VERO O FALSO? Tra pandemia e guerra in Ucraina, siamo bersagliati costantemente da argomenti che investono la nostra vita in modo divisivo. Mai come in questi casi occorrerebbero pareri multipli da fonti autorevoli, invece siamo bersagliati da Fake news di ogni tipo, mentre influencer veri si alternano con “pifferai magici”, in una costante rincorsa tra Vero e Falso. La rubrica è curata da Glauco e Dora Benigni. Per consultare tutti gli articoli clicca qui. Per seguire il canale Telegram “Vero o Falso?” https://t.me/verofalso.
Alcune delle strategie per raggiungere questo ordine globale sono già distinguibili nei discorsi di Xi
Politicamente, Pechino proietterebbe la leadership sulla governance globale e sulle istituzioni internazionali, dividerebbe le alleanze occidentali e avanzerebbe le norme autocratiche a spese di quelle liberali.
Economicamente, indebolirebbe i vantaggi finanziari che sottoscrivono l’egemonia statunitense e conquisterebbe le vette della “quarta rivoluzione industriale” dall’intelligenza artificiale all’informatica quantistica, con gli Stati Uniti che declinano in una “versione deindustrializzata e di lingua inglese di una repubblica latinoamericana, specializzato in materie prime, immobili, turismo e forse evasione fiscale transnazionale”.
Dal punto di vista militare, l’Esercito popolare di liberazione (PLA) schiererebbe una forza di livello mondiale con basi in tutto il mondo in grado di difendere gli interessi della Cina nella maggior parte delle regioni e persino in nuovi domini come lo spazio, i poli e il mare profondo. Il fatto che aspetti di questa visione siano visibili nei discorsi ad alto livello è una forte evidenza che le ambizioni della Cina non si limitano a Taiwan o al dominio dell’Indo-Pacifico.
La “lotta per il dominio”, un tempo confinato all’Asia, è ora finito sull’ordine globale e sul suo futuro. Se ci sono due strade per l’egemonia, una regionale e una globale, la Cina ora sta perseguendo entrambe.
Fonte: https://www.brookings.edu/essay/the-long-game-chinas-grand-strategy-to-displace-american-order/
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Epidemia multinazionale di virus del vaiolo delle scimmie: divergenza genetica e primi segni di microevoluzione
La rapida integrazione dei nuovi genomi sequenziati nella diversità genetica del vaiolo delle scimmie, compresa la sequenza rilasciata dagli USA* (Gigante et al, Monkeypox virus isolate MPXV_USA_2022_MA001, complete genome – Nucleotide – NCBI 174), ci consente di formulare le seguenti osservazioni principali:
L’epidemia multinazionale ha molto probabilmente un’unica origine, con tutti i virus sequenziati finora* strettamente raggruppati (Figura 1).
Conferma della collocazione filogenetica svelata dalla prima bozza di sequenza Isidro et al, 210: il virus del focolaio appartiene al clade dell’Africa occidentale ed è più strettamente correlato ai virus (sulla base dei dati genomici disponibili) associati all’esportazione del virus del vaiolo delle scimmie dalla Nigeria a diversi Paesi nel 2018 e 2019, in particolare Regno Unito, Israele e Singapore (1, 2).
Tuttavia, il virus del focolaio diverge in media di 50 SNP da questi virus del 2018-2019 (46 SNP dal riferimento più vicino MPXV_UK_P2, MT903344.1) (Table 1_2022-05-23.zip (15.0 KB)), che è molto più di quanto ci si aspetterebbe considerando il tasso di sostituzione stimato per gli Ortovirus (3).
Come menzionato anche da Rambaut (Discussion of on-going MPXV genome sequencing 252), non si può scartare l’ipotesi che il ramo divergente derivi da un salto evolutivo (che ha portato a un virus ipermutato) causato dall’editing di APOBEC3 (4).