Si è partiti dall’acciaio e dalla componentistica elettronica, ma è possibile che i futuri risvolti della “trade war” inaugurata da Washington contro Pechino possano riguardare altri mercati, tra cui quello delle telecomunicazioni.
Il 5G è alle porte e le aspettative economiche per il lancio di innovativi applicativi e servizi in tutto il mondo o quasi sono altissime. Prima ci sono da tirare su le infrastrutture, ovviamente, investire in ricerca e innovazione per sviluppare le nuove applicazioni, che sappiamo saranno tante e abiliteranno diverse nuove tecnologie: dall’automazione all’intelligenza artificiale, dai robot alle tecnologie per l’ufficio 4.0, dalla realtà aumentata/virtuale alla smart city, dalla smart home alla telemedicina.
Solo per le infrastrutture dedicate al 5G c’è da spartirsi un mercato da 34 miliardi di dollari entro il 2026 (nel 2020 è stimato non arrivare a 3 miliardi di dollari!), con un tasso di crescita annuo (Carg 2020-2026) calcolato da Markets and Markets attorno al 51%.
Se però allarghiamo lo scenario anche alle tecnologie e ai servizi, il 5G potrebbe raggiungere un valore approssimativo di mercato pari a 251 miliardi di dollari nel 2025.
In questo discorso non si può tralasciare il tema dei brevetti. Oggi, sul Sole 24 Ore, Andrea Biondi ci ha ricordato in un articolo che un brevetto su dieci per la costruzione delle reti 5G è in mani cinesi, e in particolare di Huawei.
C’è poi il piano “Made in China 2025”, tutto da valutare ancora, ma che già alcuni analisti considerano come strategico per le sorti di diversi mercati high tech, tra cui le telecomunicazioni: “Le ambizioni mondiali della Cina passano da qui, da questo piano con cui Pechino mira a raggiungere in 7 anni il 70% dell’autosufficienza in settori strategici fra cui robotica, aerospazio, tlc, intelligenza artificiale”.
Nel 2020 i big americani, come AT&T, Sprint, T-Mobile e Verizon, lanceranno le prime commercializzazioni del 5G.
Le infrastrutture giocheranno un ruolo chiave nel controllo dei flussi di dati: “Con le reti 5G il collegamento fra persone diventerà secondario rispetto a quello fra macchine. Il che significa dati e informazioni che su quelle reti dovranno transitare”.
E i dati rappresentano le miniere d’oro del futuro.
In Asia saranno attivate 676 milioni di nuove connessioni 5G entro il 2023, contro le 170 milioni del Nord America secondo stime Statista.
Qualcuno negli Stati Uniti ha parlato di ipotesi “reti di Stato per il 5G”. Qualcosa di strano per gli americani, ma che in questo momento storico potrebbe fare la differenza, visto che il mercato delle infrastrutture è pesantemente in mano straniera (Huawei controlla il 28% del totale, seguita da Ericsson con il 27% e Nokia con il 23%), in primis cinese.