USA e GB firmano una nuova Carta Atlantica
Prime Minister @BorisJohnson and @POTUS Joe Biden have agreed on a new Atlantic Charter. This outlines eight commitments and aspirations for a more peaceful and prosperous future.
— G7 UK (@G7) June 10, 2021
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Alla fine la storia si ripete sempre, di solito nella testa di chi non la conosce. Così si dice e proprio per questo Stati Uniti e Gran Bretagna rimettono in scena l’incontro tra Winston Churchill e Franklin D. Roosevelt, avvenuto su una nave militare nella baia di Terranova, in Canada, nel 1941, da cui prese vita la Carta Atlantica.
Ieri, infatti, i due Paesi hanno firmato la nuova “Carta Atlantica” del 21° secolo in occasione del summit dei G7 in Cornovaglia. Un atto di propaganda in terra d’Europa che ricalca quei momenti storici, ma in maniera sbiadita, perché al posto di quei grandi nomi oggi ci sono Joe Biden come Presidente degli Stati Uniti e Boris Johnson come Premier britannico.
Non c’è inoltre una Guerra mondiale da affrontare, ma una pandemia globale, che per quanto terribile, non è un conflitto armato e fortunatamente non lascerà dietro di sé decine di milioni di morti e la distruzione completa di intere nazioni.
Il nemico comune: la Cina. L’alleato che non decide: l’Europa
L’unico aspetto che accomuna i due incontri e le due Carte è la necessità di fare fronte contro un comune nemico: nel 1941 l’Unione Sovietica, nel 2021 la Cina. Le esigenze geopolitiche sono esattamente le stesse, ma ad esse si aggiungono quelle commerciali.
La Cina ha alzato l’asticella della competitività in numerosi settori commerciali, rendendo la leadership americana non più scontata in molti mercati, in alcuni addirittura Pechino è già stata preferita a Washington.
In un mondo in cui da soli non si va più da nessuna parte, USA e Gran Bretagna inaugurano un nuovo fronte di collaborazione e cooperazione, in vari ambiti, soprattutto commerciali, con l’obiettivo di ridurre le barriere che impediscono alle imprese britanniche di lavorare in Nord America.
Non a caso la nuova Carta si firma in Europa, come a dire: “Alleato europeo non puoi restare a guardare, ti devi schierare”. Qualcosa del genere accadde anche 80 anni fa.
Intelligenza artificiale terreno di scontro: Pechino annuncia la nuova IA “Wu Dao 2.0”
Altro settore chiave sarà quello delle tecnologie, in particolare dell’Intelligenza artificiale (IA). Oltre questi due punti ci sono anche la difesa del sistema democratico, l’importanza della sicurezza comune e della cybersecurity, la necessità di costruire un’area commerciale di libero scambio più equa ed inclusiva.
Riguardo l’IA e la tirata di giacca all’Europa, l’ex CEO di Google, Eric Schmidt, ora a capo dei un comitato consultivo sullo sviluppo di questa tecnologia per potenziare la difesa nazionale, ha definito l’approccio europeo alle questioni tecnologiche e commerciali come “un disastro”, accusando direttamente Bruxelles di non fare abbastanza “per contrastare la comune minaccia cinese”.
L’accordo sulle tecnologie tra USA e GB sarà firmato nel 2022, ma intanto la sfida al grande Paese asiatico (mai nominato da Biden e Johnson) è stata lanciata ufficialmente. Una sfida che Pechino. di fatto, aveva già anticipato, annunciando qualche giorno fa la sua nuova intelligenza artificiale: “Wu Dao 2.0”.
Questo nuovo modello di IA è in grado di capire subito quello che le persone si dicono e si scrivono, riconoscendo la grammatica e le immagini, anche quelle “descritte” in un ricordo. È inoltre abile nello scrivere saggi e poesie in cinese tradizionale e di sviluppare strutture in 3D applicate in vari ambiti, tra cui la medicina.
Sviluppata dall’Accademia di intelligenza artificiale di Pechino, Wu Dao 2.0 è stata descritta dai ricercatori cinesi come 10 volte più potente del suo diretto rivale GPT-3 sviluppato dall’americana OpenAI.
IA e corsa agli investimenti: USA in testa
In questi giorni negli Stati Uniti è stato votato dal Senato un piano di investimenti in tecnologie strategiche, tra cui l’IA, il quantum computing e i semiconduttori, per 250 miliardi di dollari.
Il mercato mondiale di questa tecnologia chiave per il futuro dell’industria potrebbe raggiungere i 310 miliardi di dollari di valore entro il 2026, con un tasso medio annuo di crescita (Cagr 2021-2026) del +40%, secondo recenti stime Markets and Markets.
La spesa cinese in questo settore tecnologico, invece, potrebbe raggiungere i 17 miliardi di dollari entro il 2024, secondo quanto riportato in un recente Report IDC.