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Università, didattica online dal 2 marzo per le regioni colpite dal coronavirus

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Se ne parlava da anni, ma si diceva sempre che mancavano le giuste condizioni e che le persone non erano pronte, poi è arrivato il coronavirus e oggi l’Italia scopre la didattica sul web per università e scuole, e il lavoro agile o smart working per le imprese.

Il decreto

Con il decreto legge del 25 febbraio, il Governo di fatto autorizza scuole di ogni ordine e grado, università e imprese con sede in Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia (il Governo ha impugnato il caso delle Marche), di attivare le piattaforme di didattica e lavoro da remoto.

Per quanto riguarda gli atenei, il Governo ha disposto: “Nelle Università e nelle Istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica, nelle quali non è consentita, per le esigenze connesse all’emergenza sanitaria di cui al presente decreto, la partecipazione degli studenti alle attività didattiche o curriculari, le attività medesime possono essere svolte, ove possibile, con modalità a distanza, individuate dalle medesime Università e Istituzioni, avuto particolare riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità”.

Le università

Ad attuazione del decreto, il ministro dell’Università e della ricerca scientifica, Gaetano Manfredi, ha annunciato ieri che “da lunedì 2 marzo, nelle aree colpite dal coronavirus, gran parte degli universitari potrà progressivamente tornare a seguire le lezioni sul web grazie all’insegnamento a distanza”.

Con l’auspicio che agli atenei, a emergenza superata, possa presto essere restituita la loro funzione di luogo di aggregatori sociali e non soltanto culturali”, ha commentato il ministro in una nota ufficiale.

Le scuole

Il ministero dell’Istruzione guidato da Lucia Azzolina aveva già stabilito l’avvio nelle stesse regioni di moduli per le lezioni da remoto. Una task force ministeriale avrà la missione di andare in giro, regione per regione, là dove il virus ha fatto la sua comparsa bloccando le normali attività didattiche, per valutare il tipo di intervento da attuare per supportare l’avvio della didattica da remoto.

Nelle zone dove le scuole sono state chiuse si stanno già muovendo“, ha spiegato la Ministra della Scuola, Azzolina a Radio 24, secondo quanto riportata dall’Ansa.

Il ministero – ha spiegato Azzolina – ha attivato per la didattica a distanza collaborazioni con partner come Tim, Rai, Treccani. Per garantire infrastrutture adeguate, saranno stanziate nuove risorse, nella speranza ovviamente che le scuole riaprano quanto prima”.

Le imprese

Non solo didattica a scuole e nelle università, anche il mondo del lavoro si affida a internet, al web, alle piattaforme di smart working. Non solo nella cosiddetta zona rossa (i 10 Comuni lombardi e uno veneto focolai del coronavirus), ma il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri varato il 25, abilita il telelavoro anche nelle 6 regioni a rischio: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e Liguria.

Già alcune grandi aziende da noi sentite e che hanno sede in queste regioni, come Vodafone, Fastweb, Sky, IBM e Labor Project, hanno avviato i sistemi di smart & flexible working per una buona parte del personale. Stessa cosa ci hanno comunicato le in-house Liguria Digitale e Lepida, rispettivamente in Liguria ed Emilia Romagna.

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