Record di operazioni e investimenti nel nostro Paese nel 2021
Considerando il volume degli investimenti nelle diverse operazioni di private equity e venture capital, si può dire che il 2021 è stato un anno record per il nostro Paese, con 14,7 miliardi di euro, in aumento del 123% rispetto al 2020.
Secondo i risultati dell’analisi condotta da AIFI (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt), in collaborazione con PwC Italia – Deals, sul mercato italiano del capitale di rischio il numero di operazioni è cresciuto del 39%, attestandosi a 654, rispetto alle 471 dell’anno precedente.
“Negli anni più difficili il private equity ha mostrato tutta la propria forza intervenendo sul mercato e investendo in modo massiccio sull’economia reale. I risultati eccezionali dimostrano quale ruolo strategico questo asset possa avere per spingere innovazione e crescita delle aziende” ha dichiarato Innocenzo Cipolletta, Presidente AIFI.
“Il comparto delle infrastrutture, in particolare, ha chiuso operazioni importanti che vanno a beneficio di tutto il Paese. L’Italia sta cambiando e diventando più connessa non solo negli asset digitali ma anche in quelli legati alla viabilità. Questo è fondamentale per supportare lo sviluppo della imprenditoria e del commercio italiano”, ha aggiunto Cipolletta.
“Un mercato trainato dall’attività di venture capital”, si legge nel commento degli analisti, “che dal 2020 sta crescendo in modo significativo, grazie all’avvio dell’operatività di un soggetto di matrice istituzionale, focalizzato sugli investimenti in imprese nelle prime fasi di vita”.
Infrastrutture al Top e cresce l’ICT
A livello di volume di segmenti, sono le infrastrutture ad esser cresciute di più, con 45 operazioni per un ammontare complessivo di 7,61 miliardi di euro di investimenti, il 52% del totale.
Gli investimenti in infrastrutture sono cresciuti del +480% rispetto al livello del 2020 (1,32 miliardi di euro).
Bene, per numero di investimenti, anche il comparto ICT che si prende il podio più alto con il 28% delle operazioni totali, seguito dai beni e servizi industriali, 14%, e dal medicale, 12%.
Nel settore ICT sono stati investiti 7,5 miliardi di euro (183 operazioni), seguito da Beni e servizi industriali a 1,7 miliardi di euro (93 operazioni), quindi Energia e Ambiente con 883 miliardi (44 operazioni), il settore medicale con 814 miliardi (79 operazioni), i Trasporti con 810 miliardi.
La centralità degli investimenti in infrastrutture
Secondo la letteratura classica, gli investimenti in infrastrutture hanno un notevole impatto positivo sul potenziale di crescita e sulla produttività di un Paese, soprattutto nel medio-termine (3/5 anni) e sono quindi decisivi sia per contrastare rischi di stagnazione secolare sia bolle di risparmio.
Il rilancio degli investimenti in infrastrutture, inoltre, soprattutto quelli finalizzati a garantire servizi fondamentali (ad esempio asset di trasporto e social infrastructure) e supportare la transizione climatica e digitale, rappresenta sicuramente una possibile leva da sfruttare per aumentare il potenziale di crescita (si spera) in modo sostenibile.
Secondo l’AIFI, l’ammodernamento del sistema infrastrutturale contribuisce nel tempo a migliorare la qualità della vita, la salute dei cittadini e il benessere complessivo della popolazione; ha dunque un impatto positivo sul capitale umano, sulla fiducia dei cittadini, sulla propensione al consumo e al rischio.
In uno studio pubblicato nel 2017 sul Journal of Macroeconomics, questi investimenti sono associati ad impatti positivi quando ricorrono due condizioni che sono presenti, tra l’altro, attualmente in Europa: recessione o forte rallentamento dell’economia; mercati finanziari caratterizzati da bassi tassi di interesse. Tali investimenti stimolano sia la domanda di breve termine sia l’offerta nel lungo termine riducendo i costi per le imprese e promuovendo gli scambi a livello domestico e internazionale.
La Banca Europea per gli Investimenti, tramite la sua divisione “infrastructure”, ha fissato i propri target di ritorno sugli investimenti finanziati, in termini di impatti economici, basandosi su un fattore moltiplicativo minimo pari a 6 volte per ogni euro investito.
Nord Italia polo degli investimenti e delle operazioni
Il 28% del numero di operazioni ha riguardato imprese ad alto contenuto tecnologico: considerando solamente il comparto dell’early stage, tale valore sale al 38%.
A livello geografico, infine, la regione che ha totalizzato la gran parte delle operazioni è la Lombardia con il 40% del numero degli investimenti in Italia, seguita da Lazio (13%) e Veneto (8%).
Si sottolinea che il 56% del numero di investimenti ha riguardato imprese che non avevano mai ricevuto capitali dal private equity, per un ammontare pari al 45% del totale.