala francese, e il primo azionista di Lagardère, che possiede Hachette Livre, un gruppo un po’ più internazionale.
Poi c’è Canal+, la filiale audiovisiva del gruppo, che conta 22 milioni di abbonati nel mondo. Un player di peso ma più piccolo rispetto ai giganti americani. L’obiettivo è raggiungere quota 30 milioni di abbonati nel 2025. Canal di è ridimensionato in Francia ed è diventato il distributore di Netflix, Dispey + o BeIN Sports.
L’assemblea
Nell’assemblea il colosso francese dell’entertainment controllato dalla famiglia Bollorè ha dunque resistito al tentativo di spallata da parte dei fondi attivisti Artisan e Bluebell, che si opponevano alla distribuzione ai soci del 60% del capitale di Umg, in quanto fiscalmente considerata una scelta non efficiente per i soci di minoranza, e al buyback sul 50% del capitale, ritenuto mirante a consentire al gruppo Bollorè di mantenere il controllo della media company d’oltralpe senza dover promuovere un’offerta pubblica.
Gli azionisti di Vivendi hanno approvato un’offerta pubblica di acquisto di azioni proprie fino al 50% del capitale di Vivendi. Hanno votato per il piano di distribuzione del 60% delle azioni di Umg con un voto a favore record del 99,9%, dimostrando il loro pieno sostegno alla strategia e agli schemi proposti. La quotazione di Umg su Euronext Amsterdam potrebbe svolgersi il 21 settembre. L’assemblea ha inoltre approvato la distribuzione di un dividendo ordinario di 0,60 euro per azione per l’esercizio 2020.
Per il buyback, su cui i proxy advisor avevano dato indicazione di votare contro, servivano due terzi del capitale: ed è passato con il 73% dei voti a favore e il sostegno di Bollorè primo azionista.
La scissione
L’ad Arnaud de Puyfontaine ha spiegato ai soci che la scissione ha tre obiettivi: “Liberare Vivendi dallo sconto di holding, riflettere il reale valore di Umg e dare la scelta agli azionisti se accompagnare Umg nelle suo sviluppo o realizzare il suo valore”. Per il ceo “Vivendi ha dimostrato la sua capacità di mantenere il corso della sua strategia industriale nei media, nei contenuti e nella comunicazione. Il nostro gruppo ha solidi punti di forza, che ci consentono di guardare al futuro con fiducia e ambizione”.
Gli obiettivi
Con lo spin-off della società statunitense, che rappresenta una delle maggiori etichette discografiche al mondo, per Vivendi, anche se si è impegnata a restare azionista con il 10% e il gruppo Bollorè avrà il 18%, le cose cambiano. Perché Universal dà gran parte del fatturato e della redditività. Il principale asset del gruppo, nel post spin off, sarà Canal+, l’agenzia Havas, la casa editrice Editis, Prisma Media e Gameloft. Oltre alle quote in Tim (23,75%) e in Lagardere (26,7%).
“In Telecom Italia siamo i primi azionisti e siamo mobilitati per assicurare il pieno successo dei suoi futuri sviluppi e per realizzare collaborazioni che vadano a vantaggio di entrambi i gruppi”, è stata la sottolineatura di de Puyfontaine, che in assemblea ha anche fatto riferimento alla pace di maggio scorso con Mediaset (dove il gruppo francese detiene in maniera indiretta il 29%) e Fininvest, che ha stoppato i contenziosi legali tra le due compagnie.
Leggi anche: Vivendi-Mediaset, scoppia la pace. Quale impatto sul dossier della rete?