Il Ceo di Vodafone Group Vittorio Colao parla del futuro delle telecomunicazioni. L’avvento del 5G e dei nuovi servizi IoT e di intelligenza artificiale cambieranno le nostre vite nel giro di 5 anni, fra il 2020 e il 2025, con notevoli benefici per i cittadini. Colao parla a 360 ° in una lunga intervista pubblicata oggi su Affari & Finanza, nella quale sottolinea come la nostra società si trovi alla vigilia di grossi cambiamenti, ma servono regole ben definite anche per i grandi player della Rete, come Facebook & Co. E sull’Italia il Ceo di Vodafone Group sostiene l’importanza della concorrenza tra reti e punzecchia Tim: vuole aprire la sua rete? Allora dia posti in Cda.
5G
Le prime cose concrete che vedremo con il 5G, secondo Colao, saranno legate appunto all’Iot, l’Internet delle Cose. “Molte cose già le vediamo in casa, ma ci saranno novità importanti per le aziende, e chi sarà più veloce ad adottare le soluzioni IoT migliorerà la logistica, la rete di vendita, la gestione dei prodotti”, dice Colao, precisando che Vodafone a Milano sta già sperimentando diverse soluzioni: “la connected ambulance, i droni, la robotica industriale”. In 5 anni, dal 2020 al 2025 “potremo in tanti posti ripensare la qualità dei servizi che vengono erogati ai cittadini”, aggiunge, ricordando la sperimentazione in atto a Milano con startup, università e centri di ricerca.
Concorrenza e OTT
Per arrivare a questo scenario, serviranno ingenti investimenti in nuove reti, ma “i ritorni che oggi hanno le società di Tlc non sono tali da invogliare gli investitori a mettere più soldi”, dice Colao secondo cui peraltro stanno tornando posizioni di dominanza sul mercato. “Servono delle autorità antitrust più orientate al futuro”, dice il Ceo di Vodafone Group, che porta ad esempio le acquisizioni di Shazam da parte di Apple, o quella di Whatsapp da parte di Facebook approvata in tempi molto stretti a fronte dei tempi molto più lunghi nel mondo delle Tlc.
Fibra in Italia
Per quanto riguarda il dibattito italiano sulla rete unica in fibra e sullo scorporo della rete Tim, Colao dice che se il modello resta quello di una società della rete controllata dall’incumbent allora diventa “uno strumento di monopolio e di dominance che distorce il mercato – dice – benedetta quindi Open Fiber, benedetta la compagnia elettrica irlandese che fa lo stesso, e Vodafone che fa fibra in Spagna con Orange, e in Portogallo con Nos. Gli incumbent pretendono di offrire un servizio all’ingrosso aperto, ma poi lo prezzano molto alto. Se Tim arrivasse con un’offerta credibile la valuteremmo. Ma se pensano di mantenere il controllo allora vorrei una presenza significativa nel cda”.
Digital Single Market
Spostando l’attenzione all’Europa, Colao indica il ritardo con cui si sta affermando il Digital Single Market, che crea una serie di problemi a cascata. “Le regole di assegnazione dello spettro sono diversi da paese a paese, così come le regole di accesso alle reti in fibra, la privacy speriamo che sia la stessa ovunque con il nuovo regolamento europeo, ma c’è il rischio che non lo sia. Questo blocca investimenti e concentrazioni. Noi da 10 anni facciamo operazioni soltanto dove siamo già presenti”, dice Colao, secondo cui la mancanza di un mercato unico digitale porta con sé anche altre conseguenze, disincentivando la creazione di società europee di contenuti: “diverse modalità di contenuti, diversi i copyright. Così una Netflix italiana o tedesca non può nascere. Dobbiamo creare le condizioni, con il mercato unico digitale, per non avere tutte le aziende americane o cinesi. Sentirci più europei, come sta facendo Macron. Senza Europa saremo irrilevanti”, chiude Colao.