L’esplosione dei servizi di video streaming, pur rappresentando una sfida nel lungo periodo per i fornitori tradizionali di pay tv, ha prodotto effetti positivi lungo tutta la catena come evidenzia un recente sondaggio di TNS.
Stando ai dati raccolti sulle abitudini di circa 25 mila famiglie americane ogni trimestre, il 16% degli abbonati alla pay tv hanno rivisto la propria modalità di consumo dei servizi video.
Le famiglie con pay tv che si dedicano anche al video streaming hanno, infatti, modificato il servizio con il proprio fornitore di tv a pagamento (25% Vs 12%).
Questo, secondo il vicepresidente di TNS Frank Perazzini, significa che “lo streaming sta aumentando l’appetito dei consumatori – e la domanda – di contenuti video ben oltre la quota programmata dalle pay tv”.
Il trend crescente è trainato soprattutto dalle famiglie che consumano anche video streaming con effetti positivi sull’ARPU dei provider di cavo, satellite, tv su fibra.
Gli streamers, evidenzia ancora TNS, sono soprattutto i giovani che modificano i loro servizi.
Anche se i trentenni sono meno del 20% di tutti gli abbonati alla pay tv con tecnologia streaming, rappresentano il 33% delle famiglie che recentemente ha acquistato nuovi canali o nuove funzioni dal loro fornitore video tradizionale.
“I più giovani sono più attivi e indulgenti nelle abitudini di visione visto che hanno raggiunto la maggiore età – spiega Perazzini – in un momento in cui la varietà e la scelta di contenuti non aveva precedenti. Sanno ciò che vogliono e anche come ottenerlo”.
Naturalmente molti servizi di video streaming sono gratuiti, come YouTube, ma ce ne sono anche a pagamento, come Netflix o Amazon, che hanno un’attività fiorente.
La diffusione di video streaming, sia pay che free, ha avuto finora un impatto minimo sugli abbonamenti alla pay tv.
Ciò, sottolinea TNS, implica più una coesistenza che non una competizione tra le diverse offerte video all’interno di molte famiglie americane.
Perazzini avverte però che sebbene questo rapporto simbiotico tra fornitori tradizionali e quelli emergenti di contenuti video a pagamento abbia portato benefici a entrambi, ci sono già i primi segnali di un cambiamento che potrebbe trasformare ulteriormente il consueto modello di business per la distribuzione di contenuti.
In particolare, la diffusione dell’accesso a banda ultra larga ha permesso al video streaming di raggiungere più famiglie rispetto al passato e i provider devono muoversi in fretta per coinvolgere direttamente gli spettatori.
Il recente annuncio, per esempio, del lancio del nuovo servizio OTT di HBO nel 2015, secondo Perazzini potrebbe scuotere i top carriers del cavo, satellite e fibra indebolendo il vantaggio competitivo delle pay tv.
In ogni caso appare chiaro, conclude Perazzini, che l’arrivo negli ultimi anni dei fornitori di servizi in streaming ha prodotto risultati positivi per i cosiddetti ‘rivali’ in termini di abbonati, in particolare sono aumentate le aspettative dei consumatori per i servizi video e la loro disponibilità a pagare per averli.