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USA: “Il 50% dell’energia elettrica dal sole entro il 2050”

Energia solare per gli USA, il Rapporto del DoE

L’amministrazione Biden crede nelle energie rinnovabili, o almeno è questo quello che continuamente ci viene detto dalla Casa Bianca. Ieri il Dipartimento dell’Energia (DoE) del Governo americano ha pubblicato i risultati di uno studio che vanno sempre in questa direzione, cioè la decarbonizzazione dell’economia degli Stati Uniti a partire dalle fonti energetiche rinnovabili, in particolare dal sole.

Secondo il nuovo Rapporto del DoE, gli Stati Uniti potrebbero soddisfare la metà della domanda di energia elettrica con il solare entro il 2050. Un passo in avanti di massima rilevanza storica, sia nel taglio delle emissioni di gas serra, sia nella lotta ai cambiamenti climatici, sia in termini di giustizia sociale, economica e ambientale.

Un grande impegno per tutti

La domanda vera è, ce la faranno davvero, visto che attualmente l’intera rete infrastrutturale energetica del Paese è tarata sui combustibili fossili, da cui deriva il 60% dell’energia elettrica disponibile? Difficile rispondere a questa domanda, ma tentare di raggiungere questo nuovo obiettivo comporterà grandi impegni da parte del Governo e non solo, perché il Paese dovrebbe raddoppiare ogni anno la capacità del solare fino al 2025, per poi raddoppiarla di nuovo fino al 2030.

In tal modo, secondo il Rapporto, gli USA potranno contare sul 40% di energia elettrica pulita entro il 2035, con i primi 1,5 milion di posti di lavoro creati dalla green economy.

Diminuiscono i costi dell’energia pulita

Il tutto in un processo generale al ribasso dei costi delle tecnologie fotovoltaiche e delle altre soluzioni solar based, a cascata, senza toccare i prezzi dell’energia per il consumatore finale.

Ad esempio, secondo lo studio i costi dei pannelli solari sono diminuiti così tanto da poter generare il 40% dell’elettricità del paese entro il 2035 – abbastanza per alimentare tutte le case americane – e il 45% entro il 2050.

In questo modo, si legge nel documento, “entro il 2050, l’energia solare potrebbe fornire 1.600 GW distribuiti su una rete a zero emissioni di carbonio, producendo più elettricità di quella consumata oggi in tutti gli edifici residenziali e commerciali del Paese”.

Benefici economici della transizione

Mettendo assieme più fonti rinnovabili, suggeriscono gli studiosi, di ottengono risultati migliori: “L’energia eolica e solare combinate forniranno il 75% dell’elettricità entro il 2035 e il 90% entro il 2050, trasformando definitivamente il sistema elettrico”.

In effetti, considerando anche che il Presidente USA Biden ha stabilito che entro il 2030 almeno il 50% dei nuovi veicoli prodotti e venduti sul mercato americano dovrà essere elettrico e a zero emissioni, la quantità di energia pulita necessaria al Paese sarà sempre più alta nei prossimi anni.

Un orizzonte questo estremamente positivo, in termini di raggiungimento degli obiettivi climatici del Governo americano, con il raddoppio dei posti di lavoro green a 3 milioni di unità entro la metà del secolo.

Altra considerazione avanzata con decisione dai ricercatori americani è il bilanciamento tra costi e benefici di questa transizione energetica verde così imponente: “La riduzione delle emissioni di carbonio e il miglioramento della qualità dell’aria si traducono in risparmi da 1,1 trilioni a 1,7 trilioni di dollari, un volume di risorse economiche di gran lunga superiore al volume di costi aggiuntivi generati dalla transizione all’energia pulita”.

Barriere da superare

Nonostante i costi siano di molto inferiori ai benefici per la collettività rimane il fatto che per avviare e mantenere la transizione energetica green serviranno trilioni di dollari di spesa sia a livello di Governo, sia di impresa/industria, sia delle famiglie americane, perché c’è da riconvertire una rete elettrica pensata e costruita per essere alimentata da giganteschi impianti a gas, carbone e petrolio.

Altre barriere alla transizione energetica pulita sono i costi delle materie prime, il tipo di materie prime utilizzate maggiormente, tra cui alcune molto rare, che da sole fanno impennare i costi ambientali nei luoghi di estrazione, ma anche la mancanza di lavoratori specializzati e di un quadro di regole chiare, soprattutto nei rapporti tra le utilities locali e nazionali e gli impianti di cogenerazione indipendenti, di comunità.

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