In quella che a torto o a ragione è ritenuta la porzione più avanzata, economicamente e socialmente, dell’Europa, quella occidentale, non ci sono Paesi che hanno ricevuto più condanne dell’Italia per violazione dei diritti umani nel 2022. Ad averle emesse è la Corte Europea dei diritti dell’uomo. Al contrario di quanto alcuni pensano, non è un organo della Ue come la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ma un’emanazione del Consiglio d’Europa, organizzazione fondata nel 1949 per la promozione della democrazia e, appunto, dei diritti umani.
La violazione dei diritti umani in Italia
Ha sede a Strasburgo e, a differenza della Ue, svolge iniziative non vincolanti verso i suoi 46 Stati membri, tra i quali tutti i Paesi dell’Unione Europea e quasi tutti gli altri del Vecchio Continente più la Turchia, l’Armenia, l’Azerbaigian e la Georgia. Fino al 16 marzo del 2022 ne faceva parte anche la Russia, poi espulsa in seguito all’invasione dell’Ucraina. Non aderiscono Bielorussia e Città del Vaticano. Il suo organo più noto ed importante è proprio la Corte Europea dei diritti dell’uomo, alla quale possono appellarsi singoli cittadini, Organizzazioni non governative o gruppi di individui, che possono ricorrere al tribunale contro gli Stati in caso di violazione dei propri diritti, dopo avere esaurito tutti i gradi di giudizio interni al singolo Paese. Tra le competenze della Corte ci sono anche i contenziosi tra Stati, se riguardano i diritti umani.
I giudizi emessi, una volta che non è stato possibile raggiungere una soluzione amichevole, sono vincolanti per gli Stati ed includono risarcimenti di tipo monetario o non monetario.
Nel 2022, 1.059 giudizi sulla violazione dei diritti umani
Il numero di ricorsi che giungono alla Corte Europea dei diritti dell’uomo è enorme, nel 2022 sono stati 45.528, poco più degli anni precedenti, ma nel 2012, 2013 e 2014 si sono superati i 60mila. La grande maggioranza dei 45.528 ricorsi arrivati l’anno scorso, cioè 35.402 sono stati giudicati inammissibili mentre gli altri proseguono il complesso iter giudiziario, che include anche la ricerca di un accordo con lo Stato sotto accusa. Alla fine nel 2022 i giudizi effettivamente emessi sono stati solo 1.163, dei quali 1.059 includevano la presenza effettiva di una violazione dei diritti umani.
La maggioranza relativa di essi, 374, riguardano ingiusti trattamenti verso i propri cittadini da parte della Russia, avvenuti prima che il Paese fosse espulso dal Consiglio d’Europa. Al secondo posto con 141 l’Ucraina e al terzo la Turchia, con 73. Si tratta dei Paesi europei che tutte le organizzazioni dei diritti umani hanno sempre messo maggiormente all’indice per quanto riguarda l’imparzialità della giustizia, il suo rispetto delle prerogative della difesa, la corruzione giudiziaria.
Lo Stato membro Ue con il numero maggiore di condanne, 72, è la Romania. Dopo di essa con rispettivamente 35, 30 e 26 giudizi negativi vi sono Ungheria, Polonia e Croazia, tutti Paesi dell’Est o dell’ex blocco comunista. Il primo appartenente all’Europa occidentale e al nucleo fondatore del Consiglio d’Europa negli anni ’40 è l’Italia, che ha ricevuto 24 condanne, a pari merito con la Bulgaria.
Niente condanne per Paesi Bassi, Irlanda, Finlandia e Svezia
Tra i nostri vicini ad avere subìto più sentenze contrarie è stata la Grecia, con 21, mentre nel caso della Francia sono state 19. I Paesi dell’Europa centrale e settentrionale si sono confermati più rispettosi dei diritti umani, almeno l’anno scorso. Solo una condanna per la Germania e la Danimarca, due per l’Austria, per i Paesi Bassi, la Finlandia, la Svezia e l’Irlanda zero. Nell’area mediterranea Spagna e Portogallo con nove e sette giudizi negativi hanno fatto meglio di noi.
Record di condanne per l’Italia dal 1959 ad oggi
È però dal 1959 che la Corte è attiva, e allargando lo sguardo a tutti i 64 anni di sentenze scopriamo che è proprio il nostro Paese quello che ha subìto più condanne nel corso del tempo all’interno dell’Unione Europea, ben 1.915 su 21.784 giudizi di colpevolezza emessi. A livello complessivo ci superano solo la Turchia e la Russia, con 3.458 e 3.317. Va sottolineato che questi numeri dipendono anche dal fatto che l’Italia, assieme a pochi altri, è membro del Consiglio d’Europa, e quindi sottoposto alla giurisdizione della Corte Europea per i diritti dell’uomo, dall’inizio, mentre altri Paesi sono entrati dopo. Si tratta, per esempio, di quelli dell’Est, che hanno aderito negli anni ’90, mentre Spagna e Portogallo negli anni ’70.
È tuttavia vero che siamo al primo posto anche tra gli Stati membri europei iniziali, quelli che subiscono il giudizio di questa Corte dallo stesso numero di anni, dalla Francia alla Germania, dai Paesi Bassi alla Svezia.
I motivi per le condanne all’Italia
Ma per cosa è stata condannato il nostro Paese? La Corte Europea per i diritti dell’uomo sanziona le violazioni degli articoli della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (Cedu dall’acronimo francese), firmata nel 1950 dai membri del Consiglio d’Europa, e poi integrata e modificata in successive occasioni.
L’articolo che l’Italia ha rispettato di meno nel 2022 è stato il numero 8, quello sul diritto al rispetto della vita privata e familiare: include la libertà di determinare la propria identità sessuale, lo stile di vita, di intraprendere relazioni affettive, di comunicare con gli altri e di farlo senza che la privacy sia violata, anche, per esempio, in carcere se non si violano le leggi vigenti. Sono state 10 le condanne comminate al nostro Paese per il mancato rispetto di questi diritti umani.
Cinque condanne, poi, riguardano l’articolo 13, ovvero il diritto al ricorso presso un tribunale del proprio Paese nel caso in cui una propria libertà sia stata violata. Quattro, invece, sono giunte a causa del mancato rispetto dell’articolo 6, quello sull’equo processo. Le sentenze più gravi, tuttavia, sono quella che riguarda la violazione dell’articolo 2, quello sul diritto alla vita, e le tre sulla proibizione di trattamenti disumani e degradanti.
I dati si riferiscono al: 2022
Fonte: Corte europea dei i diritti dell’uomo