Qualcuno a Sunnyvale si starà mangiando le mani: 8 anni fa, Yahoo avrebbe potuto incassare oltre 44 di dollari da Microsoft. Oggi la società, o meglio, i suoi asset ‘core’ (il motore di ricerca e l’advertising) sono stati valutati poco meno di 5 miliardi di dollari – 4,8 miliardi per la precisione. Tanto ha messo sul piatto Verizon, il vincitore della corsa all’acquisizione della società che negli anni ’90 era la più potente web company del mondo e che all’epoca della bolla delle dot-com era arrivata a una capitalizzazione di oltre 125 miliardi di dollari.
In lizza c’erano molti nomi ‘noti’ come Google, Time, Comcast, AT&T, IAC/InterActiveCorp e il gruppo inglese Daily Mail & General Trust ma a spuntarla – l’annuncio ufficiale è arrivato in queste ultime ore – è stata Verizon, che lo scorso anno ha acqusito AOL, altro nome ‘storico’ del web, per 4,4 miliardi di dollari.
Obiettivo dell’acquisizione sarebbe proprio quello di fondere Yahoo e AOL e creare il ‘terzo polo’ del digital advertising dietro Google e Facebook.
Il mercato Usa della pubblicità digitale, secondo eMarketer, varrà quest’anno 69 miliardi di dollari. Google ne controllerà una quota di quasi il 40% e Facebook il 15%. A Verizon-AOL una quota dell’1,8% che diventa del 5,2% se sommata a quella di Yahoo.
L’integrazione permetterebbe ad AOL di usufruire della rete tecnologica e di partner di Yahoo nell’advertising, oltre che di generare sinergie con altri asset di pregio quali la ricerca online e la posta elettronica, senza contare un ingente patrimonio immobiliare.
Anche se Yahoo non è più come negli anni 90 la prima porta d’accesso a Internet – da cui consultare la posta, dare un’occhiata al meteo, alle ultime notizie e fare delle ricerche – il sito continua ad attrarre qualcosa come 1 miliardo di visitatori al mese. Il motore di ricerca resta uno dei più utilizzati negli Usa e Yahoo Mail e Yahoo News formano, insieme, il terzo sito più utilizzato negli Usa dopo Google e Facebook.
Proprio l’arrivo di Google e Facebook ha spodestato Yahoo dal suo trono di prima web company al mondo e neanche l’arrivo di Marissa Mayer, ex vicepresidente Google e una delle giovani manager più in vista della Silicon Valley, è riuscita a compiere l’attesa inversione di tendenza.
La Mayer, in una lettera ai dipendenti ha definito quello di oggi “un gran giorno” per Yahoo e ha fatto sapere che resterà alla guida della società.
La società – che lo scorso anno ha chiuso i bilanci con un fatturato di 4 miliardi e un utile di circa 1 miliardo – prevede per quest’anno ricavi per 3,5 miliardi, in calo del 14% sul 2015, e un Ebitda di 750 milioni, in calo del 21%.
Il grosso della sua capitalizzazione da 34 miliardi è legato strettamente agli asset asiatici: la quota del 15% in Alibaba – il principale portale di eCommerce cinese – è valutata intorno a 31 miliardi e la quota del 35% in Yahoo Japan vale circa 9 miliardi.
E sono questi gli asset che resteranno nel portfolio Yahoo.