Per incentivare i pagamenti con la moneta elettronica, anche tra gli anziani meno avvezzi all’utilizzo di carte e bancomat, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) sta studiando diverse soluzioni innovative, tra questa la “carta unica”. Ad annunciarlo è stato il sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa (M5S): “Una tessera che”, si legge sul Sole24Ore, “avrà carta d’identità, tessera sanitaria, identità digitale e possibilità di attivare un conto di pagamento presso qualsiasi sportello bancario o postale”. Tutto in uno. Un progetto di semplificazione davvero interessante.
“I lavori sono in corso”, ha aggiunto Villarosa, “perché la carta unica dovrà garantire gli standard internazionali sui quali ci si è accordato con gli altri Paesi ma troveremo la quadra”.
Una mossa funzionale anche per accelerare la diffusione dell’ “identità digitale unica” promessa dal premier Conte “a tutti i cittadini entro un anno” dal giorno dell’insediamento del governo M5S-PD.
Villarosa (Mef): “Eliminare commissioni per pagamenti digitali sotto i 5 euro”
Ritornando alle soluzioni a cui sta studiando il Mef per incentivare i pagamenti digitali come strumento contro l’evasione fiscale, Villarosa ha centrato anche uno dei problemi principali che ostacolano l’utilizzo dell’mPayment in Italia: l’impossibilità di pagare anche un solo caffè o il giornale con le carte, perché “non c’è guadagno” ci sentiamo dire dall’esercente.
“Resto sempre più convinto”, ha spiegato Villarosa, “che per incrementare l’utilizzo degli strumenti digitali è fondamentale eliminare i costi delle transazioni digitali sotto i 5 euro e ridurre pesantemente i costi per quelle sotto i 25 euro e garantire bassi costi per quei settori a ‘bassa marginalità’ come, ad esempio, benzinai o edicolanti’. Per farlo “è fondamentale garantire un credito di imposta che copra totalmente i costi di installazione e di gestione almeno per il primo anno”, ha dichiarato il sottosegretario al Mef.
Questa è sicuramente la misura giusta da inserire nella prossima legge di Bilancio, insieme alla premialità fiscale per chi paga con le carte di credito, debito e prepagate nominative o con bonifico bancario: “c’è lo stimolo a chi paga garantendo un rimborso di una percentuale dell’importo speso”, ha detto Villarosa: “Il cashback riguarderebbe sia negozianti sia le famiglie: stiamo ragionando se iniziare dai settori con alte percentuali di evasione o direttamente su tutte le transazioni”, ha spiegato.
Invece la tassa su chi preleva da ATM o sportello oltre 1.500 euro al mese, proposta da Confindustria, è stata bocciata da Villarosa dopo il no espresso anche Laura Castelli, viceministro all’Economia.