Il film non è solo un prodotto cinematografico ma un’opera culturale che caratterizza la storia di un Paese. Promuovere l’importanza dell’Home video, legando quindi la pellicola ad un oggetto fisico dal carattere innovativo, collezionabile e fruibile in qualunque momento, consente di patrimonializzare la memoria storica e favorisce l’aggregazione sociale.
In questo contesto occorre però affrontare il problema delle riedizioni di opere cinematografiche disperse, ovvero fuori commercio, verso le quali è complicato individuare i titolari di diritti con cui stringere accordi di sfruttamento.
UNIVIDEO, l’associazione di categoria che rappresenta gli Editori Audiovisivi su media digitali (DVD, Blu ray, 4K Ultra HD) e online (piattaforme video on demand) grazie allo studio “SULLE OPERE FUORI COMMERCIO“, realizzato dall’Avv. Paolo Marzano, ha individuato tre specifici commi da integrare all’interno dell’Art.50 della Legge 633/1941 sulla protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio
In particolare se il produttore non porta a compimento l’opera cinematografica nel termine di tre anni dal giorno della consegna della stessa o non la fa proiettare sempre entro tre anni dal compimento, gli autori di dette parti hanno diritto di disporre liberamente dell’opera stessa. Fermo quanto disposto da questo primo comma, qualora, dopo una ricerca svolta, l’opera risulti essere fuori commercio o mai pubblicata e non sia stato possibile individuare il titolare del diritto di sfruttamento, l’utilizzatore interessato potrà stipulare appositi accordi con gli enti che saranno preposti.
Proposte concrete e attuabili presentate questa mattina alla Casa del Cinema di Roma in occasione dell’incontro promosso da UNIVIDEO dal titolo “Il Valore della Memoria, il grande patrimonio dell’audiovisivo nazionale e internazionale tra passato, presente e futuro”.
“Abbiamo voluto organizzare questa giornata – ha spiegato Luciana Migliavacca, Presidente di UNIVIDEO – perché riteniamo come UNIVIDEO che sia importante recuperare e valorizzare la memoria storica del nostro patrimonio audiovisivo che è imponente e di valore inestimabile. Per farlo era importante ragionare sull’impianto normativo italiano ed europeo e provare a proporre delle integrazioni. Per questo motivo ci siamo rivolti in qualità di esperto all’Avv. Paolo Marzano il quale attraverso uno studio accurato ci ha consentito di fare delle proposte molto concrete e attuabili. L’Italia ha un grande patrimonio di opere cinematografiche ‘disperse’, cioè fuori commercio o mai pubblicate per l’impossibilità di individuare i titolari di diritti con cui stringere accordi di sfruttamento. L’Unione Europea, da oltre un decennio, è impegnata a promuovere nuove norme che permettano di recuperare e rimettere a disposizione del pubblico questo patrimonio disperso. Come editori audiovisivi intendiamo impegnarci insieme alle Istituzioni per superare tutte quelle barriere che rendono complesso non solo rieditare ma avere legittimamente i diritti per poterlo fare e commercializzare. Riteniamo sia fondamentale in un’epoca come quella attuale, dove tutto cambia velocemente, dove i linguaggi si uniformano e dove le comunicazioni si duplicano, restituire il giusto valore alla cultura audiovisiva, consentendo così alle nuove generazioni di riscoprire, attraverso il supporto fisico, la bellezza di una pellicola di vecchia data. La cultura cinematografica di ieri, di oggi e di domani non può avere una scadenza, deve essere accessibile a chiunque e fruibile in qualunque momento”.
Numerosi gli interventi sia delle industrie sia delle istituzioni che hanno sottolineato il valore culturale, conoscitivo e educativo dell’opera audiovisiva.
“L’iniziativa di UNIVIDEO – afferma l’Avv Paolo Marzano, – è perfettamente allineata con l’approccio che ormai da anni segue l’Unione Europea, ossia quello di favorire la rimessa in circolazione di opere fuori commercio, recuperando importanti pezzi di storia del cinema italiano, premiando i distributori interessati e consentendo agli autori di riprendere il godimento dei propri diritti d’autore.”