Jo Lunder, ex Ceo di Vimpelcom, il gruppo tlc che controlla Wind, è stato tratto in arresto dalla polizia norvegese in connessione con il presunto caso di tangenti versate tra il 2006 e il 2011 a una compagnia vicina a Goulnara Karimova, la figlia del presidente Uzbeko Islam Karimov, per ottenere licenze e contratti nel paese.
Sul caso, che vede coinvolti – oltre a Vimpelcom, anche Mobile TeleSystems e TeliaSonera – stanno indagando inquirenti americani e olandesi.
Norway’s financial police arrest former Vimpelcom CEO on corruption charges https://t.co/c8PGyV2Zg5 pic.twitter.com/973wTlNYQ3
— The Local Norway (@TheLocalNorway) 5 Novembre 2015
Lunder, che oggi è Ceo di Fredriksen Group, all’epoca dei fatti contestati era membro del cda in rappresentanza di Telenor, principale azionista di Vimpelcom insieme al miliardario russo Mikhail Fridman (quello che nelle scorse settimane ha avanzato la proposta di iniettare 4 miliardi di dollari nelle casse di Oi a patto che si fonda con Tim Brasil).
Lunder, che ha negato ogni addebito, aveva assunto il ruolo di Ceo nel maggio del 2011, in seguito alle dimissioni di Alexander Izosimov.
All’inizio di questo mese, VimpelCom aveva fatto sapere di aver accantonato 900 milioni di dollari per le spese processuali legate al caso uzbeko, che ha tra l’altro scatenato un polverone in Norvegia. Il Governo norvegese controlla infatti il 54% di Telenor che, non a caso, nelle scorse settimane aveva annunciato l’intenzione di cedere la quota del 33% nell’operatore russo.
Il 30 ottobre, le dimissioni del Ceo del gruppo tlc, Svein Aaser, accusato dal governo di non aver ottemperato alla richiesta di fornire all’esecutivo i conti dell’operatore e tutte le informazioni sul caso.
Nel caso di presunte tangenti in Uzbekistan è rimasta invischiata anche TeliaSonera che a settembre ha annunciato ha annunciato il suo ritiro dai mercati dell’Asia, del Caucaso e della Moldavia.
La vicenda, con l’arresto di Lunder sta assumendo sempre più i contorni dell’intrigo internazionale: staremo a vedere i risvolti sul mercato italiano – dove Vimpelcom controlla Wind – e sulle vicende brasiliane, anche se in quel caso il miliardario Fridman si è proposto attraverso il fondo Letter One e non via Vimpelcom.