Il vaccino della Pfizer ha raggiunto un’efficacia del 95%, secondo gli ultimi dati pubblicati dal New England Journal of Medicine. Nel Regno Unito è iniziata la somministrazione pubblica del prodotto e si attende ora il via libera degli Stati Uniti e dell’Unione europea.
Ogni giorno ci arrivano notizie sui progressi ottenuti nelle sperimentazioni in corso dei vaccini. Moderna sta effettuando test sugli adolescenti americani, con l’obiettivo di fornire copertura dal virus per l’anno scolastico 2021-2022, mentre AstraZeneca è inciampato in problemi di comunicazione e Sanofi-Gsk sembra invece più in ritardo di tutti sulla tabella di marcia.
Vaccini in Italia, c’è chi è contro
Dalla fine di gennaio, se tutto va bene, anche l’Italia dovrebbe iniziare a somministrare i vaccini che probabilmente entro la fine dell’anno cominceranno ad affluire nel punto di raccolta scelto dal Governo, che è l’aeroporto di Pratica di Mare a Sud di Roma.
Il problema però non è solamente sapere quando arriveranno i vaccini e quando si inizieranno a somministrare, in molti si stanno preoccupando anche del modo in cui quest’operazione sarà recepita dalla popolazione nel suo insieme.
Tanti si vogliono far vaccinare il prima possibile, ma altrettanti non vogliono proprio sentir parlare di vaccini. Solo diffidenza generica, o un’avversità al vaccino legata ad un’informazione avvelenata? O meglio, ad una disinformazione che da mesi sta lavorando su questo?
L’Europa contro le fake news
Le rispose le hanno cercate in Europa. la Commissione europea ha infatti pubblicato la quarta serie di relazioni relative al Codice di buone pratiche sulla disinformazione, con al centro dell’esame la veicolazione di false informazioni relative al Covid-19 e i vaccini.
“Tutti devono fare la loro parte per impedire che il virus della disinformazione colpisca la nostra società. Vaccini sicuri ed efficaci sono a portata di mano: è fondamentale che gli sforzi scientifici non siano compromessi da campagne di disinformazione rivolte ai cittadini che alimentano paura e sfiducia”, ha dichiarato in una nota Thierry Breton, Commissario per il Mercato interno.
Tra i firmatari del Codice del 2018, lo ricordiamo, ci sono le piattaforme online (Facebook, Google, Microsoft, Twitter e TikTok), chiamate a dare il loro contributo in questa battaglia per la democrazia e il diritto all’informazione dei cittadini, che hanno illustrato a Bruxelles tutte le misure adottate fin qui per limitare la diffusione delle fake news.
Nello specifico, è emerso dai documenti presentati che le piattaforme “hanno aumentato la visibilità delle fonti di informazione autorevoli sui vaccini, retrocedendo e rimuovendo i contenuti che violano le loro condizioni di servizio” (ad esempio asserendo che il vaccino avrà conseguenze letali) e intensificando gli sforzi per “bloccare o rimuovere la pubblicità che scoraggia la vaccinazione”.
Informarsi è un diritto e un dovere
Ovviamente, altro discorso è informarsi in maniera seria e approfondita su cosa sono i vaccini, come sono fatti e a che servono, senza pregiudizi, interrogando gli esperti e con la giusta dose di curiosità.
Cadere nella trappola della disinformazione è imbarazzante per il singolo e un dramma per la collettività, ma è anche vero che stiamo parlando della nostra vita e di quella delle persone che vivono attorno a noi, quindi, ancora prima che sostenere la battaglia contro le fake news, è fondamentale informarsi nella maniera giusta, su quanto sta accadendo in questi mesi difficili e su quanto accadrà nei prossimi, calibrando al meglio scetticismo e fiducia anche verso le fonti più autorevoli.